Illuminazione pubblica: visione fotopica e visione scotopica

Sappiamo che i nostri occhi possono distinguere moltissimi colori, possono adattarsi velocemente alle variazioni di luce, e possono mettere a fuoco un’immagine automaticamente.
La luce entra dalla pupilla, le cui dimensioni vengono regolate dall’iride, che controlla la quantità della luce che entra nell’occhio e agisce quindi come il diaframma della macchina fotografica. I raggi luminosi passano poi dal cristallino, una vera e propria lente che mette a fuoco l’immagine e la proiettata sulla retina.

1) I coni e i bastoncelli

Ogni retina è composta mediamente da circa 7 milioni di coni e 12 milioni di bastoncelli.

coniI coni sono responsabili della visione diurna (visione fotopica), hanno la massima concentrazione in una piccola zona della retina, completamente priva di bastoncelli, detta fovea, e presiedono alla percezione del colore e alla nitidezza dei contrasti.
L’analisi di una scena visiva, come l’osservazione di un quadro o di un panorama, e’ strettamente associata alla visione foveale. Pertanto quando si osserva una scena stazionaria, gli occhi eseguono una scansione del campo visivo con movimenti rapidi – detti movimenti saccadici – alternati a fissazioni. In generale la scansione del campo visivo non e’ regolare, tranne casi particolari come la lettura, in cui c’e’ un’organizzazione seriale dell’informazione visiva e quindi le fissazioni non sono distribuite uniformemente sulla figura osservata: alcune zone sono ignorate e altre sono visitate (fissate) frequentemente.
Ciascun cono presente nella fovea è collegato ad una cellula nervosa: a questa via privilegiata di comunicazione con il cervello si deve la maggiore capacità di discriminazione dei dettagli che è associata con la stimolazione dei coni della fovea.
I bastoncelli, dal canto loro, benché molto più sensibili dei coni alla stimolazione da parte della luce, sono collegati alle cellule nervose solo a gruppi e questo fa sì che l’immagine che essi veicolano sia più confusa. Tuttavia la loro maggiore sensibilità permette all’occhio di vedere anche in condizioni di scarsa luminosità, quando ormai i coni non riescono più a fornire informazioni utili al cervello. La visione resa possibile dai bastoncelli è una visione non cromatica ed assume importanza primaria in condizioni di scarsa luminosità (visione scotopica).

tabella_2

Durante la visione scotopica il massimo della curva di sensibilità si sposta sensibilmente verso lunghezze d’onda minori. In piena visione scotopica (cioè dopo circa 30 minuti di adattamento al buio) alcuni bastoncelli sono così sensibili sono sufficienti pochissimi fotoni per stimolarne uno. In queste condizioni l’occhio si avvicina al caso ideale di un ricevitore che sia capace di rispondere a un singolo fotone.

2) Visione fotopica e visione scotopica

L’occhio umano non è sensibile in maniera identica alle radiazioni comprese all’interno dell’intervallo 380-780 nm: la sensibilità è molto grande nella zona del giallo-verde, mentre assume valori bassi nel blu e nel rosso.
Tali valori sono rappresentati dalla funzione V(λ)  (indicata nello schema seguente in bianco) che misura l’efficienza visuale a varie lunghezze d’onda nel caso di luminosità diurna (visione fotopica).

visione_umana_big

Essa è normalizzata al massimo  valore  V(λ)=1  relativo  alla  lunghezza  d’onda  di  555,02 nm. Questa funzione, basata su un campione di circa 200 persone, è  stata  internazionalmente  accettata,  anche  se  recentemente  vi  è molta  discussione  sulla  sua  effettiva  correttezza.  Una  differente
funzione V’(λ) (indicata nello schema in nero) misura l’efficienza dell’occhio nel caso di un livello di luce inferiore, tipico della visione notturna. In queste condizioni (visione scotopica) il valore 1 si ha per la lunghezza d’onda di 507 nm. Lo spostamento del massimo di sensibilità, dovuto all’utilizzo, da  parte  dell’occhio,  prima  di  coni  e  poi  di  bastoncelli,  è denominato  effetto  Purkinije.  I  bastoncelli,  che  funzionano  in condizioni  di  bassa  visibilità,  vedono meglio  il  blu  di  quello  che fanno  i  coni,  i  quali  possono  vedere  luce  profondamente  rossa, luce  che  per  i  bastoncelli  appare  nera.
Se  si  hanno  due  pezzi  di carta colorata rossa e blu, in condizioni di buona luminosità, risulta più luminoso il pezzo rosso,  passando  all’oscurità  l’effetto  si inverte.
La visione mesopica è la visione dovuta all’attività contemporanea dei bastoncelli e dei coni della retina. Si tratta del tipo di visione che si ha quando il livello di illuminazione è intermedio (definito generalmente dall’intervallo di luminanza compreso fra 0,001 e 3 cd/mq).

