Illuminazione pubblica a LED – 2^ parte

n3ell’articolo precedente sono state prese in considerazione soprattutto le sorgenti luminose a LED, ma chi si occupa di illuminotecnica sa che il confronto va fatto sulle caratteristiche dell’apparecchio di illuminazione: un apparecchio scadente rimane scadente anche con la migliore lampada al mondo installata.
Per ottimizzare sia in termini economici sia ambientali un sistema di illuminazione occorre adottare un sistema ottico in grado di massimizzare il flusso luminoso in relazione al compito visivo e ridurre l’impiego di potenza elettrica, oltre utilizzare tecnologie capaci di ottimizzare il ciclo di vita.
L’apparecchio deve essere tale da garantire le prestazioni da normativa col maggiore interasse possibile fra i punti luce, poiché i costi affrontati per realizzare le installazioni di pubblica illuminazione sono dovuti soprattutto agli scavi, ai plinti di fondazione, ai pozzetti e al palo e, in secondo luogo, poiché questo minimizza l’inquinamento luminoso prodotto.

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1) Caratteristiche degli apparecchi di illuminazione

Un apparecchio di illuminazione può essere definito un sistema che distribuisce, filtra o trasforma la luce emessa da una o più sorgenti e che include, ad eccezione delle lampade stesse, tutte le parti necessarie per fissare e proteggere le lampade e, ove necessario, circuiti ausiliari, compresi i cavi e le connessioni per l’alimentazione elettrica.
Possiamo pertanto pensare ad esso come una macchina, che ha lo scopo di trasformare l’energia elettrica in energia luminosa e di distribuire la luce così generata col minimo di perdite e massima sicurezza e funzionalità per l’utente.
Come per qualsiasi macchina si possono valutare numerosi fattori, come rendimento ed affidabilità, che possono guidare nella scelta del migliore apparecchio per il compito considerato.
Il primo parametro su cui basare la caratterizzazione è sicuramente quello dell’emissione luminosa, che determina il modo in cui l’apparecchio distribuisce la luce: per far questo si ricorre generalmente a delle rappresentazioni grafiche che indicano l’emissione luminosa secondo le diverse direzioni nello spazio, rapportata ad un flusso luminoso costante, in modo da avere una rappresentazione indipendente dal tipo di lampade installate.
Strettamente legata al tipo di emissione luminosa è la caratterizzazione spaziale del flusso e pertanto gli apparecchi vengono classificati in simmetrici od asimmetrici secondo la forma della curva, cut-off o non cut-off secondo la modalità di emissione luminosa, ecc.
Vi sono poi caratteristiche legate all’affidabilità dell’apparecchio nel tempo, come il cosiddetto “grado di protezione”, che indica la capacità di resistere ai contatti accidentali, alla penetrazione di polvere o umidità e alla penetrazione di acqua e la “classe di isolamento”, che classifica il grado di protezione dal contatto accidentale diretto con le parti normalmente in tensione o tra queste e la carcassa esterna.

2) Calcolo dell’illuminamento a terra

Prima di procedere con l’analisi delle curve fotometriche, appare d’obbligo capire come le caratteristiche di una lampada ed un apparecchio si traducano nell’illuminazione vera e propria sul piano da illuminare.
Per fare questo prendiamo in considerazione il calcolo dell’illuminamento puntuale a terra per una sorgente puntiforme (in realtà, le ultime normative prendono giustamente in considerazione la luminanza, che tiene conto anche dell’osservatore e della superficie illuminata; non mi sembra però utile, per ragioni di spazio e comprensione, illustrare un metodo di calcolo eccessivamente complicato, che verrà comunque riassunto più avanti).
Senza voler dilungarmi troppo sulle definizioni (per cui consiglio di leggere qui), è possibile definire l’illuminamento prodotto da una sorgente come:
form1L’angolo steriradiante sotteso all’area presa in esame è pari a:
form3in cui l’area da considerare è quella secondo la proiezione alla superficie con normale il raggio d’influenza considerato:
form2Possiamo pertanto scrivere:
form5Ricordando che l’intensità luminosa di una sorgente viene definita come:
form6otteniamo:
form7Questa legge è definita legge dell’inverso del quadrato.
Nel caso in cui abbiamo una sorgente ad un’altezza fissa h che emette un flusso verso terra, possiamo definire:

form8e quindi:

Legge coseno - figura La formula fornisce importanti indicazioni su come la luce si affievolisce allontanandosi dalla direzione normale alla superficie su cui incide: ad esempio, per una sorgente con intensità di 100 cd in ogni direzione, situata ad 1m di altezza dalla superficie, possiamo vedere come a 0° illumini 100 lux, a 30° illumini 65 lux (calo 35%) e già a 60° illumini 13 lux (calo 87%).
Da queste prime considerazioni è possibile osservare come certe curve fotometriche sono più consone di altre per una buona distribuzione della luce, poiché risulta fondamentale aumentare in modo esponenziale l’intensità luminosa allontanandosi dalla verticale per riuscire a fornire una distribuzione uniforme.

3) Emissione luminosa e caratteristiche fotometriche

Il tipo di emissione luminosa e quindi le caratteristiche fotometriche rappresentano i fattori più importanti sui quali operare la scelta dell’apparecchio di illuminazione.
La curva fotometria rappresenta graficamente come una sorgente luminosa emette luce nello spazio, vale a dire in che direzione emette la luce e con quale intensità; questa può essere associata a qualsiasi oggetto che emette luce, sia esso una semplice lampadina, un apparecchio illuminante o uno schermo che riflette della luce.
Per costruire una curva fotometrica è necessario misurare l’intensità luminosa emessa lungo determinate direzioni: è come se girassimo attorno all’apparecchio e, a diverse angolazioni, misurassimo l’intensità della luce emessa. L’apparecchio che compie questo rilievo, detto fotogoniometro, esegue le rilevazioni ad intervalli den determinati attorno alla sorgente luminosa.
La distribuzione delle intensità luminose può essere espressa tramite una superficie tridimensionale che viene detta solido fotometrico; l’analisi di questo solido consente di prevedere l’impatto sull’ambiente circostante.

immagine12

3.1) Curve fotometriche in coordinate polari

Poichè risulta complicato rappresentare in maniera adeguata il solido fotometrico in tre dimensioni, vengono generalmente adottate più rappresentazioni a due dimensioni. Un modo per rappresentare in due dimensioni la forma del solido fotometrico è quello di sezionarlo secondo uno dei piani di riferimento: l’insieme delle curve così ottenute (generalmente due) determina la cosiddetta “curva fotometrica”, che rappresenta, sotto forma di diagramma polare, la distribuzione delle intensità luminose di un apparecchio.
I sistemi di riferimento in base ai quali vengono definiti i piani di sezione su cui si tracciano le curve fotometriche sono stabiliti in base a precise convenzioni. Il sistema più diffuso è quello denominato C-γ secondo il quale il solido fotometrico è rappresentato tramite un fascio di piani che hanno in comune un asse, corrispondente all’asse ottico principale uscente dall’apparecchio. I piani vengono individuati con la sigla C, seguita dal valore dell’angolo che esprime la rotazione del piano rispetto al piano di riferimento (ad esempio C0, C90, ecc.). I valori di intensità giacenti su ciascun piano vengono individuati facendo riferimento all’angolo che ciascuna direzione forma con lasse ottico di riferimento, e indicandolo con la lettera greca γ, seguita dal valore dell’angolo. Gli angoli partono dal valore 0, che corrisponde all’asse ottico, e proseguono in senso antiorario con valori crescenti fino a 180°, che coincide con la retta dell’asse ottico principale, ma in direzione contrapposta.

pianiCPer una trattazione più precisa occorrerebbe riferirsi a semipiani C (che comprendono quindi i semipiani da 0 a 360): per questo motivo normalmente su uno stesso grafico si riportano i valori di due semipiani contrapposti (es. C0-C180; C90-C270), rispettivamente alla sinistra e alla destra dell’asse ottico.
Poiché spesso un apparecchio può essere equipaggiato con lampade diverse, che hanno le medesime caratteristiche geometriche ma emettono una diversa quantità di flusso, si preferisce riportare sul grafico un valore relativo. Per questo motivo viene fornita una sola curva con i valori di intensità relativi a una lampada convenzionale di 1000 lumen. Questo parametro permette di svincolare le curve fotometriche dal tipo di lampada utilizzata con un apparecchio e dalla sua potenza: invece di valori in candele si forniscono dunque dati in candele su kilolumen (cd/klm).
Per ottenere la reale intensità in candele è sufficiente moltiplicare il valore espresso sul grafico per i kilolumen delle lampade utilizzate.

esempio - curva

Come esempio prendiamo la fotometria del nuovo apparecchio a LED della Philips Mini-Iridium LED.
Dalla figura si può notare come l’intensità massima si attesta attorno ai 70° in direzione perpendicolare all’apparecchio (piano C0-C180, di colore blu in figura), con circa 720 cd/klm e cala rapidamente per direzioni più verticali, fino a circa 160 cd/klm, in modo da mantenere una illuminazione il più uniforme possibile, come detto in precedenza.
Osservando invece il piano C90-C270, di colore rosso in figura, ci si accorge che la luce è direzionata verso il basso, senza spingersi in avanti o indietro. Se la curva rossa avesse avuto una punta verso “destra” allora il fascio sarebbe stato orientato maggiormente verso la strada.
Per leggere più agevolmente i valori e per verificare la conformità di un apparecchio a quanto previsto dalle leggi contro l’inquinamento luminoso, non è sufficiente una sommaria visione della curva fotometrica (che potrebbe fra l’altro essere facilmente manipolata o “tagliata” oltre i 90°), ma è indispensabile la tabella dei valori di luminanza relativi alla curva che si sta analizzando.

3.2) Tabelle delle intensità ed inclinazione degli apparecchi

Le tabelle delle intensità luminose solitamente riportano sulle righe i valori degli angoli di elevazione e sulle colonne i valori dei piani di lettura.
Come per le curve fotometriche, le tabelle delle intensità generalmente riportano i dati in cd/klm.
Grazie a queste tabelle è inoltre possibile verificare il rispetto delle norme regionali contro l’inquinamento luminoso (ad esempio, per le norme della Lombardia, controllando che a 90° ed oltre vi siano 0 cd/klm).
tab1Qualora poi si presenti l’eventualità di installare l’apparecchio in posizione inclinata rispetto all’orizzontale, grazie alle tabelle è possibile conoscere la nuova fotometria associata “scalando” i valori della tabella iniziale verso il basso dell’angolo considerato. Ad esempio, per una inclinazione di 5°, riferendosi sempre all’apparecchio sopra avremo:

tab2In questo caso si nota come l’apparecchio, inclinato di 5°, non sia più conforme alle norme contro l’inquinamento luminoso.
I produttori di corpi illuminanti sono in grado di fornire tabelle che permettono di risalire al valore misurato dell’intensità luminosa emessa ad ogni angolo γ (gamma). In particolare queste tabelle di dati fotometrici di apparecchi d’illuminazione vengono realizzate e certificate da opportuni laboratori specializzati di enti terzi. Ad esempio l’Istituto Marchio di Qualità Italiano (IMQ) ha istituito il marchio di qualità “Performance” che come si può vedere dalla tabella riportata può essere utile per verificare per valori di γ maggiori di 90° se l’apparecchio è conforme alla LR 17/00.
La certificazione delle curve fotometriche da parte di un ente abilitato è obbligatoria per qualsiasi produttore che voglia vendere in Italia.

3.3) Comprendere i files Eulumdat

Le informazioni relative ad un apparecchio di illuminazione (come ad esempio le fotometrie indicate sopra) possono venire riassunte in formato elettronico tramite una codifica chiamata eulumdat (file con estensione *.ldt).
Per aprire questi files occorre un programma dedicato; in questa sede utilizziamo QLumEdit, un programma freeware che consente di leggere gli eulumdat.
Riferendoci all’apparecchio visto sopra, aprendo il file eulumdat, possiamo vedere che nella pagina “Diagram” viene indicata la curva fotometrica

qlum1
In “Luminous intensity” viene invece indicata la forma tabellare

qlum2
Inoltre nelle altre pagine possiamo leggere alcune caratteristiche di cui verrà discusso più avanti.
A tutti coloro che devono visionare un apparecchio di illuminazione consiglio sempre di farsi consegnare preventivamente i files eulumdat , in quanto dalle caratteristiche indicate è possibile farsi un’idea ben precisa dell’apparecchio (oltre ovviamente ad essere indispensabili qualora si voglia fare una simulazione dell’illuminamento su strada con programmi di calcolo).

3.4) Calcolo dell’illuminamento

Per capire il risultato “a terra” di una curva fotometrica è possibile eseguire il calcolo dell’illuminamento come indicato in precedenza. Pur non essendo più fondamentale ai fini dell’illuminazione stradale secondo nuova UNI 11248, risulta un buon indicatore in quanto rispecchia abbastanza fedelmente la “forma” dell’illuminazione sulla strada che fornisce un apparecchio.

Prendendo in considerazione l’apparecchio visto in precedenza, possiamo osservare come la curva fotometrica e la descrizione che ne abbiamo dato rispecchi l’illuminamento a terra:

iridiumInfatti possiamo osservare come l’illuminamento si mantenga abbastanza uniforme per tutto il piano (i colori vanno dal rosso->molta luce al viola->poca luce); inoltre la forma simmetrica della curva si rispecchia in un illuminazione simmetrica del piano. Inoltre possiamo osservare che la simmetria nel piano C90-C270 e la direzione verticale rispecchia una illuminazione che si sviluppa verticalmente al di sotto del punto luce (indicato con un puntino rosso in figura).

Prendendo in considerazione la curva fotometrica di un tipico apparecchio di illuminazione, possiamo vedere come la forma “allargata” della curva cerchi di fornire la massima ampiezza di illuminazione ed uniformità soprattutto verso quello che è il centro della careggiata; la forma protesa in avanti lungo il piano C90-C270 si riflette nello spostamento “in avanti” dell’illuminazione sul piano considerato:

koffer

4) Cosa “deve fare” un apparecchio stradale

Gli apparecchi per illuminazione stradale devono soddisfare requisiti molto stringenti sia dal punto di vista fotometrico sia da quello costruttivo. Il flusso luminoso deve essere indirizzato con precisione nelle direzioni ottimali per la visibilità sulla strada e deve invece essere schermato nelle direzioni che possono procurare fastidio ai conducenti.
Le normative impongono valori di luminanza tali da garantire un buon discernimento degli ostacoli e al contempo una uniformità dell’illuminazione.
La luminanza è una grandezza vettoriale che esprime la densità con cui un’intensità luminosa viene emessa da una superficie e per questo motivo rappresenta in maniera adeguata la sensazione visiva prodotta da una sorgente luminosa sull’occhio umano (ad esempio una sorgente che emette una certa intensità da una superficie molto piccola produce sull’occhio una sensazione molto più forte di una sorgente analoga ma con una superficie molto più ampia).
Questa grandezza si distingue dall’illuminamento visto sopra perché non definisce la componente “reale” di luce che arriva a terra, ma piuttosto una componente “soggettiva” che appare all’osservatore in funzione dell’angolo dal quale sta osservando l’oggetto: in questo modo è possibile calcolare la densità di luce emessa da una superficie e che raggiunge l’osservatore con un certo angolo di visuale.
Inoltre per le applicazioni stradali è particolarmente calzante,in quanto riferita alla luminosità del manto stradale e come questa viene percepita dagli automobilisti.
Spesso viene valutata non tanto la luminanza in sé, quanto il rapporto fra questa e la luminanza degli oggetti vicini o dello sfondo. Anche nell’illuminazione stradale si tende ad ottenere una buona visibilità degli ostacoli aumentando il contrasto di luminanza fra il manto stradale e gli ostacoli stessi, cercando di rendere massima la luminanza del manto stradale nella direzione di vista prevalente di un osservatore (che si trova compresa in un angolo molto ristretto, da -1,5° a 0,5° rispetto all’orizzonte). Per ottenere un adeguato livello di luminanza in questa direzione, si devono privilegiare le direzioni di incidenza della luce molto radenti, capaci di generare verso il conducente una luminanza elevata grazie alla riflessione del manto stradale e in particolare alla sua componente speculare.
Il solido fotometrico di un apparecchio stradale avrà pertanto una forma simmetrica molto aperta, con il massimo di intensità per angoli molto elevati; allo stesso modo, per angoli troppo elevati, un’intensità molto elevata sarebbe causa di fenomeni di abbagliamento. Per questo motivo la curva fotometrica ottimale si presenta come simmetrica al piano longitudinale della strada, con intensità massime comprese fra i 65° e i 75° rispetto alla verticale e intensità molto ridotte oltre i 75° – 80°.
Lungo la direzione trasversale alla strada, la curva fotometrica è invece asimmetrica,  con direzione prevalente del flusso verso la strada nel caso l’installazione lungo il bordo strada.

