Kandinskij : Il Colore – 1

Quando nel 1910 Kandinskij inaugurò l’associazione Der Blaue Reiter, si aprì, nella storia dell’arte, un nuovo orizzonte di possibilità espressive. Con la pubblicazione nell’anno sucessivo de “Lo spirituale nell’arte”[1] si può osservare un radicale ribaltamento dei valori classici della pittura, che abbandona definitivamente il figurativo per spostarsi sull’astrazione: realtà e astrazione sono più vicini di quanto sembri, come i complementari che si toccano fino a sfociare l’uno nell’altro. “Per trascendere la realtà bisogna viverla fino in fondo”, affermava G.C. Argan[2]

L’Espressionismo aveva superato la realtà esteriore concentrandosi su quella che Kandinskij chiamerà “la necessità interiore[1]; con l’arte astratta si porta all’estrema conseguenza tanto l’avanguardia espressionista, tanto il simbolismo che aveva permeato di sé la cultura decadente. I simboli sono ora connaturati al linguaggio delle forme e dei colori, e non più alla combinazione straniante e denotativa di elementi riconoscibili del reale, come accadeva ancora con i simbolisti.
Kandinskij nelle sue opere espone le sue teorie sull’uso del colore, intravedendo un nesso strettissimo tra opera d’arte e dimensione spirituale. Il colore può avere due possibili effetti sullo spettatore: un effetto fisico, superficiale e basato su sensazioni momentanee, determinato dalla registrazione da parte della retina di un colore piuttosto che di un altro; un effetto psichico dovuto alla vibrazione spirituale (prodotta dalla forza psichica dell’uomo) attraverso cui il colore raggiunge l’anima.

Di seguito si riportano alcune estrapolazioni del pensiero di Kandinskij relative al duplice effetto del colore:

1) Effetto fisico

L’occhio viene affascinato dalla bellezza e da altre proprietà del colore. Lo spettatore prova un senso di soddisfazione, di gioia, come un amante della buona cucina che gusta una ghiottoneria. Oppure l’occhio viene stuzzicato come il palato da un cibo piccante. Esso può avere anche una sensazione di acquietamento o di frescura, come il dito che tocca un pezzo di ghiaccio.
Queste sensazioni sono sempre fisiche, e come tali possono essere solo di breve durata.
Esse sono anche superficiali e non lasciano dietro di sé impressioni durevoli, finché l’anima rimane chiusa.
In una persona di sensibilità mediocre soltanto gli oggetti consueti hanno effetti del tutto superficiali, mentre quelli che ci si presentano per la prima volta esercitano immediatamente su di noi un’impressione psichica.

blu giallo rosso verdecromo

Come un bambino, ogni oggetto è nuovo: egli vede la luce, ne è attratto, vuol prenderla, si scotta le dita e concepisce timore e rispetto per la fiamma. Egli impara poi che la luce, oltre agli effetti ostili ne ha anche di amichevoli, che scaccia le tenebre, allunga il giorno, riscalda, cuoce e può offrire uno spettacolo gradevole.
Una volta messe insieme queste esperienze, la conoscenza con la luce è cosa fatta e le nozioni relative vengono immagazzinate nel cervello.
L’intensità dell’interesse diminuisce rapidamente e la proprietà della fiamma, di offrire uno spettacolo gradevole, lotta con una totale indifferenza nei suoi confronti.
Così il mondo perde gradualmente il suo fascino. Si sa che gli alberi fanno ombra, che i cavalli possono correre velocemente e che le automobili possono essere ancora più veloci, che i cani mordono, che la luna è lontana, che l’essere umano che vediamo nello specchio non è vero.
Solo col procedere dell’evoluzione dell’uomo verso livelli sempre più elevati, si amplia sempre più la cerchia di quelle proprietà che vari oggetti ed esseri includono in sé.
A uno stadio elevato di evoluzione, questi oggetti ed esseri acquistano un valore interiore e infine un suono interiore.
Lo stesso vale per il colore che, a uno stadio modesto di sensibilità psichica può causare solo un effetto superficiale, un effetto che scompare subito dopo il venir meno dello stimolo. Ma anche in questa situazione, quest’effetto, per quanto semplicissimo, può presentarsi secondo varie modalità.
L’occhio viene attratto di più e più intensamente dai colori più chiari, e ancor più, e ancora più intensamente, da quelli più chiari e più caldi: il rosso cinabro attrae e affascina come la fiamma, che dall’uomo viene sempre guardata volentieri.
Il giallo-limone squillante fa dopo un po’ di tempo male all’occhio, così come una tromba che emette suoni alti ferisce l’orecchio. L’occhio diventa inquieto, non vi si sofferma a lungo e cerca approfondimento e riposo nel blu o nel verde.