3) Illuminazione pubblica e percezione visiva

Diverse pubblicazioni presenti su internet, citando il prospetto 3 della norma UNI 11248, affermano che lampade con una elevata resa cromatica (ad esempio ioduri metallici o LED) garantiscono una visione notturna migliore, soprattutto per le applicazioni stradali.
Innanzitutto il prospetto in questione afferma che “i valori numerici sono forniti solo a titolo informativo” e quindi non hanno valore di norma (tanto che il prospetto 2 e l’appendice A nella stessa norma non prendono neppure in considerazione questo parametro ai fini di una corretta illuminazione stradale); inoltre il valore di resa cromatica, come indicato nelle pagine precedenti, indica unicamente la capacità di una sorgente di resituire in maniera corretta i colori dell’ambiente circostante: ai fini dell’illuminazione stradale è importante vedere un pedone attraversare la strada, non distinguere se il suo giubbotto è verde oppure marrone.
Ancora lo stesso prospetto indica in calce che uno sconto sulla categoria illuminotecnica di progetto si può avere unicamente “in relazione a esigenze di visione periferica verificate nell’analisi dei rischi” e quindi unicamente in casi particolari, in cui si renda necessaria una visione completa ed accurata dei dintorni della sede stradale (ad esempio un attraversamento pedonale poco visibile su una strada molto lunga ed illuminata con lampade al sodio alta pressione può essere agevolato dalla presenza di una lampada a luce bianca; ma sempre nella stessa norma, poichè siamo in presenza di passaggi pedonali, dovrei aumentare la categoria illuminotecnica: questo si traduce in un “pareggio” dell’illuminazione che avevo all’inizio).

Secondo gli ultimi studi condotti da diversi enti europei[1] [2](si veda a questo scopo la pagina dedicata ai nuovi studi sulla visione mesopica), le curve V(λ) e V'(λ) non riescono a definire in maniera accurata l’efficienza dell’occhio nel caso di visione mesopica.
In particolare, la curva fotopica V(λ), su cui vengono calcolati i flussi luminosi delle lampade, risulta poco precisa per quelle attività che necessitano di una accurata percezione della brillantezza ed degli effetti cromatici e non rappresenta la sensibilità spettrale dell’occhio in molte situazioni.La visione fotopica è la visione dovuta unicamente all’attività dei coni della retina e pertanto la curva V(λ) è strettamente legata alla visione foveale, che si può ritenere compresa in un angolo visuale che va da 1° (visione centrale foveale) a 5° di ampiezza (visione parafoveale).
Per questi angoli visivi è stato dimostrato che la sensività spettrale dell’occhio non cambia quando i livelli di illuminazione raggiungono l’area mesoscopica e quindi la curva fotopica V(λ) rimane una misura valida per la visione foveale a basse luminanze (almeno fino a livelli di 0,01 cd/mq, altamente al di sotto della più bassa luminanza prevista dalle norme per l’illuminazione stradale).
In diverse situazioni però, come ad esempio alla guida di un’automobile, molte informazioni vengono catturate da una visione periferica (angolo visivo di 15°-20°), in cui i bastoncelli assumono un ruolo dominante. In questi casi gli studi dimostrano che una lampada con forte componente blu apporterebbe miglioramenti alla visione periferica e quindi all’identificazione di oggetti fuori dal campo foveale, soprattutto col diminuire della luminosità. I diversi modelli di curve mesopiche proposti da questi studi indicano un aumento relativo della luminosità percepita (fino al 25% in più) nei casi di illuminazione con sorgenti a forte componente blu dello spettro luminoso. Inoltre, anche in questi casi, l’indice di resa cromatica non assume un valore determinante, in quanto i colori vengono distinti unicamente dai coni raggruppati nella fovea (i bastoncelli sono essenzialmente “monocromatici”). In questo modo si comprende anche perchè il prospetto della UNI 11248 indichi le “esigenze di visione periferica” come condizione sine qua non per l’applicazione dello sconto di categoria illuminotecnica.
Occorre quindi comprendere in quali attività ed in che modo la visione periferica risulti fondamentale a livello visivo, per definire un probabile modello futuro definitivo per la visione mesopica. Va comunque ricordato che, ad oggi, la normativa non prevede ancora questo tipo di modelli e quindi occorre basare il calcolo del flusso luminoso ancora sulla curva fotopica V(λ), come indicato qui.