La forma della curva fotometrica è importante per capire in modo intuitivo il comportamento dell’apparecchio che stiamo analizzando.
Nel caso di apparecchi destinati all’illuminazione stradale, è molto importante che la curva fotometrica invii la luce solo nelle direzioni interessate (lungo l’asse della strada e non al di fuori di essa) e con le giuste intensità luminose (distribuita la più uniformemente possibile). Risulta infatti evidente che, se vogliamo puntare all’installazione di un minor numero di apparecchi, questi dovranno “allargare” il più possibile il fascio luminoso. Per “allargare” si intende, riferendosi al piano (C0-C180 del disegno nella precedente pagina), inviare lateralmente molta luce, quindi con elevata intensità. Sulla verticale il livello di luce necessario è inferiore perché, come visto in precedenza, al fine di mantenere una illuminazione uniforme, la legge dell’inverso del quadrato impone una drastica riduzione dell’intensità luminosa.
Sul piano C90-C270 risulta importante prevedere maggiori intensità luminose verso il lato strada (comprese fra 0° e 90°).
Generalmente elevati coefficienti di uniformità portano a migliori risultati in termini di percezione visiva, pertanto strade con minore intensità luminosa ma con migliori parametri di uniformità sono senz’altro da preferirsi a vie molto luminose con scarsa uniformità. Inoltre, per evitare un’installazione su due lati della carreggiata o il ricorso a sbracci, si lavora sull’ottica in modo tale da garantire un’asimmetria che spinga la luce, oltre che lateralmente (destra e sinistra), anche in profondità (avanti). L’introduzione di questa ulteriore asimmetria ha consentito di riportare l’apparecchio sul bordo della carreggiata, come la classica applicazione su palo diritto.
La soluzione “testa palo” è da preferire alle installazioni su sbraccio, in quanto meno problematiche dal punto di vista manutentivo.
Nella scelta di apparecchi più efficienti rimane prioritaria la forma della curva sul piano C0-C180. La curva ideale dovrebbe avere un intensità luminosa verso il basso sufficiente, per ottenere il livello di illuminamento richiesto, poi ad angoli sempre più elevati l’intensità dovrà aumentare sempre più, infatti, è necessaria più luce mano a mano che aumenta la distanza tra la sorgente luminosa e la superficie, non dimenticando che l’inclinazione della luce aumenta sempre più incrementando ulteriormente la necessità di più luce. Verso inclinazioni di più o meno 70° è necessario che l’emissione della luce cessi. E’ importante che crolli molto rapidamente, il cosiddetto taglio netto della luce, meglio conosciuto come cut-off. L’emissione di intensità luminose oltre tali angolazioni non è più efficace e può risultare controproducente per l’effetto di abbagliamento procurato verso gli osservatori.

I due seguenti diagrammi danno un’indicazione delle forme ottimali che dovrebbero avere le curve isolux di un apparecchio di illuminazione stradale (con installazione su lato strada):

NM

PS

Ai fini della limitazione dell’abbagliamento può risultare utile tenere a mente la classificazione degli apparecchi in funzione della classificazione CIE 1977 degli apparecchi stradali in funzione della direzione di intensità massima e della intensità emessa oltre gli 80° (che generalmente viene indicata sulle specifiche degli apparecchi di illuminazione).

cutoff Da quanto detto in precedenza appare ovvio che gli apparecchi che producono minore abbagliamento risultano gli apparecchi cut-off .

5) Controllo del flusso luminoso verso l’alto

Il fenomeno comunemente indicato col termine “inquinamento luminoso”, in realtà dovrebbe venir chiamato “dispersione del flusso luminoso verso l’alto”.
Per quanto non sia dannoso, si tratta di un fenomeno che può essere fastidioso, in particolare in vicinanza degli osservatori astronomici, oltre che a limitare fortemente la quantità di luce utile che raggiunge il piano illuminato. Si cerca pertanto di ridurlo al minimo riducendo le intensità luminose emesse per angoli superiori a 90° rispetto alla verticale: gli apparecchio cut-off rispondono a questi requisiti e sono stati pertanto presi a modello nelle indicazioni delle varie leggi regionali in materia di inquinamento luminoso come apparecchio da installare in ambito stradale.
In realtà questo accorgimento non è comunque sufficiente, in quanto (soprattutto in ambito urbano) gran parte del flusso luminoso verso l’alto è dovuto alla riflessione del manto stradale e dalle altre superfici investite dalla luce: il dibattito in materia è ancora vivo e si assiste periodicamente a controversie fra le varie “fazioni” che vi prendono parte.
Non è questo l’ambito più appropriato per discutere di questa questione: ci si limita solamente a prendere atto che ormai la richiesta di apparecchi cut-off è presente in tutte le legislazioni regionali in materia.

6) Apparecchi a LED per illuminazione stradale

Spesso gli apparecchi tradizionali prevedono una certa possibilità di modificare le caratteristiche di emissione grazie a diverse posizioni di montaggio della lampada rispetto al riflettore, alle quali corrispondono solidi fotometrici con caratteristiche diverse: lo spostamento verticale da luogo a solidi fotometrici più o meno aperti in senso longitudinale rispetto alla strada, mentre lo spostamento orizzontale dà luogo a solidi più o meno asimmetrici in senso trasversale.
Ovviamente questa possibilità resta preclusa ad un apparecchio a LED, per i quali i produttori devono prevedere tanti modelli diversi per ogni curva fotometrica desiderata (e che quindi sono vincolati all’installazione prevista dal progetto illuminotecnico, senza poter essere spostati in situazioni differenti).
Questo limite incide in maniera pesante sulle possibilità di prefabbricazione delle componenti e quindi sui costi. Per ovviare a questo inconveniente e garantire al tempo stesso un’ottima resa i produttori di apparecchi a LED adottano le seguenti strategie:

  1. la prima soluzione consiste nel predisporre una piastra di LED in cui ognuno di questo abbia una diversa inclinazione, che possa portare ad un “mosaico” ottimale a terra; questa soluzione consente di sfruttare al massimo le potenzialità dei LED, senza ridurre l’intensità con lenti correttive, ma ovviamente è molto dispendiosa, in quanto ogni piastra deve essere un pezzo unico appositamente sagomato con diverse inclinazioni all’interno. Inoltre ogni diversa configurazione dell’ottica va pensata come un nuovo “pezzo” unico da mettere in produzione, con ricadute economiche notevoli poiché è possibile serializzare solo un discreto numero di configurazionigpe
  2. la seconda soluzione, più economica, consiste nel predisporre diverse file di LED su una piastra “standard” orizzontale e successivamente applicare a questi differenti micro-lenti, che hanno il compito di diffondere la luce in modo appropriato; il prezzo contenuto è dovuto alla grande flessibilità data dall’utilizzo di diverse lenti applicate su una piastra di base comune a tutti i modelli (questo consente una grande standardizzazione dei pezzi). Lo scotto che si paga è quello di una riduzione del flusso luminoso, dovuta all’applicazione di lenti sopra ogni LEDruud

7) Prestazioni: rendimento e flusso luminoso verso il basso

Oltre alla caratterizzazione della modalità di distribuzione della luce, uno dei parametri da prendere in considerazione è la capacità di un apparecchio di distribuire il flusso delle lampade con il minimo di perdite dovute all’assorbimento da parte del riflettore o ad altri fattori.
Il rendimento esprime il rapporto fra il flusso emesso dall’apparecchio e  il flusso emesso dalle lampade con cui l’apparecchio è equipaggiato (ed è quindi un valore compreso fra 0 e 1).
Ad esempio, un rendimento del 90% significa che se la lampada equipaggiata emette 10000 lm, in realtà l’apparecchio (vuoi per rifrazioni interne, perdite dovute alle ottiche, ecc…) emette 9000 lm.
Il rendimento esprime unicamente un rapporto di efficienza dell’apparecchio (in pratica esplicita le “perdite” di flusso) ma non esprime la “direzione” del fascio luminoso.
Generalmente per un apparecchio di illuminazione stradale è fondamentale che tutto il flusso sia rivolto verso la metà inferiore della sfera luminosa (e questo è garantito ad esempio dal rispetto delle norme contro l’inquinamento luminoso) e per questo motivo, al rendimento si preferisce il rendimento di flusso luminoso rivolta verso il basso, chiamato brevemente DLor.
Ad esempio, riferendoci sempre ad una lampada che emette 10000 lm, un DLor pari all’ 80% significa che l’apparecchio di illuminazione emetterà un flusso luminoso totale diretto verso il basso pari a 8000 lm.
Un apparecchio tradizionale di illuminazione di ultima generazione che monta lampade al sodio alta pressione presenta valori di DLor prossimi all’80%: questo significa che equipaggiato con una sorgente da 100W SAP da 10000 lm riversa nell’emisfero inferiore 8000 lm.
Ovviamente il rendimento non indica “come” viene illuminata la superficie di riferimento e per questo non è un parametro che da solo può definire le prestazioni di un apparecchio di illuminazione.

Per valutare il DLor di un apparecchio utilizziamo ancora QLumEdit: nella sezione Luminaire vengono indicate le percentuali di flusso luminoso orientato verso il basso ed il rendimentorendimento
In questo caso si può vedere come l’apparecchio abbia un rendimento dell’ 80% e convogli tutto il flusso luminoso verso il basso (100% indicato nella tabella). Per calcolare il fattore DLor basta semplicemente moltiplicare fra loro questi due fattori ed ottenere così il rendimento del flusso luminoso verso il basso.

8 ) Efficienza luminosa globale degli apparecchi

A questo punto siamo in grado di valutare l’efficienza luminosa globale degli apparecchi e quindi confrontare la loro bontà dal punto di vista quantitativo (si suppone di seguito che ogni apparecchio preso in esame risponda correttamente al compito visivo assegnatoli).
L’efficienza luminosa viene calcolata come rapporto fra flusso luminoso emesso e potenza totale assorbita dall’apparecchio.
Il valore del flusso luminoso in questo caso sarà quello realmente uscente dall’apparecchio, calcolato come sopra tramite il coefficiente DLor.
La potenza totale assorbita invece è quella comprensiva di lampade, alimentatore, perdite, ecc.. Questa corrisponde alla potenza che si potrebbe leggere “a monte” dell’apparecchio se andassi a misurarla mentre sta funzionando. Per stimare la potenza assorbita, qualora si abbia come valore di riferimento unicamente la potenza assorbita dalle lampade, occorre considerare che un alimentatore elettronico di nuova generazione assorbe circa il 7%-15% in più rispetto a questo dato per le lampade a scarica (ovviamente più la potenza delle lampade aumenta, più aumenta in percentuale la potenza assorbita dall’alimentatore e le perdite correlate). Per le lampade al sodio, abbiamo circa 75W totali per una lampada da 70W, 107W totali per una lampada da 100W, ecc..
Per le lampade al LED invece si può stimare che un alimentatore elettronico per queste lampade assorba circa il 13%-18% in più rispetto alla potenza dichiarata delle lampade, poichè non sempre il fattore di potenza è superiore a 0,95 come per le lampade a scarica.
In questo caso sarebbe quindi più corretto parlare di potenza apparente (VA) dell’apparecchio ed è questa quindi che verrà presa in considerazione di seguito.

A questo punto siamo in grado di calcolare l’efficienza luminosa globale degli apparecchi di illuminazione stradale.
Ad esempio, un apparecchio tradizionale che monta una lampada SAP di ultima generazione a 100W (di flusso luminoso pari a 10700lm), con alimentatore elettronico e DLor pari al 80% (consideriamo fra i migliori apparecchi in circolazione) avrà un rendimento globale di:

10700*80%/107 = 80 lm/W

Prendendo invece i dati di una famosa ditta produttrice di  apparecchi LED abbiamo che un apparecchio che monta 100 LED alimentati a 350mA produce un flusso luminoso pari a 10000lm ed un consumo di 100*1,1W=110W+alimentatore=127W.  Dagli eulumdat si può leggere un DLor pari a 85,7% (è un apparecchio con microottiche, come indicato sopra). In questo modo possiamo calcolare un rendimento globale di:

10000*85,7%/127 = 67 lm/W

Non dissimili sono i dati di un’altrettanto famosa ditta che per un apparecchio a 43 LED alimentati a 350mA dichiara un flusso luminoso di 4376 lm per un consumo totale di 72W e un DLor pari al 100% (in questo caso è un apparecchio senza microottiche). In questo modo abbiamo un rendimento globale simile al precedente:

4376*100%/72= 61 lm/W

Invito tutti a fare delle prove per verificare quanto ho detto.

Se la matematica non è un opinione, a parità di qualità della distribuzione della luce (tutti e tre gli apparecchi indicati sopra consentono di ottenere luminosità ed uniformità sul manto stradale) risulta che gli apparecchi tradizionali forniscono comunque un 30% di luce in più rispetto agli apparecchi a LED.
Guarda caso il ricorso allo sconto di categoria illuminotecnica (sbandierato da tutti i produttori di apparecchi a LED) consente appunto di ridurre di circa il 33% il flusso luminoso necessario per illuminare correttamente una strada (e quindi parificare i risultati).

9) Conclusioni (provvisorie)

Come ho già avuto modo di affermare, i LED sono una tecnologia molto promettente, che ha grandi possibilità (si parla di limiti superiori ai 400 lm/W). Molto presto, quando LED a 140 lm/W saranno disponibili a prezzi commerciali, la superiorità di questa tecnologia sarà manifesta.

Oggi come oggi però per l’illuminazione stradale non si hanno ancora condizioni accettabili che possano garantire la giusta illuminazione ed al contempo un risparmio energetico rispetto agli standard degli apparecchi di illuminazione tradizionali (ma di questo parlerò nella terza parte di questo lungo articolo).

Chiunque affermi il contrario sarebbe pregato di fornire una dimostrazione più che attendibile dei propri risultati (sulla linea che ho seguito io per la dimostrazione delle varie caratteristiche dei LED): è molto facile dire “io posso farti risparmiare il 50%” e poi elencare una serie di caratteristiche estrapolate in maniera del tutto arbitraria dai dati ufficiali.
Il metodo per calcolare l’efficienza, il consumo e la qualità di un apparecchio a LED è stato indicato in questi due articoli e spero pertanto che siano di aiuto ai tecnici che vogliano capirci qualcosa nel gran polverone sollevato in questi ultimi tempi.

S.V.B.E.E.Q.V.

Matteo Seraceni

L’articolo continua con un intermezzo.

252 comments

  1. Ciao,
    Articolo molto chiaro, anche se non mi è chiara una piccola cosa…tu in sostanza moltiplichi il flusso emesso della lampada per il Dlor ovvero consideri il flusso utile che viene emesso dalla sorgente verso il basso, considerando le varie perdite causate dall’apparecchio (interiflessioni, vetri, ecc). Poi dividi per la potenza effettivamente assorbita (incluse le varie perdite negli ausiliari)Diciamo che in sostanza il risultato altro non è che una via di mezzo tra efficienza luminosa (termine che normalmente si riferisce alle sorgenti ed esprime appunto il rapporto tra flusso emesso in 4pigreco steradianti e potenza assorbita) e rendimento dell’apparecchio, anche se si potrebbe dire “più che rendimento” ,visto che Dlor considera solo il flusso uscente in direzione del piano stradale.
    Un’altra nota…forse c’è un’errore di battitura 10700*78%/107 = 80 lm/W, ma tu citi un Dlor di 80%….
    Ciao ciao

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    1. Ops, errore di battitura: corretto.
      La valutazione che propongo nasce da un concetto abbastanza semplice: per massimizzare il compito di un apparecchio luminoso, occorre che tutta la luce emessa sia convogliata “a terra” ed inoltre che lo faccia col minimo di perdite; da qui nasce l’esigenza di considerare il DLor come parametro fondamentale per valutare l’efficienza delle ottiche di un apparecchio (o comunque dei suoi sistemi di distribuzione della luce).
      Un altro parametro fondamentale è poi l’energia totale impiegata (per l’utente finale, ai fini del consumo energetico, poco importa che lampade vengono installate; piuttosto invece è importante quanto quel punto luce assorbe): come ho detto all’inizio del capitolo, l’apparecchio di illuminazione va considerato come “blocco” intero con un input(energia) ed un output(luce).
      Da qui la considerazione di valutare come parametro il rapporto output/input espresso appunto dai parametri sopra citati.

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  2. Ciao Guido,
    ti posso assicurare che non è esattamente così…diciamo che lo stradale è un po’ indietro, o meglio non ancora molto diffuso.
    Per quanto riguarda invece applicazioni architettoniche (vi prego no architetturali eh…. 😉 ) si vedono già delle cose esimie…
    giacomo

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  3. Stimato Matteo Saraceni,

    mi complimento per la trattazione rigorosa e chiarificatrice.
    Debbo tuttavia farle notare che la durata di almeno 50.000 ore dei LED, anche da lei confermata, fa comunque pendere la bilancia costi/benefici verso questi semiconduttori se paragonati alle classiche lampadine al sodio per illuminazione pubblica (di cui sarebbe bene dichiarare la durata media e il decadimento di emissione nel ciclo di vita), anche a fronte di altri parametri quali accensione immediata e pilotaggio “intelligente” tramite driver.
    Gradirei un parere in merito. Grazie.