2) Effetto psichico

A un livello di evoluzione più elevato, dagli effetti elementari visti sopra ne derivano di più profondi, che causano una scossa psichica. La forza fisica prima, elementare, diventa la via attraverso la quale il colore raggiunge l’anima.
Se questo secondo effetto sia veramente diretto, come si potrebbe supporre sulla base delle ultime righe, o se venga invece raggiunto mediante l’associazione, è un problema destinato forse a restare aperto.
Poiché l’anima in generale è strettamente legata al corpo, può darsi che una scossa psichica ne provochi un’altra, ad essa corrispondente, per via di associazione.
Ad esempio, il color rosso potrebbe causare una vibrazione psichica simile alla fiamma, poiché il rosso è appunto il colore della fiamma. Il rosso caldo ha un effetto eccitante, che può intensificarsi fino a diventare doloroso, forse anche attraverso la sua somiglianza col sangue che scorre. Questo colore evocherebbe dunque qui il ricordo di un altro agente fisico, il quale esercita inevitabilmente sull’anima un effetto doloroso.
Se così fosse veramente, potremmo spiegare con facilità mediante l’associazione anche gli altri effetti fisici del colore, ossia gli effetti che esso esercita non solo sull’organo della visione bensì anche sugli altri sensi.
Si potrebbe supporre anche che, per esempio, il giallo chiaro evochi in noi una impressione acida in virtù dell’associazione col limone.
Non è però possibile applicare spiegazioni del genere. Per quanto concerne appunto il sapore del colore, sono noti vari esempi in cui questa spiegazione non può essere usata.
Un medico di Dresda racconta di un suo paziente, da lui definito uomo “dalle doti spirituali non comuni,” che sentiva sempre e immancabilmente come “blu” il sapore di una determinata salsa, ossia che la percepiva come colore blu.
Si potrebbe forse suggerire una spiegazione simile ma nondimeno di tipo diverso, ossia che proprio negli esseri umani più evoluti le vie che conducono all’anima siano così dirette, e le impressioni psichiche raggiungibili così rapidamente, che un’azione che si eserciti attraverso il gusto arrivi immediatamente all’anima e faccia vibrare per simpatia le vie corrispondenti che vanno dall’anima ad altri organi materiali (nel nostro caso l’occhio).
Si potrebbe paragonare questo fenomeno a una sorta di eco o di risonanza, quale si ha in determinati strumenti musicali quando, senza essere toccati, entrano in risonanza con un altro strumento, suonato invece direttamente.
Esseri umani dotati di una sensibilità così intensa sono come buoni violini che sono stati usati molto, i quali a ogni contatto con l’archetto vibrano in tutte le loro parti e le loro fibre.
Se si accetta questa spiegazione, la vista dovrebbe essere collegata non soltanto al gusto ma anche a tutti gli altri sensi. Così è infatti.