Va poi ricordato che, con l’invecchiare dell’occhio, si ha un progressivo ingiallimento del cristallino e della cornea ed un intorbidirsi  dell’umor  vitreo: per questi motivi la  luce  che maggiormente  viene  diffusa  all’interno dell’occhio  è  quella  di  lunghezza  d’onda  minore  (blu).  Perciò,  per  la  popolazione  anziana, la  luce  più  efficace  per produrre  abbagliamento  è  proprio  quella  con  una  forte componente blu, che andrebbe quindi evitata nelle installazioni stradali; inoltre gli apparecchi che montano lampade al LED purtroppo ancora non garantiscono illuminazioni uniformi della sede stradale, cosa che (al di là di quanto indicato nelle norme tecniche sull’uniformità mantenuta) aumenta la sensazione di abbagliamento.
Per verificare quanto detto, basta osservare le diverse foto pubblicate su internet concernenti illuminazioni con apparecchi a LED.

Un discorso differente va fatto invece per le applicazioni non stradali, in cui non vengono richiesti livelli di illuminazione così stringenti: in questi casi appare ovvio che una luce con colorazione tendente al verde-blu può offrire una visione migliore in caso di basse luminanze, poichè ci si avvicina molto al limite superiore della curva di visibilità scotopica. Inoltre la maggiore resa cromatica delle lampade utilizzate può fornire un maggiore senso di sicurezza, in quanto rende più nitidi i contorni degli oggetti ed il discernimento delle figure.

Resta infine da capire come l’utilizzo di sorgenti luminose con spettro tendente al blu possa influenzare i ritmi vitali degli animali che vivono negli ecosistemi toccati dall’illuminazione artificiale e dell’uomo stesso.

Matteo Seraceni

Riferimenti:

[1] “Mesopic lightning conditions and pedestrian visibility”, in INGINERIA ILUMINATULUI, 11-2003

[2] “Mesopic visual efficiency IV: a model with relevance to
nighttime driving and other applications”, in LIGHTNING RESOURCE TECNOLOGY, 03-2007

Associazione Astrofili Crab Nebula

Associazione Cielobuio

22 comments

  1. Ciao vorrei farti i complimenti per l’articolo sulla visione che hai scritto qua sopra, veramente molto chiaro, ma soprattutto non frutto di un mero copia incolla, ma di un’approfondita ricerca. Bravo!
    Son molto interessato ai nuovi sutdi sulla visibilità, dei quali non ero a conoscenza, hai qualche approfondimento da segnalarmi?
    Ti ringrazio per l’apporto che hai dato nel mio blog, anche se solo tra i commenti, segnalerò il tuo articolo nel mio sull’illuminazione stradale, in modo da dare maggiore visibilità a quanto hai scritto.
    Ciao e a presto
    Giacomo

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  2. Grazie per la visita e per i complimenti.
    Da quello che ho potuto sapere, il CIE sta lavorando proprio su nuovi standard per visione mesopica nel progetto CIE TC1-58, che si basa appunto sugli studi condotti dai gruppi di studio indicati nei link sopra.
    Se passasse questa nuova linea guida, il calcolo del flusso luminoso verrebbe parametrizzato in base a nuove metodologie, che potrebbero portare ad effettivi aumenti della luminosità di lampade con spettro tendente al blu.
    Una linea parallela di studio invece si occupa, a livello medico, dell’influenza negativa di sorgenti con spettro tendente al blu sulla produzione di melatonina e quindi di eventuali alterazioni dei ritmi circadiani: in effetti una luce bianca ad alta resa cromatica a prima vista è molto più “impattante” rispetto alle tradizionali lampade al sodio. A questo proposito si può vedere il documento Metabolism-influencing light.
    A presto.
    Matteo