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  4. Una durata di 50000 ore sembra ormai cosa assodata (diverso invece il discorso per chi propone 90000 o 150000 ore di durata…) ed in effetti forse è questo il parametro più importante nella tecnologia LED.
    Lungi da me affermare che i LED non sono una sorgente utilizzabile oppure che non sono affidabili: le mie considerazioni sono fatte unicamente da un punto di vista di utilizzazione ottimale delle fonti. Io mi baso sempre da considerazioni fatte da chi lavora per gli Enti pubblici e quindi generalmente mira al massimo risultato col minor consumo di energia ed impatto ambientale e con la minore spesa possibile di acquisto e gestione.
    E’ ovvio che prescindendo da questi parametri ogni apparecchio di illuminazione (restando sempre conformi alle normative) va bene.
    Delle lampade al sodio avevo già parlato nel precedente articolo, comunque posso riassumere brevemente i dati richiesti:
    – durata media: circa 16000 ore
    – decadimento (a 16000 ore): circa 12% per le 70W, circa 7% per le lampade da 100W in su
    Mentre per i LED abbiamo:
    – durata media: circa 50000 ore
    – decadimento (a 50000 ore): 30% (la vita media del LED è considerata L70 è basata su questo dato)
    Già da questi parametri si può capire che la maggiore durata viene pagata con un decadimento più marcato (ma di questo, ricordo ancora, ho già parlato).
    Poi c’è pure da considerare il prezzo e l’efficienza luminosa, parametri in cui ancora le lampade tradizionali hanno il sopravvento.
    L’accensione immediata è appannaggio dei LED, è vero, ma ricordo che non stiamo parlando delle luci della cucina: l’accensione immediata oppure di un minuto non cambia molto nell’illuminazione stradale (quando le luci vengono accese al tramonto e quindi non ancora in piena notte).
    Inoltre il pilotaggio intelligente non è del LED, ma dell’alimentatore elettronico, che può essere montato anche nelle lampade tradizionali: anzi, la società per cui lavoro monta generalmente solo apparecchi con alimentatore elettronico regolati da remoto.
    Infine vorrei ricordare che i dati sopra sono riferiti a lampade “standard” al sodio.
    Da tempo esistono lampade con stesse caratteristiche di efficienza ma con resa luminosa maggiore di 80 oppure lampade a doppio bruciatore che hanno una vita media pari a 35000 ore.
    Insomma, se un vuole spendere gli stessi soldi che spenderebbe per un LED le soluzioni “tradizionali” alternative esistono già.
    A questo punto mi rivolgo a tutti coloro che affermano che uno dovrebbe installare “a forza” apparecchi a LED, anche se costano di più e rendono meno, perchè occorre sviluppare la tecnologia: ragazzi, hanno tolto l’ICI e dimezzato i fondi agli Enti Statali, ergo I COMUNI NON HANNO UN SOLDO! Se i privati si sentono di finanziare di tasca propria queste opere, sono il primo a propormi come coordinatore, visto che anch’io credo fermamente nello sviluppo della tecnologia a LED.
    A presto

    Matteo

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  5. Visto che sono in vena di commenti, ripropongo un brano di discussione su questo articolo apparso sul forum di Giacomo (Sic!) : http://www.luxemozione.com

    Lucia:
    Ciao,
    l’articolo mi sembra molto ben scritto.
    Vorrei solo fare un’osservazione: come mai nel calcolo della potenza di sistema hai considerato per i LED l’assorbimento comprensivo del fattore di potenza (e quindi l’assorbimento in VA che per 100 LEd @ 350mA equivale a 127) mentre per le lampade a scarica non lo hai considerato?
    Dai miei calcoli i Lumen/W della 100W sodio dovrebbero essere circa 72 lum/W.
    Ciao

    Matteo (che sarei io):
    Per le lampade al sodio ho considerato un alimentatore elettronico (non ferro-magnetico) ed i Watt assorbiti sono medie valutate direttamente “sul campo” delle potenze assorbite per diversi tipi di accoppiamento alimentatore/lampada. Per i LED purtroppo ci sono range ancora molto elevati per diversi tipi di produttori e alimentatori.
    Ciao

    Lucia:
    Ho capito, allora dovresti considerare per 100 LED 114W di assorbimento compreso l’alimentare elettronico
    Ciao

    Matteo:
    No.

    – Una lampada SAP da 100W “consuma” 100W.
    – Un led a 350mA e tensione di circa 3,3V consuma circa 1,12W.100 led “consumano” 112W.

    – Una lampada al sap più alimentatore “consuma” 107W
    – 100 led più alimentatore “consumano” 127W

    Lucia:
    Appunto il consumo del LED dipende dalla tenzione, che a 350mA non è uguale per tutti i tipi di LED, se consideri la migoliore lampada a scarica che esiste sul mercato con la migliiore ottica (efficenza intorno all’80% quindi ovviamente Iridum Philips)dovresti per correttezza usare anche il miglior LED che esiste sul mercato che a una tenzione di circa 3.10V quindi 1.08W per LED, perdite alimentatore elettronico circa 7%. Consumo totale 115W per 100 LED.

    Matteo:
    1.08W per LED ci può stare, ma un 7% per l’alimentatore elettronico assolutamente no (visto che il LED va a corrente pilotata).
    Dai nostri test i RUUD montano un alimentatore che prende circa il 13%, mentre i Philips si attestano al 15%.
    100 LED che consumano “realmente” 115W mi sembra poco poco: hai dei rilievi sul campo che possono attestare queste misure (mi interessano poco i conti teorici)?
    Comunque, nel caso “ipotetico” di 115W, avremo sempre:
    10000*85,7%/115 = 75 lm/W
    che è 5 lm/W ancora inferiore al SAP.
    Non ci siamo ancora.
    Bisogna inventarsi qualcosaltro 🙂

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    1. Un apparecchio SAP 100W con alimentatore ferromagnetico assorbe circa 120W. Con alimentatore elettronico 107W. Risparmio 13W. Con 4200 ore/anno di funzionamento, risparmi 54,6 kWh/anno pari a circa 5,5 Euro/anno (se hai un buon contratto dell’energia!!!). Non considerando gli oneri finanziari, compensati da una maggior vita della lampada, arrivo al pareggio in circa 9 anni, ovvero circa 40000 ore di funzionamento. Considerando che dopo tale periodo un ferromagnetico inizia ad avere su un po’ di polvere ma è pronto a durare almeno altri 30 anni, cosa succede ad un alimentatore elettronico? Contrariamente ai LED, non ho trovato sui cataloghi dei costruttori molti dati sulle durate (e se le regole valgono per tutte le tecnologie, dovrebbero essere dati certificati da ente terzo…). Ho trovato invece dati preoccupanti sulle temperature di funzionamento, molto vicine ai valori generalmente riscontrabili all’interno di un apparecchio di ultima generazione (un dato incontrovertibile è la diminuzione delle dimensioni dei corpi illuminanti per reggere sul mercato; vedi ad esempio il caso Grechi che è passata dall’Iperbole all’Ellisse alla Sinapsi…).
      Qualcuno può darmi qualche informazione??
      ciao.

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      1. Le temperature di funzionamento non dovrebbero influire troppo su un alimentatore elettronico (che, come tutti gli elettronici, soffre alle alte temperature) perchè in un apparecchio tradizionale (di buona fattura ovviamente) l’alimentatore è sistemato in un vano a parte.
        Il cacolo che fai di principio è giusto, ma per un alimentatore ferromagnetico va considerato anche lo sfasamento ed il fatto che non avendo nessun controllo sulla tensione porta l’apparecchio a consumare più o meno (e quindi a fare più o meno luce) in base alla tensione in entrata. Considerando questi fattori in genere un 100W SAP consuma più di 120W.
        E’ vero, un alimentatore elttronico ha una vita media di circa 15 anni (e forse meno). Quindi dopo questi anni va riconsiderato l’acquisto.
        Quindi il calcolo che devi fare è su 30 anni con due acquisiti di alimentatori elettronici (che ormai non costano poi così tanto in più rispetto a quelli ferromagnetici). Per il ferromagnetico però devi tener conto degli oneri ulteriori derivati dalla sostituzione del fusibile o dell’accenditore (parti che si rompono facilmente): anche se ognuno costa una decina di euro, la spesa grossa è data dal costo dei due manutentori+cestello che fanno la sostituzione del pezzo.
        Quindi il calcolo giusto è:
        1) Alimentatore elettronico:
        – 2 acquisti in 30 anni
        – risparmio di circa il 15% di energia
        2) Alimentatore elettromagnetico:
        – 1 acquisto in 30 anni
        – 3/4 sostituzioni di ausiliari
        – 10%-15% di rottura maggiore sulle lampade
        Ciao

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  6. Grazie!
    Mi dispiace, ma ho cercato veramente di essere il più chiaro possibile.
    Se dici così mi scoraggio…
    Cmq nel prossimo capitolo metterò dei grafici e delle tabelle e basta, così forse sarà più chiaro per tutti.
    A presto

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  7. Scusate se mi intrometto nuovamente: ho letto e purtroppo non ho ancora capito molto, ma penso è perchè non sono pratico dell’argomento.
    Quello che però penso di aver capito è che calcoli l’efficienza luminosa come “quello che esce” / “quello che entra” dall’apparecchio, o no? Come dire quanti km faccio con una macchina con un litro, o mi sbaglio?
    Perchè allora non si prende sempre questo parametro come riferimento e invece mettono tutte quelle altre cose che dici tu e che non si capisce a cosa servono?
    Voglio dire: da quello che dici tu i LED sono ancora indietro!

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  8. Egr. Saraceni,
    ho letto che lei (nonostante i pochi anni di esperienza) lavora a contatto con le Amministrazioni Comunali.
    Volevo quindi chiederle che esperienze ha avuto e, dato che sembra abbastanza ferrato nell’argomento, volevo capire se era disponibile ad una consulenza riguardo l’illuminazione pubblica del nostro Comune.
    Se è interessato mi contatti.
    Distinti Saluti

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  9. L’argomento non è facile da spiegare…poi è un difetto degli ingenieri dare per scontate molte cose 😉
    comunque diciamo che per l’appunto è l’efficienza dell’apparecchio ossia quanto luce emetto per quanto assorbo dove la quantità di luce è espressa in flusso luminoso (lumen-lm) e la potenza elettrica assorbita è espressa in watt (W).
    Matteo moltiplica il flusso luminoso complessivo di lampada per un parametro il DLOR che considera il flusso in direzione della strada e le perdite di flusso dovute ai vetri, ai riflettori, ecc…Chiaro?
    ciao
    Giacomo

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  10. Ok. Mi scuso ancora per le parti incomprensibili del post, ma è veramente difficile parlare di queste cose (ed in effetti mi accorgo solo ora del perchè tanti tecnici comunali ad esempio facciano così fatica a capire questi argomenti).
    Quello che volevo indicare come parametro è qualcosa che fosse riferito all’intero corpo illuminante: l’efficienza luminosa generalmente è solo riferita alle lampade montate, ed inoltre spesso non si fanno i raffronti con la reale potenza consumata dall’apparecchio, ma solo con quella nominale.
    Il confronto con l’automobile è quasi esatto (poichè in realtà con l’automobile si possono usare diversi carburanti ed andare a diverse velocità): diciamo che se facciamo il confronto fra tutte automobili a benzina che vanno sempre ai 100Km/h allora potrebbe essere un confronto accettabile, in quanto definisce l’efficienza del motore a parità di condizioni al contorno.
    I LED non “sono indietro”: è semplicemente la tecnologia che necessita di ulteriori sviluppi per essere al TOP (in fondo, riprendendo il paragone automobilistico, solo 5 anni fa ci sognavamo automobili che facevano 20km con un litro).
    Ciao

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  11. @ Alvin: Ormai sono due anni che lavoro come ingegnere per una nota società di gestione degli impianti di illuminazione.
    Forse due anni possono essere pochi, ma proprio perchè vengo da un campo che poco ha a che fare con i sistemi elettrici ho studiato tanto e fatto tanto (soprattutto nei cantieri) e quindi penso ormai di saperne abbastanza.
    E’ ovvio che non sarò Palladino o Castiglioni, ma me la cavo e posso dare volentieri un consiglio a chi ne ha bisogno.
    Saluti.
    Matteo

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  12. Per Matteo
    Ho trovato un tuo post in una discussione sui LED che cito testualmente:
    “L’efficienza luminosa esprime unicamente la capacità di una sorgente di convertire in flusso luminoso una certa quantità di energia; il flusso luminoso, a sua volta, dice solamente quanto una sorgente è potente da un punto di vista luminoso; poiché si tratta di una grandezza scalare, il flusso non fornisce alcuna informazione sulla qualità o sul tipo della luce emessa, sulla sua composizione spettrale, sulla sua tonalità di colore, né sulla sua ripartizione nello spazio.
    Litigare sulle varie efficienze luminose mi sembra pertanto un falso problema”
    nello stesso post affermi che il vero problema è fare illuminazione rispettando le normative e che TUTTI ma proprio TUTTI i prodotti a Led sono fuori norma.

    Dato che ormai da tempo ci sono prodotti a LED che rispettano pienamente le normative e leggi regionali hai cambiato idea e adesso l’efficienza luminosa diventa parametro di comparazione?
    Ciao

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  13. @Lucia: se guardi bene, ho ribadito il concetto anche in questo articolo. L’efficienza luminosa non dice assolutamente niente riguardo la qualità della luce.
    Come ho avuto modo di specificare il rapporto ha senso unicamente per due apparecchi che già rispettano le normative e che sappiamo avere già delle buone ottiche e distribuzione di luce.
    L’efficienza esprime un rapporto “quantitativo”, mentre la qualità va ovviamente giudicata a parte.
    La frase: “L’efficienza luminosa esprime unicamente la capacità di una sorgente di convertire in flusso luminoso una certa quantità di energia; il flusso luminoso, a sua volta, dice solamente quanto una sorgente è potente da un punto di vista luminoso; poiché si tratta di una grandezza scalare, il flusso non fornisce alcuna informazione sulla qualità o sul tipo della luce emessa, sulla sua composizione spettrale, sulla sua tonalità di colore, né sulla sua ripartizione nello spazio” dice appunto questo.
    Quando affermavo “Litigare sulle varie efficienze luminose mi sembra pertanto un falso problema” era perchè OVVIAMENTE prendere come termine di confronto UNICAMENTE l’efficienza luminosa non fornisce un quadro completo dell’illuminazione.
    All’efficienza vanno affiancati tanti altri parametri (che, peraltro, ho elencato puntigliosamente prima di quel paragrafo).
    Confermo che TUTTI I LED (od almeno i 100 e passa apparecchi da me visionati) OGGI SONO FUORI NORMA per l’illuminazione stradale di strade sopra la categoria ME4b, se si utilizzano potenze di utilizzo comparabili con i prodotti tradizionali ed anzichè utilizzare i dati dei produttori uno ha la voglia ed il tempo di rilevarsi da solo i dati fotometrici e le potenze impiegate (ed ovviamente non si fa abbindolare ad utilizzare coefficienti assurdi di 0,9 come dice RUUD oppure applicare riduzioni di categoria anche quando non ci sono i presupposti).
    Come vedi, non ho cambiato assolutamente opinione: sei solamente tu che estrapoli delle mie frasi senza contestualizzarle e fai conclusioni che non rispecchiano il mio pensiero.

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  14. Matteo, penso che quello che hai fatto sia molto bello (anche se ancora non ho capito del tutto…)
    Non arrabbiarti per quello che dice Lucia: si vede che è solo invidiosa.
    Continua così!
    Ciao
    Mark

    P.S. Spero che la terza parte la capirò di più…

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    1. Si, grazie, ma basta polemiche: se c’è qualcosa che non è chiaro o errato nel post sono pronto a correggerlo.
      I commenti in un blog servono proprio a questo.
      Per il resto: non sono assolutamente contro i LED.
      Anzi, fino ad oggi ne ho testati un centinaio e passa su strada per capire come potevano funzionare e ancora adesso continuiamo ad invitare nuove ditte a presentare i propri prodotti.
      Ho cominciato a scrivere questo articolo perchè un amico mi aveva chiesto di spiegargli il funzionamento degli apparecchi a LED, visto che anche lui si trovava nella condizione di non trovare alcun dato “certo” a riguardo, con le aziende che sparavano dati a caso e di loro comodo: così ho raccolto i dati derivati dalle sperimentazioni “in campo” che faccio con la società per cui lavoro affiancati dai dati ufficiali dei produttori di LED e tutto quello che ho scritto fino ad ora ha quindi un serio riscontro con la realtà dei fatti.
      Vorrei ricordare che, ancora oggi, una delle più grandi aziende del settore afferma che con un apparecchio a LED “è possibile risparmiare il 40% di energia rispetto all’utilizzo di un apparecchio con lampada al sodio” e che “i costi di manutenzione sono azzerati”.
      Ora, se non sono truffe queste, poco ci manca. Tanto più che i tecnici degli Enti pubblici spesso e volentieri non sanno nemmeno distinguere fra una lampada al sodio e una al mercurio, figuriamoci se sono in grado di capire l’inghippo che si cela nei dati presentati da questi signori.
      Quello che voglio dire è che non mi sono inventato io questi dati.
      La mia vuole quindi essere una semplice (ma a quanto pare neppure tanto semplice…) guida alla comprensione di cosa è un apparecchio stradale e di come funzionano di conseguenza gli apparecchi a LED.
      Poi non è la Bibbia: quando qualcuno porta dei dati nuovi e confermati, come ha fatto in precedenza la Bergamaschi cambio l’articolo di conseguenza coi nuovi dati. Così seppure non perfetto, spero di avvicinarmi ad essere il più preciso possibile.
      A presto
      Matteo

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    1. Ciao.
      Già guardato e nel prossimo post metterò appunto a confronto il progetto di ENEL Sole presentato nell’ultimo numero di LUCE (in cui appunto vengono utilizzati degli Archilede) con lo stesso progetto in cui vengono utilizzati delle lampade al sodio alta pressione, dimostrando che i consumi sono identici (pur penalizzando di una categoria l’installazione fatta col SAP).
      Non solo: dimostrerò anche che con nuove lampade ad alogenuri (che hanno quindi luce bianca come i LED) riesco a risparmiare il 40% rispetto alla proposta di ENEL Sole sullo stesso progetto.
      Come vedi, sono anch’io stupito da questi risultati…
      A presto

      Matteo

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        1. Mah…credi che Luce voglia pubblicare un articolo in cui viene sconfessato uno dei principali inserzionisti?
          Ero indeciso se pubblicare il tutto sul mio blog oppure no (ovviamente se qualche altra rivista è interessata, sono ben contento di farlo anche su carta stampata).
          In ogni modo, nei commenti precedenti, ho allegato un calcolo in Dialux in cui dimostro questo.
          Ciao

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    1. Un barattolo che DI SERIE monta un alimentatore che permette l’impostazione di 4 profili di dimmerazione modificabili (come gli altri apparecchi a LED iGuzzini…) con la possibilità quindi di ottemperare alle vari leggi regionali senza ulteriori dispositivi risparmiando un buon 15% di energia in più! Un altro utilizzo è di poter lavorare con l’apparecchio di taglia maggiore (i costi variano poco…) dimmerato, riducendo l’abbagliamento, la corrente di pilotaggio e quindi allungando la vita.
      Piccola parentesi: cosa succede quando un elettricista deve cercare un guasto? Accende l’impianto e spesso (se il guasto è nel quadro…) lascia l’impianto acceso per giornate intere, anche durante la stagione estiva. Cosa succede ad Archilede? Assolutamente nulla: l’alimentatore è collegato ad una termocoppia che riduce la corrente di pilotaggio fino allo spegnimento dei LED, se necessario, per portare il LED stessi entro limiti di temperatura accettabili. E gli altri? vanno tranquilli a manetta ed i LED sono sottoposti a stress notevoli con riduzione di vita e flusso!! Soprattutto se come RUUD, tutti i parametri sono definiti con una temperatura ambiente di funzionamento pari a 15 °C…

      Fai clic per accedere a Road_montV.pdf

      Ciao a tutti!!!

