Mies van der Rohe

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Il film 2001: Odissea nello spazio di Kubrick si apre con la famosa scena degli uomini-scimmia che, “ispirati” dal misterioso monolite nero, scoprono di poter usare gli oggetti per cacciare e combattere – si apre quindi per loro la fase evolutiva che li porterà a colonizzare lo spazio.
Nel 1958 un altro monolite nero compare al centro di New York City e gli architetti scoprono che il grattacielo non è solo un edificio destinato allo sviluppo verticale del territorio, ma può diventare un punto nevralgico della città e un simbolo strettamente legato al design e al prestigio di un luogo: è il Seagram Building, uno dei grattacieli più imitati degli ultimi cinquant’anni (tanto che a NYC è facile distinguere fra una fase pre- e post- Seagram, con innumerevoli tentativi di imitazione) e quello che il critico Herbert Muschamp del New York Times ha definito come “il più importante edificio del XX secolo”.

grattacieliDa sinistra a destra: fotogramma del film “2001 – Odissea nello spazio”; Seagram Building; Millennium Hilton Hotel.

Eppure questo è stato forse l’edificio più controverso di Mies, osannato da alcuni ma osteggiato da numerosi altri, non ultimo Zevi, che lo considerava come un passo indietro verso l’immobilità del classicismo. Il parallelepipedo bianco del Palazzo delle Nazioni Unite (di pochi anni prima) e il parallelepipedo nero del Seagram Building (quasi un simbolismo metafisico di “sale e pepe” in salsa architettonica) alterano in maniera significativa la concezione del grattacielo newyorkese (tradizionalmente a gradoni – chiamato “torta matrimoniale” o “Ziggurat”) e quindi di tutto il mondo.
Da tempo architetti, sociologi, urbanisti, giornalisti e tuttologi, con profusione di scritti e polemiche, si sono chiesti le ragioni che spingono l’umanità a concepire edifici a forma di torre ed il dibattito permane ancora oggi (ricordiamo le vicissitudini della Commissione Grattacieli romana con annessi grattacieli “DynaTAC” di Libeskind oppure il calvario del City Life di Milano): necessità difensive, simbolo di potenza, invidia del pene, simulacro religioso, estrema ratio della densificazione.
Un fatto è certo: il Seagram rappresenta una delle architetture più significative del XX secolo ma raramente compare nei testi critici come riferimento. Al massimo gli vengono dedicate poche righe, come a voler sottolineare l’estrema elusività dell’opera.

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