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  3. Stavo riguardandomi la questione della visione e ho trovato un incongruenza tra le fonti: normalmente la luminanza in visione
    Fotopica L>3.4 cd/m2
    Mesopica 0,034cd/m2<L<3.4cd/m2
    Scotopica L<0,034
    poi ho trovato indicato in giro che la visione mesopica è compresa tra 0,001 e 3 cd/m2, mentre sul sito TC1-58 indica come visione mesopica "it is generally known that in the mesopic region (light levels between approximately 0.001 and 10 cd/m2"

    ed infine ho trovato un sito nel quale l'autore si pone la stessa domanda:
    http://resodance.com/ali/mes_crit.html:
    In older texts, such as the IESNA Lighting Handbook Reference Volume, 1984, the mesopic range is defined as "between about 3.4 and 0.034 candelas per square meter" and this is the same definition used in the IESNA Lighting Fundamentals Course 1999 edition. However, the IESNA Lighting Handbook, 8th edition (2000) reports several different values for the boundary between mesopic and scotopic. In the discussion on Luminous Flux and the Lumen in Chapter 1, the text discusses "mesopic … between 0.001 and 3 cd/m2" which is 1/30th the previous value for the boundary. This value is reported again in the definitions of the terms in Chapter 3. In between these two statements, the Chapter 2 Introduction refers to "intermediate luminance levels, between approximately 0.01 and 3 cd/m2 – the mesopic region", which brings up the question of which order of magnitude should we be considering as the boundary. Even when the values are compared in logarithmic scale – as they should be – the difference between 0.001 and 0.01 is substantial – and what ever happened to 0.034 c/m2?

    ciao
    Giacomo

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  4. In effetti nella mia definizione (tra 0,001 e 3) mi sono rifatto allo IESNA Lighting Handbook più recente.
    La differenza fra 0,001 e 0,01 a me invece sembra abbastanza di “lana caprina”, visto che appare quasi impossibile scendere sotto le 0,01 cd/mq in qualsiasi tipo di illuminazione notturna.
    Sarebbe invece interessante discriminare fra le 3 e le 10 cd/mq (ma in ogni modo veniva taglianta del tutto fuori l’illuminazione notturna dal campo fotopico).
    Quello che invece vorrei realmente capire è se qualcuno in Italia (soprattutto chi fa le norme) ha letto veramente gli ultimi rapporti che ho citato e le rilevanze CIE sull’illuminazione mesopica, perchè anche nella nuova bozza per la norma mi sembra che ci siano dati del tutto arbitrari…

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  5. Allora ho chiesto a P. a quanto pare la differenza tra i 3 e 3.4 potrebbe essere dovuto ad un’approssimanzione di cd/squarefeet dal sistema metrico inglese che inizialemtente venne adottato, da cui si ricavava 3.4 anziche una cifra precisa.
    Se ti può interessare ho anche discusso della questione della visione mesopica, ed effettivamente le curve come sono state pensate oggi, sono relative ad un osservatore medio FOCALIZZATO cioè con un angolo di visione molto piccolo, cosa assolutamente irreale se applicato in ambito stradale, dove entra in gioco evidentemente anche la visione periferica.
    Ciao
    G.

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    1. Grazie!
      Allora vedi che torna il fatto che per angoli di visione piccoli (come può essere quello foveale) vale ancora la ponderazione fotopica?
      Però a questo punto: qual’è l’angolo di visione che si usa in ambito stradale? Vorrei ricordare (se ben ricordo dai miei studi di urbanistica) che più aumenta la velocità più diminuisce questo angolo di visione: quindi le varie ponderazioni dovrebbero pure tenere conto della velocità?
      Ed infine: cosa c’entra la resa cromatica, quando gli studi che ho citato sopra indicano solamente la componente dello spettro blu come migliorativa della visione mesopica?
      Un fatto è certo: la norma UNI più che dare risposte, pone molte domande…

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  6. Quali siano gli angoli durante la guida non lo so certo però magigori di 1-5 gradi della visione focalizzata dell’esperimento del 21 di Gibson e Tyndall(grafico cie 1931).
    Giacomo