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      1. Parliamo di prestazioni fotometriche e termiche, non solo elettriche.
        1)Il nostro barattolino Archilede è dotato di un sistema di riduzione del flusso in caso di superamento della soglia stabilita dal costruttore, ossia Iguzini x Enelsole. Cioè si riduce la corrente di funzionamento, quindi la temperature, ma anche il flusso emesso dal diodo.
        Purtroppo non dimentichiamo che la riduzione del flusso è possibile solo e solo in caso di declassamento cioè quando si manifestano particolari eventi quali la riduzione del flusso di traffico.
        Parlando poi più nello specifico di prestazione fotometrica, di cui tu mi par di vedere dimentichi di parlare, dico solo una cosa: hai mai visto una strada illuminata dal tuo prodotto preferito?
        No perchè conti alla mano mi pare di vedere ci siano delle belle differenze tra dialux e la pratica. Noo..vuoi dirmi che le fotometrie sono taroccate? Non sia mai!Non lo fa nessuno.
        Forse dovrei usare lo stesso software che usa Enel Sole nelle presentazioni ai comuni.
        Altra cosa, un mio amico sindaco mi ha raccontato che Enel prevede manutenzione sull’archilede solo nel caso di “rottura” entro una certa % (mi pare il 30% non ricordo)
        E’ vero il diodo è garantito 50mila ore (almeno questo è quanto ci dicono le proiezioni statistiche) ma ipotizziamo che si spengano anche solo il 10% dei led per rottura catastrofica. Beh, per il tipo di sistema otico utilizzato dall’A. non si avrà solo riduzione di livelli medi, ma anche diminuzione dei parametri di uniformità richiesta, necessaria a garantire la guida in sicurezza.
        Quindi, io sbaglierò a considerare l’Archilede un barattolo con led, ma sicuramente non è un gioiello di illuminotecnica, come invece tu lo dipingi.
        Ripeto il concetto che più volte ho ribatito anche sul mio blog. Se ci fossero più verifiche vedremmo meno orrori dell’illuminazione per le strade
        Giacomo Rossi.

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        1. 1) Mi sembra di essere stato chiaro: la riduzione legata alla temperatura eccessiva serve quando l’apparecchio è acceso durante il GIORNO per interventi manutentivi. Durante tali orari la luce non serve!
          2) Sono perfettamente d’accordo con te: il flusso si riduce in particolari condizioni di traffico, la cui valutazione la norma UNI 11248 è attribuita al progettista dell’impianto. Sono così d’accordo da ritenere che le leggi regionali che IMPONGONO la riduzione dopo le 24 siano un gran boiata perché sparano nel mucchio senza valutare l’effettiva possibilità di applicare la riduzione. Come se non bastasse consentono lo spegnimento alternato dei centri luminosi: immaginati che bella uniformità se si spegne una lampadina con 3 apparecchi spenti consecutivi…
          3) La curva non è taroccata. Se hai elementi per argomentare l’affermazione puoi presentarli. Altrimenti sappi che sono state fatte presso il laboratorio iGuzzini da un tecnici IMQ che ne ha certificato la veridicità. Idem per le prove di temperatura e di rispondenza alle norme di prodotto.
          4) Riguardo la manutenzione: i fornitori di apparecchi a LED danno una garanzia di 2 anni (da codice civile…): circa 8500/9000 ore, ovvero il tempo dopo il quale un apparecchio mal progettato si guasta. Al mio comune Enel Sole ha fatto una proposta con garanzia di 15 anni legata alla manutenzione, con sostituzione di tutti gli apparecchi al MERCURIO. Sommando energia + manutenzione prima ad energia+manutenzione+investimento dopo risparmio anche qualcosina!!! Risultato: siamo passati dalle tenebre ad una luce accettabile senza tirar fuori una lira e maggior parte dei cittadini è contenta! Infine ti informo che per ogni sezione di strada tipo ho ricevuto un calcolo illuminotecnico che sarà oggetto di verifica al termine dei lavori.
          Ciao!!

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          1. Dunque:
            1) La riduzione di flusso come quella dell’Archilede la fa qualsiasi banalissimo alimentatore elettronico: smettiamo quindi di far passare questo tipo di tecnologia come esclusiva degli apparecchi LED
            2) Nessuna legge regionale ammette lo spegnimento 2 su 3 (ma anche 1 su 2), in quanto non vengono rispettati i parametri di uniformità e luminanza richiesti dalla norma
            3) Anche se la curva non è taroccata, basta un semplice software di illuminazione, come Dialux o Litestar per fare i calcoli e vedere come molte indicazioni della UNI 11248 non vengano rispettate con tale apparecchio. Prima fra tutte il S.R.
            4) Mamma mia! La sostituzione del mercurio fa risparmare! Ma va? Abbiamo scoperto l’acqua calda?!?
            I commenti sarcastici non sono certo riferiti al cambio HQL/LED, ma al cambio SAP/LED…cari amici di iGuzzini/ENELsole, non nascondetevi dietro a un dito: avete sbandierato ai quattro venti che il vostro LED risparmia il 40% rispetto ai SAP. Ora siate coscienti delle vostre affermazioni e rendetevi conto che con questo genere di proclami siete esposti al pubblico ludibrio.

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            1. 1) Se fosse cosi banale, perché non viene dato di serie (a parte Archilede…)? Sai quanto costa in più? E se non lo prevedi come fai ad ottemperare alle leggi regionali (che ribadisco IMPONGONO la riduzione)?
              2) Legge Lombardia, art. 9 comma 3 relativo alle zone tutelate (ovvero centinaia di comuni tra cui Milano, Brescia, Como, Bergamo, Lecco, Mantova, Varese, ecc…): “Per la riduzione del consumo energetico, i soggetti interessati possono procedere, in assenza di regolatori del flusso luminoso, allo spegnimento del 50 per cento delle sorgenti di luce entro le ore ventitre nel periodo di ora solare e entro le ore ventiquattro nel periodo di ora legale. Le disposizioni relative alla diminuzione dei consumi energetici sono facoltative per le strutture in cui vengono esercitate attività relative all’ordine pubblico e all’amministrazione della giustizia e della difesa”. Gradirei un commento… Sai qual è la cosa più interessante? La legge è stata modificata nel 2004, nel 2005 e nel 2007 ma ovviamente nessuno si è guardato bene dal modificare questo comma che è cosi dal 2000 (nonostante molte segnalazioni alla regione da parte di professionisti ed associazioni…). E’ stato invece introdotto il rapporto I/h > 3,7, che senza considerare la larghezza della strada spesso e volentieri porta a situazioni paradossali.
              3) In teoria posso essere d’accordo con te sul parametro SR. Ho provato tuttavia a smanettare con Litestar ed ho notato una cosa strana: considerando una strada regolare il risultato non cambia qualunque sia la larghezza del marciapiede. Mi viene quindi da pensare che il programma consideri nel calcolo o i 5 metri o metà della carreggiata come previsto dalla norma. Le strade urbane locali (circa il 70% del totale…) hanno una sezione tipica di 6/7 metri con marciapiede di larghezza compresa tra 0 e 1,5 metri, delimitato dal muro di cinta di villette o piccoli condomini. In queste condizioni la norma prevede di arrivare con il calcolo fino all’ostacolo e non oltre, quindi dovrei considerare una fascia laterale di 0/1,5 metri e non di 3/3,5 metri (è logico: il giardino della villetta può restare buio o comunque se lo illuminasse il proprietario!). Come faccio a considerare questa situazione nel calcolo del SR in Litestar (DIALUX lo conosco ancora meno ma se fosse possibile lo proverei volentieri)? Se la larghezza della fascia laterale non è modificabile, il risultato del SR è sbagliato e quindi non utilizzabile ai fini della valutazione della rispondenza alla 11248.
              4) La sostituzione del mercurio credo sia una strategia commerciale sulla quale non esprimo giudizi. Riguardo ai vantaggi del LED rispetto al sodio non ho dubbi per la maggior parte degli apparecchi (tra cui Archilede, RUUD, AEC, PHILIPS…). Sembra che siano d’accordo con me TUTTI i costruttori di apparecchi e sorgenti luminose presenti alla recente fiera di Francoforte (provenienti da ogni parte del mondo…) ove sono state presentate SOLO novità relative all’utilizzo di LED e praticamente nulla sulle altre sorgenti.
              Possibile che in una fase economica come questa, tanti operatori abbiano investito paccate di soldi, in una tecnologia non matura (e con notevoli margini di miglioramento)? Non sarebbe stato più comodo e conveniente per loro andare avanti sul sodio in attesa dei suddetti miglioramenti, visto che per tale sorgente tutti gli investimenti in stampi e tecnologia sono già abbondantemente ammortizzati?
              Secondo me, nell’ambito dell’illuminazione pubblica è necessario cambiare mentalità. Il mercato grazie (o per colpa…) ai LED è entrato in una spirale simile a quella cui stiamo assistendo da anni nei settori ove è presente l’elettronica (PC, TV, cellulari…). Il rischio è di fare come mia nonna che per non comprare una TV già vecchia dopo un anno dall’acquisto, va avanti tutta soddisfatta della sua televisione in bianco e nero e senza telecomando!

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            2. Ma cavolo, possibile che non si possa mai andare al di là del proprio naso?!?
              “Per la riduzione del consumo energetico, i soggetti interessati possono procedere, in assenza di regolatori del flusso luminoso, allo spegnimento del 50 per cento delle sorgenti di luce entro le ore ventitre nel periodo di ora solare e entro le ore ventiquattro nel periodo di ora legale”
              Questo si impone nei nuovi impianti e siccome è OBBLIGATORIO rispettare la UNI 13201, ergo vanno installati riduttori di flusso (le due lampade si riferiscono a sistemi bi-lampada, in cui una lampada si spegne, l’altra no, e fa metà luce).
              Poi il S.R. va calcolato come da legge (prima di parlare siete pregati di leggervi le norme) e il Litestar lo fa benissimo. Se si ha un marciapiede di 1m o 2m non conta, perchè è basato sulla larghezza della carreggiata.
              Se non si vuole calcolare il S.R. e basarsi sull’effettiva geometria del marciapiede, occorre determinare una categoria illuminotecnica anche per le aree limitrofe (ad esempio marciapiede) e quindi verificare che i parametri siano rispettati.
              L’archilede ha un coefficiente lato marciapiede di 0,03 mi sembra e quindi non potrà in ogni modo verificare questo parametro.
              Non capisco perchè, con tanti apparecchi LED buoni (vedi RUUD, AEC, ecc…) stiamo ancora parlando di un progetto vecchio di 5 anni, ormai da mandare in rottamazione…

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            3. Tu mi hai contestato che nessuna legge permette lo spegnimento alternato. Io ti ho dimostrato che in Lombardia è ammesso. La tua interpretazione circa gli apparecchi bilampada è la prima volta che la sento in dieci anni… Tutte le altre persone con cui ho avuto modo di confrontarmi l’hanno intesa come me e come la intendevi tu fino a qualche ora fa, visto che giustamente parlavi di peggioramento dell’uniformità, mentre lo spegnimento di una lampada su due diminuirebbe solo il valore medio della luminanza. Sono d’accordo (e sono stato il primo a dirlo in questo blog…) che sia una grande boiata. Sull’obbligatorietà di applicare una norma apri un capitolo senza fine… Primo perché le leggi sono prevalenti sulle norme; secondo perché le leggi italiane affermano che un impianto fatto secondo le norme CEI ed UNI è a regola d’arte ma non vale il contrario quindi un bravo professionista può dimostrare di aver progettato un impianto a regola d’arte senza seguire tali norme (sembra un assurdo ma le cose stanno proprio così…). Forse la soluzione migliore era eliminare questo passaggio e non ribadirlo come previsto nella proposta di modifica della legge, approvata dalla giunta regionale ed in fase di approvazione in consiglio!!
              Sul rapporto di contiguità, mi permetto di insistere sul fatto che la norma 13201/3, al pargrafo 8.6, in presenza di ostacoli ai bordi della fascia di calcolo (ad esempio un muro o una recinzione), prevede la riduzione della fascia stessa. Se il programma di calcolo non permette di prevedere tale riduzione non rispetta la norma… sulla scarsa retroilluminazione di archilede, concordo pienamente ma se il programma non fa bene il suo mestiere…

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            4. Se la pensi così (ogni legge è opinabile e facciamo quello che ci pare), credo proprio che hai sbagliato blog.
              Non ho mai condiviso la cultura tutta italiana del “ma si, chi se ne frega delle leggi, tanto una scappatoia la si trova comunque”.
              Come già ho ripetuto altrove, se veramente vogliamo fare confronti seri, prendiamo le leggi regionali (coverrai anche tu che l’installazione di un regolatore di flusso non intacca le prestazioni illuminotecniche di un apparecchio), le norme e quindi con un programma illuminotecnico, o meglio con rilievi sul posto (però il rilievo lo devi fare in luminanza, perchè i lux a terra non sono significativi) si valutano i risultati, a fronte dei costi di installazione e di esercizio.
              Il continuo ricorso a fronzoli normativi, a sotterfugi portati avanti da alcuni (per fortuna non tutti) produttori non fa altro che corroborare l’impressione secondo cui ci sia qualcosa che non quadra.
              In questi anni ho visto solo proclami, ma mani un produttore e dico uno che si impegnasse per la definizione di uno standard per i diodi LED o per gli apparecchi, per test di durata ed affidabilità condivisi su cui confrontarsi, su calcoli che dimostrino effettivamente i risparmi.

              p.s. nelle opzioni di pianificazioni di litestar c’è la possibilità di modificare l’area laterale interessata dal calcolo (ovviamente questo va fatto coerentemente con la UNI 13201: non mi sembra che a Lodi ci siano edifici a ridosso della strada).
              p.p.s. cosa vuoi, è il mio lavoro: conosco apparecchi e cerco di rispettare norme e leggi nei calcoli

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            5. Ok. Vedo che non ci capiamo. Ti propongo quindi qualche esempio per farti capire meglio il mio pensiero fermo restando che io le norme non ho mai detto che non devono essere rispettate.
              1) L’ing. Carrescia ad un convegno che trattava proprio il rapporto leggi/norme ha rappresentato il caso di un professionista, progettista di impianti elettrici, condannato per un errore di progettazione pur avendo seguito scrupolosamente le norme di riferimento. Nel caso specifico secondo il giudice, la norma non era da ritenersi esaustiva dal punto di vista della sicurezza ed il professionista avrebbe potuto e dovuto mettere in atto misure aggiuntive per garantirla pienamente.
              2) Se in Lombardia applicassi la LR 17/2000 che richiede la regolazione del 30% dopo le 24 (o lo spegnimento alternato ….:-)) in molti casi non rispetterei la UNI 11248 che delega tale scelta al progettista. Tu cosa faresti? Deroghi la Legge o la Norma?
              3) Il prospetto 3 della UNI 11248 prevede che se usi lampade SAP, DEVI (non PUOI…) incrementare di uno la categoria illuminotecnica. Seguendo gli stessi criteri di variazione delle categorie riportati nel prospetto A6, risulta che una strada locale urbana passa da ME4b a ME3c: devi quindi garantire 1 cd/m2 di luminanza. Senza troppa ulteriore teoria su cosa pensa Soardo (parere che non interessa a nessun giudice in caso di controversia…), vorrei sapere se applichi questo criterio. Si o no?

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            6. Eccolo là che si ritorna all’inizio!
              Sei stato tu l’ispiratore dell’ “eterno ritorno dell’identico” di Nietzsche, vero?
              Ragazzi, l’italiano è italiano.
              Dalla UNI 11248: “Per i casi normali è sufficiente che il progettista basi l’analisi dei rischi sulla conoscenza dei parametri di influenza generalmente più significativi che possono essere individuati tra quelli del prospetto 3, nel quale i valori numerici sono forniti a titolo informativo.”
              Quindi:
              1) Il progettista decide di volta in volta quali parametri prendere in considerazione fra quelli indicati (ed eventualmente fra altri non indicati, poichè il “possono essere individuati” indica proprio questo)
              2) Il progettista decide quali valori assegnare ad ogni parametro (non so, facciamo l’analisi grammaticale di “i valori numerici sono forniti a titolo indicativo”?)
              Pertanto, in mancanza di un ulteriore norma o decreto applicativo o sentenza del TAR che definisca in maniera precipua che questi parametri, anzichè indicativi, sono cogenti, l’applicazione resta discrezionale.
              Sei per caso un giudice del TAR?

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            7. Ok. La cosa si fa interessante. Quello che tu dici leggendo la norma è sacrosanto. C’è però un rovescio della medaglia da affrontare: tanto per non fare nomi parliamo del comune di Milano. Tutti i rifacimenti degli ultimi dieci anni sono palesemente sovradimensionati e senza regolatori di flusoo. In alcuni casi si arriva a valori di illuminamento intorno ai 100 lux. Se De Corato però trova un professionista che attesta che in una via ci devono essere tali valori per motivi legati alla sicurezza nessuno può dire nulla. Ha rispettato la norma e se il motivo è la sicurezza si può derogare anche ai requisiti di luminanza previsti dalla legge regionale…. Matteo, siamo partiti dal dire che le norme devono OBBLIGATORIAMENTE essere rispettate (giusto), siamo arrivati alla conclusione che ognuno può fare quello che vuole o lo ha già fatto!
              Ciao…

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            8. Rispondo ad Alberto riguard al mercato degli aparecchi a LED:
              di LED, lenti, alimentatori, PCB, ce ne sono di 1000 tipi e qualità.