verdeossidocr lacca verdecobalto bluoltremsc

Molti colori possono avere un aspetto ruvido, pungente, mentre altri vengono sentiti come qualcosa di liscio, di vellutato, cosicché li si accarezzerebbe volentieri (blu oltremare scuro, verde di cromo, lacca garanza).
Anche la differenza tra freddo e caldo nella percezione del tono del colore si fonda su questa sensazione.
Ci sono addirittura colori che appaiono molli (lacca garanza) e altri che si presentano sempre come duri (verde cobalto, ossido verde-blu), tanto che il colore appena spremuto dal tubetto può dar l’impressione di essere già secco.
D’uso comune è l’espressione “colori profumati.”
Infine le qualità acustiche dei colori sono così ben definite che non esiste forse un essere umano che abbia mai cercato di rendere l’impressione del giallo squillante con i tasti bassi del pianoforte o che designerebbe la lacca garanza scura come una voce di soprano.Questi fatti dimostrano in ogni caso che il colore ha in sé una forza poco studiata ma enorme, la quale può esercitare la sua influenza sull’intero corpo umano come organismo fisico.
Se però l’associazione non ci sembra in questo caso sufficiente, non possiamo accontentarci di questa spiegazione neppure a proposito dell’azione del colore sulla psiche.
In generale, il colore è un mezzo che consente di esercitare un influsso diretto sull’anima.
Il colore è il tasto, l’occhio il martelletto, l’anima è il pianoforte dalle molte corde.
L’artista è la mano che, toccando questo o quel tasto, mette opportunamente in vibrazione l’anima umana.
È chiaro pertanto che l’armonia dei colori deve fondarsi solo sul principio della giusta stimolazione dell’anima umana. Questa base deve essere designata come il principio della necessità interiore.

Conclusioni:

Il ragionamento di Kandinskij si pone alla base di numerose riflessioni che possono essere condotte all’interno dell’adozione del colore in architettura. Penso che il contributo fondamentale di questo artista debba essere riconsiderato e fatto proprio da tutti coloro che si occupano di architettura: oggi come oggi il “fare architettura” spesso si traduce nello scegliere pareti bianche e vetri trasparenti.
Questa non è una scelta (a parte rare eccezioni): è piuttosto una mancanza di stile ed originalità, una pochezza di mezzi che si traduce nell’incapacità di suggerire un colore (o più colori) alle proprie realizzazioni. Abbiamo a disposizione un patrimonio vastissimo di conoscenze ed applicazioni del colore, non sprechiamolo

Matteo Seraceni

Riferimenti:

[1] V. Kandinskij, Lo spirituale nell’arte, Bompiani, Milano 1993

[2] G.C. Argan, Storia dell’arte italiana, Sansoni, Firenze, I edizione 1970

5 comments

    1. Interessante argomentazione riguardante una delle molteplici chiavi di lettura del “colore ” di Kandinskij, su cui non avevo mai riflettuto.
      Nei lavori dell’Artista l’effetto fisico, è sempre trasceso dall’effetto psicologico e dai moti spirituali che vengono infusi nell’osservatore, aprendosi, in questo caso, una strada che porta ad infiniti coinvolgimenti interiori, al punto da trasformare l’opera d’arte da figurativa a “musicale”, come amava definirla lo stesso Kandinskij.

      Grazie.

      "Mi piace"

  1. come spesso accade, conoscere vuol dire ricordare, in questo caso ricordarci, noi tutti architetti del presente, che il colore fa parte dell’architettura da sempre. I templi greci, prima di tutto il Partenone, e le loro sculture erano decorati con interventi colorati che accentuavano il gioco dei piani, le dimore di Pompei splendevano del famoso rosso pompeiano, la facciata del Maderno di San Pietro era vivacemente quadricroma, per non parlare della funzione del colore nell’antica urbs picta, nel medioevo, nel barocco, nel liberty…….. non c’è una ragione logica o culturale per la quale si debba escludere il colore dall’architettura, se non un malinteso senso della ‘verità’ dei materiali, che introducono un colore inevitabile ma non intenzionale, e dell’autonomia e dell’intangibilità della forma vista come pure astrazione, altro dall’uomo che in realtà ne è il destinatario.
    Nel ‘900, l’idea di una vera e propria ‘progettazione cromatica’ trova uno spazio significativo nell’Orfismo di Delaunay e della moglie Sonia, nel nome di una possibile sintesi tra linguaggio architettonico e arte visiva, tuttavia senza significativi risultati.
    Oggi, a mio parere, l’uso del colore nell’architettura moderna appare il più delle volte immotivato, o quanto meno legato a parametri estranei all’architettura stessa, come la pubblicità, il marketing, le mode locali, mancando anche regolamenti e normative al proposito.

    "Mi piace"

Lascia un commento