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  7. Ciao Matteo,

    sono capitata sul tuo sito per motivi di lavoro (sostanzialmente devo documentarmi in fretta sui led) e lo trovo molto utile.
    Ho però bisogno di una precisazione su quanto scrivi in merito alla visione fotopica, scotopica e mesopica. Qual è lo svantaggio (solo in termini di visione, non voglio entrare nella questione dei ritmi circadiani che condivido pienamente) ad avere luce a spettro blu?
    non dovrebbe agevolare? da quello che scrivi mi pare che sotto questo aspetto i led vadano bene.
    Inolte, se ho ben capito, la visione fotopica è quella che si ha di giorno e il picco si ha verso il giallo-verde; la scotopica di notte e il picco è sulle lunghezze d’onda del blu-verde; mi vien da dire, facendo una bieca media, allora la mesopica funziona bene sul verde?
    in più dici che, per come sono fatte le nostre strade, non ci serve più di tanto la visione periferica, ma la foveale… ah! e quindi non ci servono più di tanto le lunghezze d’onda sul blu, è così?
    scusa, ma faccio molta fatica a star dietro a questi ragionamenti.

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    1. Lo “svantaggio” nell’avere spettri con picchi sul blu è semplicemente quello che la curva di ponderazione fotopica (normalmente usata nel calibrare le emissioni secondo il CIE) non li tiene in considerazione.
      I LED possono agevolare il compito visivo durante la visione mesopica perchè è stato dimostrato che una componente blu può agevolare questa bisione.
      Purtroppo la visione mesopica in realtà non è una vera e propria “media” delle due viste sopra, perchè ha un comportamento che evidenzia in maniera abbastanza precisa la differenziazione della percezione dei tre tipi di coni presenti nell’occhio (e quindi avrebbe tre picchi anzichè uno solo); per questo ed altri motivi è difficile definire una curva teorica precisa.
      Quello che volevo dire è che in realtà studi precisi sulla visione di una strada durante le ore notturne non ce ne sono ancora stati in realtà (i modelli proposti si basano su visioni “statiche” e su geometrie standard); cosa serve durante la visione sulla strada? E’ ovvio che “servono” sia la visione foveale che quella periferica (perchè la foveale ha un ambito molto ristretto), ma quando guido io muovo sempre gli occhi per puntare i particolari che mi interessano ad esempio (non siamo mica dei cavalli): io aspetto ancora qualcuno che dirima la questione…
      Ciao

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  8. Ciao,
    bell’articolo un ottimo approfondimento su argomenti complessi che spesso non si riescono a sviluppare in modo completo, come invece in questo caso. Però devo dire che a parte la teoria ho provato la guida con illuminazione a led e sinceramente l’ho trovata ugualmente sicura, con meno fatica vedevo meglio e mi sentivo più sicuro.
    Ad esempio, quando torno da una giornata intera al mare la sera vedo un pò sfocato, con le luci al sodio questa sensazione peggiora, con il led invece va un pò meglio…Sarà che la componente rossa infastidisce maggiormente i coni già stressati da un’intera giornata di mare?
    Saluti e buon lavoro!

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    1. Ed infatti non è meno sicura: semplicemente non ha senso dire che con un LED si può illuminare di meno sempre e comunque e che illuminando meno ci siano le stesse prestazioni visive.
      Una strada illuminata a LED e a sodio, che presenta la stessa luminanza, risulta sicura allo stesso modo.
      Grazie
      Ciao

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    2. Ciò non toglie che forse una visione di un oggetto illuminato con luce policromatica è più confortevole di quanto accade con luce praticamente monocromatica come accade nel caso del sodio.
      PS mi commenti il mio articolo?
      grazie 😀

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  9. Ho letto con piacere e grande interesse i suoi scritti relativi all’illuminazione pubblica.
    Concordo in toto con le sue osservazioni sull’effettivo valore dell’illuminazione a LED nel campo dell’IP.
    L’unico aspetto su cui non mi trovo in accordo con lei è sull’effettiva importanza della resa cromatica nell’illuminazione stradale in quanto, personalmente, lo ritengo un aspetto da valorizzare. E’ vero che all’automobilista non interessa se il giubbotto del pedone è verde o marrone, ma è anche vero che, in termini di sicurezza, interessa eccome saperlo, nel caso ad esempio di un’aggressione. Una resa cromatica elevata in ambito di illuminazione stradale consente di individuare più velocemente tracce ematiche sul terreno in caso di incidente. Inoltre la visione delle targhe dei veicoli e dei cartelli stradali è facilitata da una più corretta visione dei colori.