              Utilizzando LED di qualità decente non costa meno di 2€. Una lente 0.5€, l’alluminio 3€/kg, alimentatore “dignitoso”: 1€/W

              morale: un apparecchio ha costi di materiale (sia in cina che in Italia) superiori a 200€. Chi sostiene di avere costi inferiori mente o usa prodotti di scarsa qualità. In questo mercato qualità fa rima con efficienza energetica e affidabilità: per poter fare un pò di risparmio energetico devo per forza utilizzare componenti al top della tecnologia (quindi anche al prezzo).

              Poi c’è chi vende ottone per oro… però in questo caso chi compra ha notevoli responsabilità: se vado a comprare il vino e al posto del sassicaia mi danno il tavernello, mi incazzo e non pago. Idem dovrebbe succedere con gli apparecchi!

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            9. Grazie ancora.
              Questo è un contributo estremamente interessante (quindi anche Alberto, nel suo sfogo, aveva ragione). Penso proprio che lo inserirò nella prossima parte dell’articolo.
              Solo due domande: nei 200 euro sono compresi solo i materiali o anche le lavorazioni per l’assemblaggio dei pezzi?
              E’ vero che esiste un mercato di materiali di serie A ed uno di serie B?

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          2. 1)vuoi dire che se guardacaso di notte il sistema supera la temperatura limite non si riduce la corrente?
            3)hai detto bene presso i laboratori Iguzzini
            4)contenti voi…
            4b)e da chi lo fate verificare da enel o da iguzzini?

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            1. 1) Riduce sempre, solo che di notte è poco probabile superare una Ta di 25°C… I problemi di solito si presentano con le accensioni diurne. Proverò comunque a fare qualche ricerca in internet delle temperature minime (di solito notturne)registrate in Italia negli ultimi anni. Secondo me a 25°C non ci siamo arrivati mentre siamo arrivati a 15°C, temperatura ambiente di riferimento considerata da RUUD.
              3) Hai mai sentito parlare di IMQ Performance? IMQ certifica i laboratori dei costruttori mediante prove e verifiche che richiedono grossi investimenti. Da quel momento le misure fatte in quel laboratorio sono “uguali” a quelle fatte a Milano da IMQ. Ciò a garanzia soprattutto degli utilizzatori finali. Tale certificazione è stata rilasciata anche ad altri costruttori e viene pubblicizzata appena possibile. Le misure a cui mi riferivo sono state seguite personalmente a Recanati da un tecnico IMQ. Se poi vogliamo mettere in dubbio anche la professionalità di IMQ allora lasciamo perdere l’illuminotecnica…
              4) Io personalmente con un semplice luxmetro (tarato a marzo!), alcuni gessetti, una bindella e tanta pazienza.
              Ciao

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            2. Il 7 aprile 2009 sono stati installati a Lodi alcune decine di Archilede. Ogni tanto passo per altri motivi in quelle vie e, naturalmente cerco di individuare apparecchi o parte di essi spenti. Finora non ho notato nulla… Se gli altri si limitano ad impianti pilota che rimuovono dopo poco, non posso farci nulla….
              Ciao

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            3. Anch’io sono passato da Lodi e, secondo me, fanno schifo e non fanno luce.
              Avrebbero sì fatto meglio a cavarli dopo poco come hanno fatto gli altri.
              Ciao

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            4. Oh, a mia nonna piacciono i cavoli e a me fanno schifo…ne montano 700 perchè gli impianti sono loro e scelgono loro cosa montare.
              Io propongo allora una cosa: se le norme sono opinabili e tanto chi se ne frega, perchè non torniamo alle candele? Comode, affidabili, costano pochissimo!!

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            5. Signori,
              andate avanti con tutta la vostra bella teoria ed i vostri giudizi non supportati da dati certi ed oggettivi! Preferisco confrontarmi con interlocutori più pratici…
              ciao comunque!!!

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            6. Che maturità!
              Veramente sei tu quello che propone di non seguire le norme!!
              Perchè non apri un blog tuo allora, metti i tuoi calcoli e poi noi interveniamo menando il can per l’aia?
              Non mi sembra di aver visto alcun conto a dimostrazione di quanto dici…

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            7. Grazie al cazzo!
              Sono stati gli unici partecipanti (e quindi gli unici vincitori) perchè c’era anche la fornitura dell’energia elettrica e…oh…Enel produce anche energia: è facile fare un ribasso quando si può vendere l’energia al prezzo che ti pare.
              Poi vogliamo anche dire che Sole si è esposta in maniera eccessiva ordinando un quantitativo enorme di apparecchi a iGuzzini e ora deve in qualche modo sbolognarli a qualcuno? Anche se li da via a metà del prezzo è comunque una perdita inferiore per la ditta.
              Vincere una gara non significa avere il prodotto migliore, ma fare l’offerta più bassa.
              Quindi:
              1) Se vuoi fare pubblicità del mio sito, devi pagare come tutti quelli che vogliono fare pubblicità sul sito di qualcuno (nel caso te lo stia chiedendo, ho cancellato il tuo messaggio sulla Svizzera proprio per questo: a proposito, la Svizzera ha una normativa del tutto diversa, visto che non è neanche nella comunità europea. Dobbiamo allora parlare anche dei LED installati in Burundi? (e mi scuso fin da ora con gli abitanti ed installatori del Burundi))
              2) Posta allora i calcoli illuminotecnici che dimostrano come l’archilede possa avere risparmi del 40% rispetto ad un apparecchio SAP di ultima generazione.
              Grazie

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            8. Fammi capire: le gare con l’energia Enel Sole le vince tutte??? Tanto per non andare lontano nel tempo e dalla tua zona chi ha vinto la gara Geovest? Chi ha vinto la gara di Porto San Giorgio? Riguardo l’offerta di Arezzo, in gare di questo tipo vengono dati punteggi per l’energia elettrica ma anche per il piano manutentivo e per i lavori. La gara quindi non viene quasi mai vinta da chi fa l’offerta più bassa ma da quella giudicata migliore. Nel caso specifico inoltre, Enel Sole ha vinto la gara propnendo apparecchi al sodio (a dicembre 2008 non c’era Archilede…). Solo successivamente ha proposto di installare i LED ed il comune ha accettato. Vuoi dirmi che non hanno fatto valutazioni al loro interno? Mi impegno comunque a cercare su internet il verbale di gara per verificare se effettivamente non ha partecipato nessun altro. Mi risulta infatti che in italia ci siano molte altre aziende attive nell’illuminazione pubblica che non avrebebro problemi ad ottenere prezzi vantaggiosi dell’energia sul mercato libero (HERA, SORGENIA, A2A, ACEA, IRIDE …)
              Considerando il discorso sul prezzo di Archilede, evidentemente non conosci ne le regole di formazione del prezzo ne il contratto tra Enel e Guzzini. Sai quali sono i costi diretti relativi ad un apparecchio a LED (di tutti i costruttori…)? In Italia siamo intorno ai 100/150 Euro. Tale cifra dipende ovviamente dalla taglia ma anche dal numero di apparecchi prodotti (OSRAM tratterà sicuramente meglio Guzzini di molti altri…). Il resto sono costi indiretti (la progettazione, gli stampi, le spese generali, ecc. ) che variano molto poco con la quantità prodotta. E’ evidente quindi che con grossi quantitativi tali costi si “spalmano” incidendo poco sul singolo prodotto. Chiarito questo è evidente che i prezzi bassi può farli solo chi ha quantitativi importanti (Guzzini) o chi non ha costi indiretti (cantinari vari…) Sui rapporti tra Enel e Guzzini vedo che sei molto informato… Per scrivere “Sole si è esposta” senza anteporre un “Probabilmente” avrai sicuramente le tue fonti d’informazione…. Visto che sei cosi informato sai anche quanti apparecchi hanno fornito? E sai anche quali sono le novità presentate a Francoforte per Archilede? E’ evidente che se conoscessi bene come stanno le cose non parleresti di perdite!
              1) Riguardo la pubblicità ti chiedo scusa ma un servizio del telegiornale svizzero non mi sembrava cosi scandaloso o da ritenere una pubblicità. Comunque se questo è il tuo modo di pensare, sarei curioso di conoscere la tariffa applicata al signor De Nardi (CREE) per la pubblicità accolta nel blog parte 1!!!!!
              2) Scusa anche la mia ignoranza informatica ma non saprei come allegare un file al blog… Comunque vedo che il 30 settembre 2009 ti eri impegnato a fare la stessa cosa ma non riesco a trovare il commento con il calcolo Dialux…
              Ciao!

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            9. Vedo che la discussione si è fatta accesa e vorrei dare il mio contributo, ragionando sullo stato attuale della tecnologia: premetto che i LED sono sorgenti luminose eccellenti per molte applicazioni e dispositivi in rapida evoluzione. Ad oggi però l’efficienza, espressa in lm/w, non è ai livelli delle lampade SAP. Il costo invece è nettamente superiore. Il costo di produzione di un BUON apparecchio a LED, completo di sistema di controllo, da 75W con flusso di 4/5000lm si avvicina a 300€.
              Per rendere economicamente sostenibile l’utilizzo di tali apparecchi per illuminazione stradale è necessario che il risparmio energetico sia sostanzioso. Visto che la sorgente non è intrensicamente più efficiente, l’unica possibilità che resta per poter valutare l’utilizzo è verificare che siano presenti le condizioni per il declassamento della strada.
              Dove tali condizioni non sono presenti, utilizzare LED al posto delle SAP non può essere economicamente conveniente.
              Conclusioni:
              Va bene usare i LED nei parcheggi, nei giardini, forse in galleria o dove ragioni stilistiche e di decoro lo richiedono.
              Per il resto, aspettiamo che il LED maturi come prodotto perchè ad oggi non esistono i presupposti.

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            10. @Simone:
              Grazie mille per il tuo contributo. Quello che affermi è la tesi di fondo che sorregge i miei articoli (non sai quanto sia di sollievo ogni tanto sapere che altri la pensano come te). In fondo ho semplicemente cercato di sostenere il tutto con dati certi e verificabili (al contrario invece delle pretese millantate da molti venditori).
              Speravo di esserci riuscito…lo scopriremo solo vivendo. 🙂
              Ciao

              @Alberto:
              Premetto di simpatizzare per la causa dei lavoratori sfruttati e sottopagati (non solo in Cina, ma in tutto il mondo e anche in Italia).
              Ma questi articoli non riguardano assolutamente le vicissitudini di Enelsole o delle altre aziende.
              Non è possibile biasimare chi compra in Cina semplicemente per il fatto che siamo noi i primi ad apprezzare i prodotti “made in China”: pensiamo alle scarpe, ai vestiti, agli elettrodomestici…se non siamo noi i primi ad invertire questo trend non saranno di certo le aziende a farlo…
              Pertanto, vorrei riportare il discorso all’ambito principale: si parla di apparecchi a LED e quindi valutazioni tecniche (ed eventualmente anche economiche) del prodotto, caratteristiche illuminotecniche e prestazionali. Il resto non ci interessa: non voglio trasformare il blog in una puntata di Ballarò…
              Per quanto riguarda invece la qualità, quello sì che è un problema da prendere in considerazione. Anche in questo caso però va ricordato che nemmeno il marchio CE riesce a dare garanzie sui prodotti: come facciamo quindi a distinguere fra migliori e peggiori?!?

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            11. Buongiorno.
              Sono un produttore dei famigerati led.
              Prima di tutto voglio dire che i nostri apparecchi riescono ad andare su strada e grazie alla riduzione di classe fanno anche ottimi risparmi.
              Poi trovo assolutamente SCANDALOSO che iGuzzini e Enelsole dichiarino di avere spese di produzione di 100 euro ad apparecchio: FORSE PERCHE’ COMPRANO DAL MERCATO ELETTRICO DI SERIE C, si perchè esistono diverse categorie di prodotti elettrici dai più buoni che costano di più a quelli infimi che costano meno, E FACENDO ASEMBLARE I PEZZI AI CINESI CHE SFRUTTANO DELLA GENTE COSTRETTA A LAVORARE 12 ORE AL GIORNO PER POCHI SPICCIOLI.
              Noi facciamo lavorare solo gente italiana, con pezzi che provengono per il 90% da aziende italiane certificate: forniamo loro dei buoni stipendi e garantiamo così il nostro prodotto.
              Quindi posso assicurare che se noi vendiamo i led a 700-800 euro è perchè una buona parte sono stati spesi in manodopera e componenti di prima scelta.
              Dato e considerato che l’archilede poi in vendita è sempre su questi prezzi ho in testa una sola parola: LADRI!

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            12. Continuo a pensare che i COSTI DIRETTI (non il totale e su questo penso di essere stato chiaro…) per ordini di grandezza di DECINE DI MIGLIAIA DI APPARECCHI siano non superiori ai 150 Euro (un 75W…) Con il resto dei COSTI INDIRETTI, si arriva intorno ai 250 Euro. Il resto è margine dell’azienda. Alberto, 700 Euro è un il prezzo di vendita (e non il costo industriale…) di un apparecchio tipo RUUD prima generazione. L’apparecchio RUUD LED ROAD costa già molto meno. Evidentemente anche loro hanno raggiunto economie di scala più importanti della tua azienda. PS: non ho la più pallida idea di dove produca RUUD anche se credo USA. Ciao

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        2. le fotometrie del sistema Archilede sono certificate da IMQ col marchio IMQ Performance che da garanzie sulle rispondenze fotometriche.

          …non si sta parlando di prodotti comprati e rivenduto non si sa da chi e a chi (a buon intenditor…)

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          1. Esatto.
            A parte le discussioni sulle caratteristiche prestazionali, voglio ricordare che QUALSIASI apparecchio di illuminazione che vada installato in luogo pubblico (o in luogo di lavoro) deve essere certificato sia secondo le normative di sicurezza, sia secondo le normative riguardante le prestazioni.
            Per quanto riguarda le prime esistono normative abbastanza scrupolose a riguardo (l’unica pecca, come dicevo poco sopra, è il marchio CE, che non è dato da verifica, ma da autocertificazione e quindi in realtà chiunque può vederselo assegnato senza controlli preliminari; ma l’Europa se ne è accorta e sta procedendo a riguardo).
            Per le seconde consiglio a tutti non solo di richiedere fotometrie certificate, ma certificate da ENTE TERZO che operi sotto regime di sorveglianza: in questo modo chi produce i dati non può “taroccarli” a dismisura.
            Il marchio IMQ performance è uno di questi.
            Ovviamente la presenza del marchio non esime da pecche più o meno gravi a livello di progettazione delle ottiche (a buon intenditor…)

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      2. Faccio la lista della spesa (a cazzotto) per un 75W:

        LED: almeno 80€ ma utilizzando XPG anche 120€
        LENTI: almeno 20€
        ALIMENTATORE: 60€
        Dissipatore (8kg minimo): 24€
        CS con substrato in alluminio per i LED: 15€

        … siamo già a 200! poi ci sono da aggiungere staffe da palo, vetri, calotte varie, montaggi, lavorazioni, collaudi, ammortamento impianti, ammortamento costi di certificazione, spedizioni, marketing,costi per garanzia (tutti ormai vogliono 5 anni di garanzia e anche questo è se vogliamo un costo).

        PS: ad esempio di led ce ne sono di tutti i tipi,
        da 100lm/W giù fino a 50lm/W ( e anche meno). Poi ci sono diversi produttori, ognuno con i suoi standard.
        Al top di prestazioni e di costo ci sono i soliti, prima di tutti CREE e i soliti noti: LUMILEDS,OSRAM,SEOUL….poi a scendere.
        Poi ci sono le selezioni in intensità, colore, Vf,…. più selezion il LED e più pago, ma ho anche la garanzia di avere in produzione LED ( e quindi apparecchi) sempre uguali!

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  15. Aspetto questo paragone. Ovviamente spero che in quel progetto, che non conosco, sia utilizzato l’Archilede da 84 led, così il progetto è più divertente (Ovviamente Archilede considera l’output dei led minimo garantito ad una temperatura di giunzione di 65°) in realtà credo proprio che faccia molto meglio. Ma considera pure i dati nominali. L’istallazione dei pali con passo da 33.5 m, altezza di montaggio 9m e dimensione della strada da 8m.
    Fammi sapere quando lo metterai fuori l’esercizio.
    Ciao è un piacere questo forum

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    1. Veramente nell’articolo apparso su LUCE 3/09 pag.46 viene riportata un’interdistanza di 29m…
      Purtroppo l’Archilede soffre molto nell’efficienza.
      Se provi a fare il calcolo del rendimento globale come te l’ho esposto io vedrai che, mentre per un “generico” 100W SAP ci si attesta sui 77-80 lm/W l’Archilede (in ogni sua declinazione) si ferma a circa 60 lm/W.
      Non è il massimo…Ruud ad esempio fa molto meglio.