    Collaboro con l’azienda De Sisti Energy Lighting, una società nata dalla più famosa De Sisti Lighting di Roma, che si occupa di produrre apparecchi per Illuminazione pubblica ad alto rendimento (abbiamo appena sviluppato un’ottica stradale con il 98,7% di rendimento – nel caso di lampada HCI-T 70W abbiamo un efficienza di 98,7 lm/W). La nostra filosofia è stata quella di partire dall’aspetto normativo per produrre i nostri specchi. Abbiamo attualmente bocciato la produzione di apparecchi LED per IP in quanto, secondo noi, non consentono un adeguato rapporto resa/consumi e non danno “gradevolezza” all’ambiente illuminato. Stiamo seguendo, invece, con interesse l’evoluzione degli OLED.
    Attualmente abbiamo selezionato per IP esclusivamente lampade ad alogenuri metallici su base ceramica con temperatura di colore 3000 K.
    Attualmente siamo in grado di sostituire apparecchi con lampade a vapori di mercurio 125W o a vapori di sodio 150W (di vecchia concezione) con lampade 35W.
    Non siamo dei sostenitori della teoria “resa cromatica elevata= declassamento” in quanto non sostenibile, secondo me, in ambito stradale. Verifichiamo invece l’effettivo flusso di traffico veicolare per definire la classificazione illuminotecnica sia di progetto che di esercizio. Almeno l’80% delle strade locali urbane ha un flusso di traffico costantemente inferiore ai 400 veicoli/ora e, a nostro parere, il declassamento, in questi casi, va fatto in partenza e non con una riduzione di flusso nelle ore successive.

    Avrei piacere di inviarle qualche dato sui nostri prodotti per una sua conoscenza e per avere un suo gradito parere sui nostri apparecchi. Oltre che per avere un confronto sui temi di nostro interesse, credo comune, di illuminazione corretta e sostenibile nell’ambito pubblico.

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    1. Indubbiamente la resa cromatica rappresenta un aspetto fondamentale quando si tratta ad esempio di riconoscimento di volti o ridurre la sensazione (più che il pericolo) di potenziale aggressione.
      Però, quando si parla di illuminazione di ambiti prevalentemente stradale, si fa riferimento (per ora) all’aspetto di “contrasto” fra silouette dell’ostacolo e luminanza di fondo: per questo motivo affermo che la visione di un automobilista non necessita fondamentalmente del riconoscimento corretto dei colori. Poi è vero che il sodio ha una resa bassa, ma questo non comporta confondere ad esempio il colore dei cartelli stradali o della segnaletica orizzontale, così come le targhe dei veicoli (tra l’altro a questi compiti in genere vengono demandati ai fari delle automobili, piuttosto che all’illuminazione pubblica).
      Il “declassamento” può essere effettuato nel passaggio da categoria di riferimento alla categoria di progetto in base all’analisi dei rischi svolta e quindi è ovvio che se il progettista ritiene che il flusso ridotto di veicoli comporti un pericolo minore per gli utenti della strada allora è possibile effettuare un declassamento in questa fase; però questo non ha nulla a che vedere con la classe di esercizio che considera la riduzione nell’affluenza notturna e che quindi prende in considerazione una situazione temporanea nell’ambito considerato. Sono due situazioni fondamentalmente diverse e complementari (oltre al declassamento in fase di progetto, posso ulteriormente ridurre la classe in fase di esercizio).
      Per il materiale può inviarmi la presentazione alla mail che le ho inviato.

      A presto

      Matteo

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  10. complimenti per le spiegazioni , molto interessanti , al riguardo chiedevo se possibile un aiuto in merito dato che sto partecipando alla progettazione di luci diurne a led per auto con degli amici ,quindi con visibilità utile solo di giorno , mi chiedevo quale dovrebbe essere l’angolo di apertura da utilizzare per i proiettori e le rispettive lenti da utilizzare con i led per una migliore ed efficiente diffusione della luce? Grazie

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