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  16. In realtà il calcolo fatto con i LED è molto pessimistico perchè come tu ben saprai devi prendere il minimo garantito del flusso luminoso lo devi ridurre per la variazione in temperatura delle sorgenti. Se consideri la sorgente come da media come si fa per le altre lampade hai un’efficienza di circa 80 lm/W (considerando tutte le attenuazioni). In aggiunta hai l’efficienza di applicazione ovvero tutti i tuoi lumen sono sulla strada nella parte utile. A parità di scenario, questo lampione è perfettamente a norma con la metà dei lumen di una normale SAP, quindi l’efficienza di applicazione raddoppia. Di quale lampada Ruud parli. In realtà di quelle che io ho visto nessuna è compatibile con Archilede, forniscimi un modello. Tieni conto che l’iGuzzini è stata molto pessimista nell’output di applicazione anche per enfatizzare l’efficienza di applicazione, il loro diagramma illuminotecnico è conforme alla normativa con soli 6417 lumen
    Ciao

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    1. Dai, non nascondiamoci dietro a un dito: se l’ iGuzzini ha scelto parametri “cautelativi” la ragione c’è…
      Il calcolo che ho fatto è molto semplice e non capisco come possa venire travisato.
      Gli eulumdat che fornisce iGuzzini dovrebbero essere le risultanze dovute a certificazione di uno dei molti enti preposti, che mettono l’apparecchio su un fotogoniometro e misurano le varie inensità luminose del solido fotometrico (od almeno dovrebbe essere così e a questo punto gradirei capire qualcosa di più su questa variazione dei dati). Quindi i dati sui lumen emessi e coefficienti di riduzione dovrebbero essere definitivi.
      Altrettanto ovvi sono i “consumi” dell’apparecchio in W (basta un normale contatore per verificare il consumo).
      Quindi non vedo come possa variare l’efficienza di un apparecchio, che è in pratica sempre il rapporto fra flusso emesso e potenza assorbita.
      E’ poi ovvio che aumentando l’intensità della corrente elettrica possono aumentare i lumen, e quindi vorrei capire anche come fanno a “venire fuori” 6836lm da 59W di led ad esempio (vedi p.45 di Luce 3/2009), visto che iGuzzini ha dichiarato di utilizzare CREE.
      Inoltre l’apparecchio utilizzato è quello da 84W, con 9678lm (quindi semmai fa la stessa cosa di un 100W con 322lm in meno). Però io con la stessa interdistanza riesco ad illuminare la stessa area con SAP da 70W (a 6500lm e quindi inferiore del 35%) ovviamente abassando il palo a 8m.
      Se mantengo il palo a 9m, utilizzo del SAP da 100W, ma posso arrivare ad una interdistanza di 41m (o eventualmente dimmerare il punto luce del 35%,arrivando ad un consumo totale di 70W e quindi inferiore del 40% – vedi che torna?).
      Per i RUUD il calcolo è altrettanto semplice: si prende il flusso emesso dall’apparecchio (flusso lampada x DLOR) e lo si divide per la potenza assorbita (in questo caso è stata direttamente verificata, ma corrisponde abbastanza bene al calcolo empirico di moltiplicare i W totali assorbiti dai LED per circa un 13% dovuto all’alimentatore).
      RUUD ha un rapporto di circa 68 lm/W per i suoi apparecchi, che è buono.

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    1. Beh…i golden dragon (con buona pace della Osram) sono molto peggio dei CREE, quindi la tabella indicata è ancora più assurda (vorrei ricordare che il migliore CREE ha un’efficienza di 107 lm/W circa a 350mA e quindi per 59W dovremmo avere 6313lm: da dove arrivano i 6836lm ?!?).
      Certo che rispetta la normativa!

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          1. 25°C di temperatura di giunzione: significa che il case del LED deve essere perlomeno 10/15 °C sotto, quindi Temperatura corpo lamada inferionre a 10°C….
            Questo è vero quindi solo nelle fredde serate invernali!

            Con una temperatura ambiente di 25°C la temeratura di giunzione del LED passa abbondantemente i 40°C, sempre che la parte termica della lamapda risulti correttamente dimensionata (cosa abbastanza rara per le lampade che si vedono in giro!)

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    1. Ok, non vorrei fare dello spoiler sul prossimo capitolo dei miei articoli sui LED, ma ecco qui:
      http://www.sendspace.com/file/0qn7x4
      Come puoi vedere è un SAP70W, un koffer2 della Philips più precisamente, con alimentatore elettronico (da qui i 75W).
      La strada è la stessa indicata dal calcolo apparso su Luce 3/2009 ed il montaggio è identico a quello che si vede nelle foto (in mezzeria, con sbracci a destra e a sinistra).
      L’interdistanza è ancora la stessa indicata dall’articolo (29m).
      Ovviamente, essendo dei 70W (e non dei 100W) ho utilizzato pali 8m.
      Mi sono accorto che è venuta come categoria la ME3b (e non ME3a), però come puoi vedere viene verificato lo stesso.
      Sono anche riuscito a fare di meglio, ma questo lo lascio alla lettura del mio prossimo intervento.
      Ciao

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  17. Prima di tutto complimenti per gli articoli che ho letto con estremo interesse. Chiari e dettagliatissimi. Bravo!
    Essendo estremamente curioso e ansioso di conoscere il vincitore ho dovuto per forza provare a rifare i calcoli scaricando i file dialux dai rispettivi siti, ma mi sa che ho sbagliato qualcosa….
    Il file sul sito Philips che ho trovato è relativo al PHILIPS Leuchten Koffer2 SGP070 SON-T70W II RW FG AL9007. Ma con questo non riesco ad ottenere i risultati che hai ottenuto tu. E’ quello giusto? Se non è giusto, dove riesco a recuperare quello corretto?
    Ho messo una sbraccio di 1 m, altezza 8, disposizione su mezzeria, 2 lampade per palo, larghezza carreggiate 8, interdistanza 29, mezzeria 1, inclinazione 0…. dove ho sbagliato?
    Grazie mille!

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    1. Grazie.
      Due cose diverse:
      – Io ho utilizzato un koffer2 sgp100 fg p7(ma non penso che dovrebbe cambiare troppo:mi sembrano piuttosto uguali; ti ho dato anche la basculazione giusta, così non perdi tempo con le altre tipologie)
      – L’altezza è 7,5m (palo da 8m infilato per 0,5m)
      Il resto è uguale.
      Io ho usato DIALux 4.7 ed i file vengono estrapolati automaticamente se installi il programma della Philips product selector:
      http://www.lighting.philips.com/gl_en/tools_downloads/calculuxdialux/downloads.php?usehistoryforguess=false&main=it_it

      Ciao

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      1. Matteo, guarda… io sono un ingegnere. Sul comodino ho il “Manuale di Illuminazione” invece della Bibbia. Per me i numeri sono tutto. Le valutazioni vanno fatte analizzando tutti i dati e tirando le somme, soprattutto in ambito stradale dove ci sono norme ben precise da rispettare. C’è sicuramente grande confusione da parte di tutti gli attori in questo momento, perchè l’elettronica sta bussando alla porta di un campo che non era il suo fino a pochissimo tempo fa, e quando l’elettronica bussa alla porta di un nuovo mercato, di confusione ne crea parecchia. In questo momento sono ancora in fase analitica…. sto’ masticando i numeri 🙂
        Ma seguirò con estrema attenzione la discussione qui sul tuo Blog e spero di poter dare il mio contributo.

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  18. Non vorrei essere pedante, ma ci tengo a ribadire che quello che ho scritto non è per affermare che i LED fanno schifo (o per fare delle “gare” su chi è meglio come illuminazione).
    Tutto quello che ho scritto è solo per cercare di fermare in qualche modo questa ossessione “smodata”, dovuta soprattutto alle false “verità” propinate dai venditori del tipo: “i LED fanno risparmiare il 40% rispetto alle tradizionali lampade al sodio”.
    Il LED è una buona tecnologia, con un radioso futuro davanti, ma oggi come oggi non è superiore alle tradizionali lampade, nemmeno fa risparmiare di più.
    Quindi: svegliatevi! E fatevi fare almeno 3 diversi progetti illuminotecnici con 3 diverse soluzione per poter comparare i vari risultati.

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  19. Ah quella del 40% è una leggenda che risale alla luce dei tempi, l’ho letta per la prima volta sul sito di spazialis, emerita fonte oserei dire a questo punto…visto che poi già la si leggeva qualche anno fa quando i LED certo non avevano i rendimenti di oggi, nè corpi illuminanti stradali in grado di farli funzionare al meglio.
    Ciao
    Giacomo

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    1. E’ vero, però ti garantisco che il numero di amministratori che chiamano per cambiare i “vecchi” apparecchi al sodio con i meravigliosi LED, che fanno risparmiare il 40%, stanno aumentado esponenzialmente (e via via fino alle alte sfere…).
      Poi vagli a spiegare che questo non è possibile…ti rispondono che sicuramente sei un incapace…
      Comunque, non risale alla luce dei tempi, cito testualmente LUCE 3/2009 pag.43 riferito agli Archilede: “un risparmio energetico del 40% a parità di condizioni rispetto le migliori tecnologie tradizionali (SAP)”. Ora, se questa non è pubblicità ingannevole…

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  20. Ah ti dirò di più, un mio ex collega ed amico, ora sindaco di un micropaesino, ha ricevuto la visita degli amici di enel sole che paventavano risultati clamorosi con il tanto caro Archilede di Iguzzini, per il quale garantivano l’intervento di manutenzione solo qualora il guasto fosse rilevabile nell’ordine del 30%… forse c’è un po di confusione su quella che è la vita media di un led intesa come decadimento del flusso al 70% dopo 50 mila ore e intervento di manutenzione in caso di rottura del sistema…ma dimmi tu se un sistema bacato del 30% può essere considerato un sistema funzionante… soprattutto in un ambito, quello stradale, dove la regola che dovrebbe vigere è sicurezza prima di tutto…. in bha!

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    1. Guarda, l’ho già detto da altre parti, ma credo che pochi riescano a capire veramente cosa debba essere la “gestione” dell’illuminazione pubblica e come questa non può fermarsi all’installazione di un particolare tipo di apparecchio (come se fosse la panacea di tutti i mali).
      Occorre garantire un servizio completo che prima di tutto faccia gli interessi del Comune (e, al contempo, il Comune deve fidarsi del proprio gestore): nel lavoro che faccio (ma lo dico per me, non per santificare la ditta per cui lavoro) cerco di fornire sempre tutti le variabili che possono influenzare le performance del sistema di illuminazione. Oggi come oggi l’installazione di un apparecchio a LED crea più problemi che soluzioni (non dimentichiamoci che non si sa fra 50000 ore cosa ne sarà di loro, tutto quello che abbiamo in mano sono solo dati teorici).
      Le soluzioni per ridurre i consumi ed avere un controllo maggiore sul territorio sono altre.
      Per i LED se ne può parlare, ma in un futuro in cui si avranno dati certi di mortalità e rendimenti più elevati.

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  21. Ah scusa se mi dilungo, la cosa che mi fa ridere di più, riferendosi sempre all’Archilede, è che i vari signori della iGuzzini che vanno in giro per convegni ad pubblicizzare il loro prodotto come il massimo a cui si può aspirare in termini di illuminazione stradale led, nascondendosi dietro la frase “eh ma enel ha fatto le verifiche …neh”
    certo ma perchè non fanno fare una verifica ad un ente terzo? senza conflitti di interessi intendo?

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    1. Guarda.
      Ti assicuro che molti “terzi” hanno fatto verifiche su quegli impianti ed i risultati non sono così rosei come quelli presentati da enel…
      Purtroppo in Italia soffriamo della mancanza di enti di controllo: in fondo, se installo un impianto e poi ti dico “che va bene”, chi viene mai a controllare se effettivamente la luce che fa è a norma??
      L’unica è se succede un incidente (ma spesso neanche in questi casi)…

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      1. Come riportato sul catalogo iGuzzini, sul mercato italiano Archilede è un’esclusiva Enel sole. Non mi risulta quindi che il costruttore stia spingendo più di tanto in italia mentre sta avendo un buon successo all’estero.
        Riguardo alle verifiche, trattandosi di opere pubbliche, non serve un ente di controllo, ma sarebbe suffiente che il comune nominasse un collaudatore degno di tale nome (per definizione soggetto “terzo”). Tutte le eventuali nefandezze verrebbero a galla…

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    1. Voglio ringraziarti per la disponibilità: ci terrei molto a far diventare queste pagine non semplice “blog” ma una specie di “aggregatore” su cui discutere seriamente e tecnicamente (da ingegneri appunto 🙂 ) delle problematiche relative all’illuminazione pubblica.
      Tutti quelli interessati sono pertanto pregati di fornire il proprio contributo, per minimo che sia.
      Grazie a tutti

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      1. Anche io parteciperei volentieri… Ho solo un piccolo difetto che in queste pagine non è da poco: lavoro in Enel Sole. Mi aspetto quindi molta diffidenza ma non ce la faccio proprio a stare zitto… Ho letto infatti di tutto e penso che in giro ci sia molta ignoranza su Archilede. Garantisco comunque, che cercherò di mantenere il massimo distacco (a livello processuale scriverò come “persona informata sui fatti” 🙂 anche se alcune cose sono inaccettabili e non mancherò in seguito di replicare.
        Vorrei però una vostra opinione su un problema già presente con il sodio che si è molto accentuato con il LED: l’insufficienza degli asfalti previsti dalla 11248 (C1 e C2) a rappresentare la realtà. Partiamo dalle evidenze:
        1)Con le sorgenti a scarica l’illuminazione è garantita da un contributo indiretto dovuto all’ottica dell’apparecchio e da uno diretto dalla sorgente dovuto alla parte inferiore del bruciatore.
        2)Con i led il flusso luminoso viene indirizzato nelle varie zone della strada esclusivamente in modo diretto (anche AEC pur lavorando con ottiche a riflessione, viste le dimensioni molto ridotte dell’insieme ottica+sorgente può essere ricondotta a questo principio).
        Il risultato pratico è che con il sodio la luminanza si avvicina di più ai calcoli indipendentemente dal tipo di asfalto. Nel caso dei LED i valori si discostano un po’ di più dai calcoli (pur ottenendo ottimi riscontri sull’illuminamento) dando luogo a situazioni ove potrei tranquillamente passare alla taglia inferiore (che abbiamo compensato con la dimmerazione) e ad altre opposte.
        Vi risulta? Vi sembra strano? Soprattutto, sapete se esiste qualche pubblicazione che dia una mano a caratterizzare le superfici stradali?
        saluti

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        1. Io spero che i vari commenti sugli Enti di gestione vari ed eventuali riescano a trovare il tempo che trovano…lo scopo principale di questo articolo è quello di discutere degli apparecchi illuminanti a LED.
          Quindi tutto quello che attiene a chi questi apparecchi li produce o comunque li vende è di secondaria importanza e mi scuso se alcuni commenti sono stati pesanti (ma il bello di un dibattito è proprio questo, no?).
          Personalmente non ho niente contro Enelsole (anzi, già in precedenza ho evidenziato come a mio parere l’ufficio progettazione sia uno dei più avanzati e seri): però se il discorso si sposta da un confronto tecnico ad una esaltazione incondizionata dei pregi e delle qualità di un prodotto a tutti i costi e con tutti i mezzi, beh…allora ogni commento è permesso.
          Detto questo concordo in pieno sul fatto che il coefficiente dell’asfalto sia del tutto arbitrario e soprattutto che le misurazioni fatte dal vero quasi mai rispondano a quelle fatte con calcolo illuminotecnico: infatti se il calcolo dei lux a terra è abbastanza rispondente (in media ottengo una deviazione di circa il 5%), il calcolo in luminanza è altamente “pericoloso”, in quanto ogni buca, ogni avvallamento, l’inclinazione delle due corsie per fare defluire l’acqua, le strisce, le sorgenti luminose a lato strada, le macchine parcheggiate (!), tutto influisce e pertanto diventa quasi impossibile un raffronto in luminanza dal vero.
          Mi sembra ci fosse un articolo interessante su Luce di qualche mese fa.
          Penso che a livello di simulazione col computer, il sodio sia favorito semplicemente per il fatto che il riflettore dà una distribuzione estremamente lineare ed uniforme al suolo, mentre un apparecchio a LED, anche se con lenti, emette pur sempre fasci abbastanza concentrati su terra.
          Non so, bisognerebbe indagare…
          Grazie per il contributo.
          A presto
          Matteo

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  22. Comunque non riesco ad ottenere i tuoi stessi risultati. Sono tuttavia sucuro di sbagliare qualcosa, dialux non lo conosco molto bene purtroppo ancora.

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    1. Magari, ma ho troppa paura di essere cazziato (anche se poi potrei difendermi dicendo che la maggior parte delle cose che ho imparato le ho lette sul suo manuale di illuminazione…) 🙂

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    2. ah beh il manuale qualche errore lo contiene, innutile negarlo.
      Esempio flusso=K *int.(vis) M(lambda)*V(lambda)*d(lambda), se non erro nel manulale K è al denominatore, impossibile dimensionalmente… 😉
      G.

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  23. ciao Matteo,
    innanzitutto ti faccio i complimenti per l’ottimo lavoro che hai proposto alla discussione.
    Sono un progettista illuminotecnico socio fondatore di APIL e LIGTHIS
    ( Associazioni che si pongono quale obiettivo principale quello di promuovere la cultura della LUCE e la PROFESSIONALTA’ degli “addetti ai lavori” )nonchè amico del mitico Palladino col quale ho collaborato alla nascita della Rivista LUCE E DESIGN.
    Tutto ciò premesso, ed al solo scopo di evitare che il tuo lavoro resti racchiuso in un ambito riservato a pochi “eletti” ti chiedo di essere contattato affinchè io possa promuovere, in qualità di componente del Comitato Scientifico della Rivista LUCE E DESIGN, la pubblicazione della tua ricerca.

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  24. sò che esistono corsi per progettisti illuminotecnici a vari livelli
    ( per es. c/o l’Università di Roma, Politecnico di Milano, alcuni organizzati da Cielo Buio altri da varie Associazioni ) al termine dei quali viene rilasciato una Attestazione di Frequenza che può essere utilizzata esclusivamente per implementare le proprie Referenze.
    Probabilmente organizzerò un corso a Bologna per la prossima primavera.
    R.

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    1. Cmq sicuramente con l’iscrizione all’albo degli ingegneri si è già “virtualmente” abilitati alla progettazione illuminotecnica, in quanto tale albo consente la progettazione di qualsiasi impianto tecnologico.
      Dovrebbe essere lo stesso anche per gli architetti (anche se questi ultimi hanno più limitazioni nella progettazione di impianti) e per i periti (anche se in questo caso non saprei dire molto).
      I corsi sono semplicemente dei “master” che fanno aumentare il proprio “credito” come progettista (come se in Italia, patria di geometri e ragionieri, a qualcuno importasse…).
      Se avessi tempo, anche a me piacerebbe partecipare a qualcuno di questi corsi… 😉

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    2. Ciao Renzo anche io sono di Bologna, ma sono un ingegnere delle telecomunicazioni e l’iscrizione all’albo non mi permette di fare niente perchè sono del terzo settore

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  25. Salve a tutti, sono una studentessa di ingegneria, e ho da poco cominciato a interessarmi alla questione dei led nell’illuminazione pubblica. Volevo innanzitutto fare i complimenti a matteo per aver illustrato in modo chiaro e giustamente critico tutte le problematiche legate all’utilizzo dei led, trovo che questo spazio di discussione sia molto utile sia per gli addetti ai lavori che per chi come me è solo all’inizio (anche perchè viene completamente tralasciata la “componente polemica” che si innesca in alcuni forum e che porta inevitabilmente ad una perdita di contenuti reali). Volevo porre una domanda, cercando del materiale utile che potesse aiutarmi a capire i vari aspetti dell’utilizzo dell’illuminazione a led da parte dei comuni, ho notato che salvo i facili entusiasmi delle amministrazioni e di alcuni soggetti completamente digiuni di questioni tecniche, gli unici dati disponibili relativamente ai vari apparecchi di illuminazione sono quelli forniti dagli stessi costruttori, i quali ovviamente tirano sempre l’acqua al loro mulino. Mi chiedevo, e scusate la domanda sciocca, ma ci sono degli enti terzi preposti al controllo dei prodotti che producano una documentazione seria su cui fare affidamento? E se si, quali sono? O ognuno per se fa i controlli con i suoi mezzi, scaricandosi file, facendo comparazioni ecc?
    Grazie.

    Ps: poichè mi interessa accrescere le mie conoscenze in merito, se qualcuno volesse consigliarmi testi, siti, o qualsiasi tipo di documentazione che ritiene valida lo apprezzerei moltissimo.

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    1. Ciao.
      Grazie mille e …beh… in bocca al lupo per gli studi.
      Tutti gli apparecchi di illuminazione installati in Italia devono possedere una certificazione da ente specifico italiano (IMQ, Istituto Giordano,Oxytech,ecc..) che garantisca la rispondenza dei dati fotometrici ed elettronici alla realtà.
      Poi è ovvio che una volta in possesso delle fotometrie certificate degli apparecchi, ogni progettista illuminotecnico si fa i propri conti e testa le potenzialità delle varie soluzioni.
      I testi che ti posso consigliare sono ovviamente il “Manuale di illuminazione” di Palladino per i caratteri generali e se vuoi qualcosa di più specifico c’è il volume di Forcolini dedicato unicamente ai LED (però è una tecnologia così in costante evoluzione che ogni pubblicazione risulta sempre in qualche modo “datata”).
      Come sito ti consiglio http://www.luxemozione.com del mio amico Giacomo, che tratta spesso e volentieri dell’argomento LED.
      Ciao

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    1. La riduzione di classe illuminotecnica deve essere valutata e giustificata nell’ambito dell’analisi dei rischi all’interno di un progetto illuminotecnico. Nella norma si specifica in particolare la relazione tra indice di resa cromatica ed “esigenze di visione periferica”. In pratica la norma da la possibilità di ridurre la classe illuminotecnica, ma l’onere di tale scelta spetta esclusivamente al progettista, non viene definita automaticamente utilizzando una fonte luminosa con Ra>60. Questo per lo meno a livello normativo.

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    2. Guarda, ne ho già discusso ampiamente qui:
      https://arching.wordpress.com/architettura/fotopica-scotopica/
      Ma anche nella prima parte degli articoli sull’illuminazione pubblica a LED:

      Illuminazione pubblica a LED – 1^ parte


      E’ una cosa che rimane a discrezione del progettista e soprattutto valutata all’interno della valutazione dei rischi.
      La cosa divertente è che tutti i report sperimentali evidenziano l’importanza di una luce con forte componente blu dello spettro come fondamentale nella visione mesopica, ma non nominano minimamente l’indice di resa cromatica. Fondamentalmente per due motivi:
      (1) una lampada può avere C.R.I.>60 senza avere minimamente componente blu dello spettro
      (2) visto che entrano in gioco anche i bastoncelli, che hanno visione monocromatica, non si capisce cosa serve discernere i colori
      Infine non esistono solo LED con alti indici di resa cromatica, ma volendo anche SAP o semplicemente lampade a ioduri (insomma, hanno scoperto l’acqua calda…)

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  26. Ciao, come dicevo nel tuo post sulla visione scotopica/fotopica, la questione delle visioni intermedie e di come la percezione della luce con temperature colore più elevata sia migliore a causa del noto scostamento della curva dell’osservatore focalizzato sia in realtà un imperfezione, poichè i cari vecchi Gibson e Tyndal che costruirono nel ’20 la curva a campana di visibilità utilizzarono “n” osservatori in visione “focalizzata” cioè di qualche grado. In realtà l’angolo con cui si percepisce la strada comporta anche la visione periferica, quindi situazioni di visione ben lontana di quella verificata dalla curva.

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    1. Si, sono d’accordo con te (a proposito, ho corretto il tuo commento): io mi stavo riferendo al modello proposto dalla Eloholma fra tanti, che propone una migliore visione in base all’aumentare del rapporto fra capacità scotopica/fotopica di una sorgente luminosa (come vedi, non c’entra nulla il C.R.I.)

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  27. ah…scusa la successione di pensieri, ma effettivamente il mio intervento, un po’ offtopic, era causato dall’effettiva confusione normativa, dove si parla di “colore della luce” e CRI, a mio modo di vedere non molto corretto, in quanto il colore della luce, come ben ricordi tu qualche riga sopra, non è indicativo della resa cromatica, anche se parente stretto. Poi è vero che, guarda un po’ ,le mercurio caratterizzate da una luce “bianca” (virgolette d’obbligo eh…) hanno RA8 60…
    ciao

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  28. Attenzione: temperatura di colore (o meglio picchi dello spettro sulla parte “blu”), non indice di resa cromatica.
    La commissione CIE TC 1-58 sta analizzando due modelli per l’illuminazione mesopica: il MOVE-model (Eloholma 2005) e l’ X-model (Rea 2004).
    Inoltre anche un nuovo modello, più aderente ai dati sperimentali, il “modified MOVE-model”, si basa sul rapporto S/P (cioè la “capacità” scotopica di una lampada rapportata alla “capacità” fotopica, misurata come rapporto fra flusso con ponderazione scotopica e flusso con ponderazione fotopica).
    Dove avranno tirato fuori quelli dell’UNI la storia dell’indice di resa cromatica non si sa…

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  29. Ieri ho parlato con alcuni di Milano, frequentatori della UNI, mi hanno detto che è vero che è libertà del progettista ridurre di una classe i lampioni con CRI>60, tuttavia è un obbligo aumentare di una classe quelli con CRI minore di 30. Che ne pensate?

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    1. Ciao.
      Ti rispondo con la citazione diretta tratta dall’altro mio articolo:

      Illuminazione pubblica a LED – intermezzo


      in cui l’ing. Soardo (che mi pare possa considerarsi un buon portavoce dell’UNI…) afferma che spetta in ogni modo al progettista prendere decisioni al riguardo, tanto che la nuova norma non vuole penalizzare in alcun modo le sorgenti al sodio (con indice CRI appunto minore di 30).
      Quindi mi sembra che obblighi non ci siano (altrimenti, se così fosse, tutti gli impianti tradizionali sarebbero fuori norma).
      Ciao

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  30. Quando si dice “avversione alle nuove tecnologie”…
    Io ho fatto un percorso diverso:
    Ho contattato alcuni produttori, Asia, Europa e USA, ho chiesto delle campionature, le ho testate, ho chiesto le modifiche e tutti gli arrangiamenti del caso, e, adesso, sto lavorando da matti… eh già, sto sostituendo i famosi “testa palo” in molti comuni.
    Risparmio garantito, e ducumentabile, di ca. l’80%, vita media garantita di 90.000 ore, clienti più che soddisfatti e commesse che piovono a valanga.
    La soluzione è sempre la stessa, credere in ciò che si fa, investire nel progetto e dimostrare sul campo, le parole rimangono tali, se è tutto vero quello che si promette al cliente.
    N.B. Il cliente è il mio pane, quindi, mai e poi mai andrei a proporgli qualcosa che possa bruciare me e la mia azienda.
    Sapete come paga il comune e/o l’ente?
    Utilizzando gli importi risparmiati sul consumo e la manutenzione, più garanzia di questa verso il cliente?
    Investo io, non chiedo neanche un centesimo al cliente e rientro dei miei soldi entro 10 anni, naturalmente, il 20% del risparmio rimane all’ente.
    lavoriamo di più e parliamo di meno… forse è un buon modo per tentare di uscire da questa crisi.
    Benvegano nuove tecnologie che ci permettono di lavorare e preservare il pianeta per nostri figli.
    Buona giornata a tutti.

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    1. Beh…se il risparmio è documentabile, documentalo: mi sembra che abbia illustrato abbastanza bene il fatto secondo cui i LED non danno alcun tipo di risparmio rispetto ad una tecnologia al sodio tradizionale, credo quindi almeno di meritare qualche cosa in più che la semplice affermazione, no?
      In ogni modo, credo sia incredibilmente superficiale buttarla sull’ecologico “generico”, perchè io non so che lavoro tu faccia, ma ti assicuro che il pianeta non si salva coi LED.
      In realtà è comunque sbagliato fare i conti solo con l’energia risparmiata “immediatamente” da una tecnologia: da parecchio tempo si sta lavorando per implementare criteri di LCC (Life Cycle Costs) su tutte le apparecchiature proposte (la politica dovrebbe divenire attuativa nel 2020 in Europa).
      Ad esempio se produci un LED in Europa o in Cina già il discorso cambia, perchè in Cina l’energia viene prodotta in maniera molto più “sporca”; inoltre, quali sono i costi di produzione e smaltimento di un semiconduttore rispetto ad una lampadina al sodio?
      Quindi, da dove importi i LED? Hai fatto studi sull’LCC del tuo prodotto? Hai della documentazione firmata che possa dimostrare le caratteristiche del tuo prodotto ed il fatto che porti ad un risparmio garantito?
      Io lavoro e lavoro tanto: quello che vedi scritto non è campato per aria, ma è dovuto all’esperienza di ormai 2 anni sugli apparecchi a LED (esperienza NON di un produttore, ma di un gestore).
      Se vogliamo preservare il pianeta sicuramente i problemi sono altri.
      Se vogliamo risparmiare qualcosina nell’energia spesa per l’illuminazione pubblica ci sono sistemi molto più efficienti che installare LED (di cui, fra l’altro, ho già parlato).
      Buona giornata

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      1. che dire…intanto complimenti per la splendida analisi che hai realizzato, di lavoro faccio il ricercatore di tecnologie nel settore del risparmio energetico soprattutto nell’illuminazione. fatta questa premessa posso dire e confermare quanto detto da Matteo, che ad oggi se si progetta sul nuovo è molto difficile che il led possa avere un ritorno sul differenziale di costo che ne giustifichi realmente l’investimento quindi l’unica motivazione potrebbe essere di tipo comunicazionale da parte della PA, mentre se si interviene su impianti già esistenti, logicamente in base alle tecnologie di partenza (HG, oppure armature molto vecchie anche al SAP), utilizzando armature a led molto efficenti si può ottenere un buon risparmio in grado di ottenere degli ottimi tempi di ritorno economico, che logicamente potrebbe essere ottenuto anche con delle armature tradizionali molto efficenti e più economiche.
        avendo come clienti delle Esco, le mie analisi mi hanno portato a pormi alcune domande:
        – vista la crescita tecnologica del Led e la totale assenza di standard produttivi internazionali, chi mi garantisce che tra 3anni i primi corpi illuminati rotti avranno la possibilità di essere agiustati e riportati alle stesse condizioni iniziali? ad esempio nessun produttore indica il bin della fonte e con molta probabilità tra 5-10anni i led utilizzati oggi per ovvia obsolescenza non saranno più in produzione con cosà potrò fare la sostituzione? il fornitore mi garantisce per almeno 10 anni un magazzino con pezzi di ricambio? dopo la garanzia le armature possono essere manutenute in loco o devo smontarle e mandarle a fare l’intervento in fabbrica? in questo caso devo conteggiare costo intervento + spedizione + costo installazione oltre al disservizio per l’assenza della lampada per tutto il periodo necessario, ad oggi invece, se si rompe la lampada sap vado dal primo distributore e compro una sap di qualunque marca (philips, osram,aura, sylvania, anche cinese!!! i miei clienti richiedono affidabilità e durata? esistono nel mercato lampade SAp e da poco anche a JM che hanno il triplo della durata convenzionale che quindi si avvicinano alle tanto dichiarate 50.000 ore. allora ho iniziato nelle mie analisi a richiedere anche dei performance bond per tutta la durata degli investimenti e le risposte sono state molto negative. ergo se non ci credono i produttori perchè dovrebbe crederci i clientià?
        il mio è solamente uno sfogo perchè con onestà intellettuale, anche se con difficoltà sto cercando di non applicare la regola “lega l’asino dove vuole il padrone”
        un ringraziamento a matteo e alla sua discussione

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        1. Grazie.
          E’ lo stesso problema che hanno i gestori o i Comuni che si occupano direttamente dell’illuminazione: non è possibile fare conti a lungo termine con una tecnologia che ancora non ha raggiunto che una minima parte della sua vita utile.
          Mi spiego meglio: quando ci si occupa di illuminazione si ragiona in termini di 10-20 anni di servizio; anche se il LED fosse così performante come ci vogliono far credere, installare una tecnologia prematura è un rischio così alto che nessun gestore assennato vorrebbe correre.
          I gestori e soprattutto i Comuni non dovrebbero mai giocare d’azzardo (non solo i LED, ma anche i famigerati “derivati” invece ci insegnano che non sempre è così). Lo so che non è il caso, ma per dimostrare la non convenienza di una tecnologia precoce basterebbe una semplice analisi di micro-economia.
          Ciao
          P.S. Sarebbe interessante allora confrontare i risultati fra noi

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          1. Ciao Matteo, occupandomi per conto dei miei clienti di selezione e ricerca di tecnologie a risparmio energetico per interni ed esterni, ho stilato un piccolo prontuario per basare l’investimento, basandomi sulle necessità/garanzie di lungo periodo dei clienti tipo(esco), soprattuto relativamente alla nuova moda degli adattatori tubolari a led come retrofitting per tubolari fluorescenti,se può servirti ho preparato una piccola analisi comparativa tra tecnologie, mi piacerebbe che tu gli dessi un’occhiata critica ed eventualmente puoi anche correggerla e integrarla se necessario. però non saprei a chi inviarla.
            un saluto sincero
            Fabbbio

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      2. Ciao Fabbbio (con tre b)
        ti rispondo brevemente sulla questione degli standard, e vado anche un po’ fuori tema.
        Il problema che tu riporti è sentito da quasi tutto il settore illuminotecnico, che nel giro di 4-5 anni si è visto invaso da prodotti più o meno validi a LED che spesso promettevano o promettono cose assolutamente non vere, tipo vite medie di 800 mila ore, risparmi energetici da capogiro e via dicendo.
        Ora cosa succede? che le aziende, i professionisti, e tutti gli attori coinvolti, fino all’utente finale si sono letteralmente rotti il cazzo di subire passivamente le panzane che molti rigattieri del led stanno mettendo in giro.
        C’è bisogno di standard, regole, norme e questo è l’obiettivo oggi. Questo è il tema che si è trattato ieri al convegno al Politecnico, durante il lighting innovation. Una tavola rotonda di tutto rispetto con esponenti di Assil Assoluce Aidi IMQ IEC ENEA,UNI tutti convinti che la strada giusta da perpetrare urgentemente è quella della standardizzazione. Speriamo bene, perchè io francamente sono stufo di sentire favole sui led, panacea di tutti i mali del pianeta!
        Ciao
        Giacomo

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        1. Ha non era mia intenzione girare il coltello nella piaga. Lo so che ti hanno costretto ad alzarti all’alba. E tutto per dirti che sei un mangiapiadina….(secondo me è stato un complotto) 😀

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  31. Bah…non credo che Matteo possa essere definito avverso alle nuove tecnologie, semplicemente, da bravo essere dotato di cervello, non si ferma ai dati del costruttore ma cerca di verificarli e di trovare conferme.
    Quindi quando si parla di risparmi dell’80% e vite medie di 100 mila ore bisogna magari porsi delle domande sull’origine di questi dati. 😀
    ciao ciao

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  32. Trattazione esauriente e ben fatta.
    Un unico fattore non trascurabile di cui si parla non con la dovuta importanza:
    la tempertura di giunzione.
    Il LED funziona bene solo se freddo, e più freddo è meglio funziona.
    Questo ha ripercursioni non trascurabili: se faccio verifiche in inverno, ottengo valori impensabili in estate quando ho 30°C di temperatura in più.
    Altra conseguenza:
    Diffidare sempre da lampade “leggere”, con dissiparoti piccoli e poco alettati.

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    1. Lo so..sto cercando di rimediare nelle “riscritture” che sto facendo di questi articoli. Spero quanto prima di riuscire a completarle e quindi pubblicarle anche su questo blog.
      Grazie a tutti

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  33. Vorrei sapere se la durata di vita degli alimentatori elettronici è inferiore alla durata di dei led.In caso affermativo viene a cadere l’argomento più convincente per le Amministrazioni Pubbliche : zero spese di manutenzione per 100.000 ore di funzionamento.

    Cordiali saluti

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    1. La vita di qualisasi alimentatore elettronico è inferiore alle 100.000 ore. Per un buon prodotto è possibile stimare una rottura di un 2% ogni 10.000 ore di funzionamento. Questo significa che si arriva al 10% alle 50.000 ore (con aumento esponenziale superate queste).
      Ma manutenzione non è solo questo: la pulizia dei vetri (o delle ottiche) va effettuata al massimo ogni tre anni (per evitare che lo sporco riduca troppo il flusso luminoso degli apparecchi illuminanti). Vorrei ricordare che la nuova gara CONSIP per la pubblica illuminazione prevede addirittura una pulizia annuale degli apparecchi.
      Per non parlare del costo di sostituzione dei pali (purtroppo anche questi si deteriorano), degli eventi accidentali, di un guardiano che comunque sorvegli l’impianto, ecc…
      Poi le Amministrazioni ci credono perchè ci vogliono credere: è ovvio che spesso non vengono asoltati i giusti consigli di chi propone cose ragionevoli magari non sbilanciandosi troppo ma poi ci si butta a pesce sul primo che dice “non vi facciamo pagare niente” e propone cose inverosimili (tanto fra 4 o 5 anni, quando si avranno i primi guasti con numeri altri, credete che saranno ancora in tanti ad essere sul mercato e rispondere delle proprie azioni?)

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  34. concordo con Matteo,
    per una trattativa in corso ho ottenuto una garanzia fino a 5 anni con un aumento del prezzo di acquisto del 2,50% ed un aumento del 2% annuo per i successivi 5 anni; oltre i 10 anni, corrispondenti a circa 42.000 ore di funzionamento, nessuno vuole impegnarsi.
    Renzo

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  35. Sulla temperatura di esercizio mettiamo dei punti fermi, altrimenti si lascia spazio a tutte le congetture possibili immaginabili:
    1) La temperatura di giunzione è sempre maggiore della temperatura della piastra su cui sono saldati i LED che a sua volta è maggiore della temperatura ambiente (in generale la temperatura di giunzione è circa 10°C-15°C maggiore di quella della piastra); in tutte le prove che ho fatto (in applicazioni stradali) ho sempre misurato una temperatura alla piastra di almeno 70°C, quindi trovo abbastanza impossibile avere Tj=70°C
    2) La temperatura ambiente “media” di 25°C con cui si effettuano i test non significa nulla: il rendimento dei LED dipende dalla temperatura ambiente (con una Ta=10°C avrò un rendimento maggiore di una Ta=30°C) e quindi un valore stimato con una temperatura di 25°C darà solamente un valore “medio” del reale flusso dei LED; ma la normativa IMPONE dei VALORI MINIMI MANTENUTI: questo significa che faccio i calcoli con un Ta=25°C, ma quando sono a Ta=30°C o peggio Ta=35°C (ricordo che nei mesi più caldi d’estate all’accensione serale è molto facile avere queste temperature) il flusso è notevolmente minore!! Questo significa che nei casi in cui la temperatura ambiente supera i 25°C i calcoli illuminotecnici non vengono verificati!
    ERGO
    Smettiamola di proporre queste temperature inverosimili e facciamo calcoli stando dalla parte del sicuro.

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      1. Non le lampade, gli apparecchi.
        Grosse e piene di alette purtroppo (ancora per adesso) sì, ma brutte non tutte: non voglio fare pubblicità, ma a parte i due “nomi noti” che publicizzano a destra e a manca apparecchi effettivamente molto brutto ci sono diversi produttori che hanno fatto proposte carine.
        Per la dimensione, aspetto le nuove sorgenti a led a tubo unico.
        Vedremo…

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  36. Ha qualcuno esperienza per corpi a LED per tunnel? Oltre ai soliti noti ci sono anche produttori emergenti di cui si sente dire un gran bene….
    qualcuno conosce per sbaglio AMELI? Chi sono?
    Ho visto sul sito ma non c’è troppa documentazione…… il bello è che sembra tutto sommato il prodotto migliore al prezzo più basso…….

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  37. Interessantissimo questo sito: potreste allargare il discorso anche ai tubi LED che vanno in sostituzione dei fluorescenti da 600, 1200 e 1500mm ( 18, 36 e 58W)? Sto affrontendo il problema del passaggio in una scuola.Grazie

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    1. Ho studiato il problema anch’io e devo ammettere che – a mio parere – in questo caso la sostituzione non è del tutto giustificata.
      Un tubo a LED costa tanto e poi va ricablata l’intera plafoniera (visto che un LED non necessita dell’accenditore); esistono anche LED che fanno “retrofitting”, ma rimane comunque una soluzione raffazzonata, visto che si “costringe” una tecnologia che ha una spiccata propensione alla direzionalità verso una tipologia che invece punta molto sulla diffusione: il problema dei tubi al neon è quello che producono luce a 360° e quindi hanno bisogno di riflettori e deflettori, mentre un LED è già direzionale e quindi non ha bisogno di queste cose, che sarebbero unicamente di intralcio.
      Quindi il mio consiglio è quello che se si sceglie una soluzione a LED (che, ribadisco, è molto costosa rispetto alle soluzioni tradizionali, e quindi vanno valutati i pro e i contro e magari fatta anche una analisi costi-benefici nel medio-lungo termine) sarebbe preferibile sostituire l’intero corpo illuminante: più o meno la spesa è la stessa, ma la resa è sicuramente migliore.
      A presto

      Matteo

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    2. Secondo me non ha il minimo senso sostituire delle fluorescenti lineari (che durano tanto, hanno una efficienza molto elevata, un’ottima resa cromatica e un costo bassissimo) con dei tubi a LED. E’ una cosa che non sta in piedi ne dal punto di vista tecnico, ne dal punto di vista economico. E’ una di quelle classiche applicazioni in cui bisognerebbe continuare ad usare le fluorescenti lineari.

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      1. Devo chiarire che DEVO cambiare le plafoniere di cui parlo (2x58W) perchè vecchie di 30 anni ( gli zoccolini stanno cadendo a pezzi) e consumano 140w.La soluzione con nuovi tubi fluorescenti trifosfori T5 consuma circa 100w e a listino siamo oltre i 200€ ( non sono sicuro se con tubi compresi), mentre con i led siamo a circa 45w e costo 250€, plafoniera per led compresa( con efficienza luminosa 90% vs fluorescenti, testata).Il tempo di ammortamento della differenza di costo, per accensione 10 ore giornaliere è inferiore 1,5 anni, poi è tutto guadagno ; ho ottenuto una garanzia scritta di 5 anni(mentre è solo 1 per i reattori elettronici dei fluorescenti, ma x i tubi stessi?), quindi anche i costi di manutenzione hanno una significativa riduzione. L’angolo di emissione delle plafoniere dark light è paragonabile ai 120° di emissione dei tubi led, i quali ,questo è vero,non se ne fanno niente in tutti i sensi della plafoniera.Quanto alla durata non credo che esistano fluorescenti che abbiano vita utile(70% del flusso iniziale) di 50000 ore, come i led.Non voglio avere ragione a tutti i costi, ma gradirei un contraddittorio con dati concreti, altrimenti non mi sarei affacciato su questo sito.Grazie

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  38. Cercavo notizie sui tubi LED e mi sono ritrovato su questo blog, ci ho perso un paio di ore e vorrei far osservare che, mentre la tecnologia LED è matura, non lo sono i prodotti a LED per illuminotecnica in quanto numerosi costruttori (che poi sono degli elettrotecnici e non elettronici) si sono buttati sul mercato solo per stare al passo con coloro che avevano lanciato per primi questa idea.
    Non sono un illuminotecnico ma sto lavorando in Cina e so che presto verranno immessi sul mercato prodotti maturi frutto di vere sperimentazioni e studi e non affrettati assemblaggi.
    Che i LED sostituiranno le lampade ad incadescenza, a gas, al sodio, mercurio, etc.. non c’è ombra di dubbio, è ineluttabile.
    Prendo lo spunto dalla quetione posta da alcas sui tubi e cito risultati frutto di prove reali con un prototipo di tubo fluorescente LED:

    1 tubo al neon da 36W: consumo reale misurato su più campioni da 37 a 38.5W

    2 tubi a LED: consumo dichiarato 17W, misurato 23-26W, luminanza a 6m: 75lux

    3 prototipo tubo a LED: consumo misurato 8.2W, luminanza a 6m: 91lux

    Dai dati sopra riportati si evincono diverse cose:

    1 i tubi a LED risparmiano il 75% di quelli tradizionali
    2 i tubi a LED commerciali risparmiano “solo” il 30% di quelli tradizionali

    Con il sistema di alimentazione che raggiunge il 98% di efficienza, cioè l’alimentatore dissipa un 2% della potenza assorbita dai LED, ed un adeguato sistema di raffredamento sulle giunzioni dei diodi si raggiunge il risultato di avere una temperatura di giunzione superiore di solo 26°C rispetto l’ambiente, ottenendo una vita utile dei LED stimata di 97.000 ore, stesse considerazioni valgono per il sistema di alimentazione con un MTBF stimato in 11.2 anni

    Questi risultati potranno essere applicati alle lampade stradali e per gallerie senza difficoltà poichè risolvere i problemi legati alla geometria dei diagrammi di irradiazione necessari sarà semplice.

    Una nota per quanto riguarda la pulizia delle lampade: le lampade a LED non hanno la caratteristica comune alle lampade al sodio di attirare il particolato che su queste ultime cristallizza generando un decadimento del corpo illuminante.

    Concludo con un racconto personale: nel 1981 acquistai uno dei primissimi televisori SONY Trinitron che è durato fino al 2002 anno nel quale è stato rottamato poichè non valeva la pena di ripararlo, nei 21 anni di vita ha avuto solo un guasto ad una scheda che fu sostituita; oggi i costruttori si preoccupano di far progettare gli apparati elettronici in modo che abbiano guasti appena usciti dal periodo di garanzia per poter tenere il mercato sempre in domanda. Ecco, forse, l’unico ostacolo alla rapida diffusione delle lampade a LED: la loro lunga durata, non ne vedo altri; l’elettronica, quando usata convenientemente, produce apparati con MTBF incredibili.

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    1. Premetto che ogni commento è gradito, ma se si portano esempi “tecnici” il rigore è d’obbligo e pertanto interventi con errori così grossolani come quelli sopra spero in futuro vengano evitati.
      Innanzitutto la luminanza è espressa in cd/mq (e si riferisce alle caratteristiche riflettive di una superficie), mentre in lux viene espresso l’illuminamento (che si riferisce alla potenza luminosa di una sorgente che colpisce una superficie).
      Per la legge dell’inverso del quadrato, 75 lux a 6m significano un flusso luminoso massimo della sorgente pari a 2700 lumen.
      Per 26W si hanno circa 100 lm/W come efficienza (che è verosimile per un prodotto LED di ultima generazione).
      Inoltre, riguardo alla nota: “Una nota per quanto riguarda la pulizia delle lampade: le lampade a LED non hanno la caratteristica comune alle lampade al sodio di attirare il particolato che su queste ultime cristallizza generando un decadimento del corpo illuminante”
      Esistono pubblicazioni a riguardo? Avete fatto degli esperimenti che in 1,2,3 anni lo sporco accumulato sugli apparecchi è inferirore? Avete delle tabelle del LMF come indicato dalla CE 245/2009?

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  39. I dati concreti te li do subito. Una T5 da 58 watt ha un flusso di circa 4500 lumen. Per due fanno 9000 lumen. Ipotizziamo di usare una apparecchio di media fattura con un rendimento del 75%, il flusso utile è di circa 6750 lumen. Il costo dell’apparecchio per due lampade è di circa 180 euro di listino, alimentatore elettronico compreso. Le sorgenti luminose costano circa 10 euro e hanno una durata media di 20000 ore. Inoltre questi apparecchi hanno un profilo batwing ed una perfetta limitazione degli abbagliamenti. Sono ideali per l’utilizzo in ambienti scolastici. Non ho idea di quali prodotti a LED tu abbia, ma sei hai le fotometrie sarebbe bello fare un confronto reale. Per ottenere 6750 lumen di flusso utile, di LED ce ne vogliono proprio tanti secondo me. Con 45 watt e dei LED buoni si possono ottenere al massimo 2500 lumen, ovvero meno della metà della soluzione a lampade fluorescenti lineari. La valutazione economica la si puo’ fare solo a parità di prestazioni, e nel caso delle fluorescenti lineari ti assicuro che i LED per adesso non ce la fanno. Se devi cambiare le plafoniere vecchie, compra delle plafoniere fluorescenti lineari con alimentatore elettronico, magari dimmerabile e con dei sensori di luminosità integrati nell’impianto. E’ il modo sicuramente più razionale dal punto di vista tecnico ed economico di rifare l’impianto. Ma se hai delle caratteristiche di questi apparecchi a LED sarebbe interessante valutarli.

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    1. Non sono uno specialista del settore ma vedo che sono in buona compagnia.I miei riferimenti sono il catalogo Disano e anch’io non capivo esattamente come te, finchè qualcuno mi ha spiegato che il flusso luminoso dei fluorescenti è relativo a 360° mentre quelli dei led è su 120°, quindi acceso il tubo in aria libera i tuoi 9000 lumen dei fluorescenti equivalgono a 3000 lumen dei led, per chi ci sta sotto(come vedi mi esprimo da incompetente ma in soldoni è così).I led che sto acquistando sono della 4tech(tanto per non fare pubblicità) e quello lungo 1500 mm, mod HighPower che consuma, ai morsetti quindi switching compreso, 22W nominali e ha 2340 lumen con 5000°k( x 2 = 4680 lumen che vuol dire 14000 lumen se confrontati con il fluorescente( che ne ha,Disano dixit, 5000+5000,ma qui la plafoniera aiuta con il riflettore).Il resto lo lascio ai teorici, io invece, armato di luxmetro, sono interessato ai 300 lux sui banchi di un’aula scolastica( e 500 sulla cattedra) e questi led me li danno come i normali tubi T8 con vecchie plafoniere che ora devo sostituire.

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      1. A differenza di te io invece sono uno specialista del settore, ed è per questo che ti ho consigliato di cambiare le vecchie fluorescenti con delle nuove fluorescenti lineari. E dopo aver letto le specifiche delle lampade che vuoi acquistare…. non posso far altro che confermare il mio consiglio. Anzi, te lo consiglio vivamente.

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        1. Visto l’interesse per questo argomento, ho deciso di aprire un post apposito sul problema.
          Quindi chiedo cortesemente di aspettare il post su cui possiamo discutere con più chiarezza delle problematiche relative all’illuminazionedi interni con LED (visto che qui si stava parlando di illuminazione di esterni).
          Grazie

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      2. Guarda, se non si è esperti, converrebbe “evitare” di fare questo genere di affermazioni: i lumen rimangono gli stessi sia che la sorgente sia sferica, che cilindrica, o di qualsiasi altra forma (è una potenza ed è una GRANDEZZA SCALARE)!!
        Quello cui tu ti riferisci è la fotometria della sorgente luminosa, che viene misurata in candele (che è una GRANDEZZA VETTORIALE) e per questo dipende dalla forma della sorgente e dalla direzione del flusso.
        Per una sorgente sferica le candele emesse a parità di flusso saranno sicuramente inferiori delle candele emesse rispetto ad una sorgente che direziona questo flusso in un’unica direzione.
        Quindi: non si può fare un confronto con “lumen direzionati” (è una cosa che non ha senso, sarebbe come dire la temperatura media di un ambiente cambia se si sta in piedi o si sta orizzontali: la temperatura è una grandezza scalare, il gradiente di temperatura invece è vettoriale).
        Il confronto va fatto con dei calcoli illuminotecnici, fatti da un progettista e dimensionati secondo parametri reali (come verrà esposto nell’articolo dedicato all’illuminazione per interni).

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  40. Ho riletto i vari post su questo blog e credo che ci sia una importante assunzione che manca: tutte le sorgenti luminose in natura sono isotropiche o approssimano il diagramma di irradiazione di una sorgente isotropa.
    Questo non è vero per i LED, infatti i fotoni che vengono emessi dalla giunzione del diodo non vengono emessi su 4pigreco steradianti ma su un angolo solido minore di 2pigreco steradianti e variabile a seconda della sua polarizzazione; questo significa, in prima istanza, conferire al diodo LED una efficienza dell’irradiazione luminosa direzionale superiore a quella delle sorgenti isotropiche o pseudoisotropiche esistenti in natura.
    Il diodo LED viene quindi incapsulato anteponendogli una lente che provvede a restringere ulteriormente l’angolo solido di irradiazione.
    Oggi un LED normale che costa 0.035E per quantità fornisce una intensità luminosa pari a circa 900lux su 15 steradianti.
    Parlando banalmente a nessuno viene in mente di illuminare il cielo o il soffitto di una stanza, le lampade tradizionali disperdono molta della loro energia e si usano metodi a riflessione per direzionare i fasci di luce emessa per ottenere diagrammi consoni all’applicazione considerata; questa è una ulteriore degradazione del coefficiente di rendimento della conversione energia elettrica applicata rispetto all’energia luminosa ottenuta.
    Per i LED vale il contrario, applicando sistemi di array di LEDs è possibile ottenere diagrammi rispettanti i parametri di progetto con perdite trascurabili. La prova pratica è una lampada per uso stradale prodotta e largamente utilizzata in Cina sia in Città che su strade provinciali ed autostrade che ottiene 16.800 lumen per un consumo energetico di 28W, circa 600 lumen per watt, mettendo a disposizione questi lumen sul diagramma di irradiazione che è del tipo batwind.

    Un’altra considerazione vale per i sistemi di alimentazione, quando leggo che la lampada di cui sopra consuma 7 watt sul sistema di alimentazione inorridisco, infatti un buon sistema di alimentazione progettato convenientemente può pilotare 28W di carico con una efficienza del 96% facilmente ottenibile ed a costi contenuti, alimentatori di questo tipo vengono prodotti da decenni con MTBF dell’ordine di 10 anni, in questo caso la potenza dissipata sull’alimentazione diventa 1.12W con una potenza totale necessaria di 29.12W per ottenere i 16,800 lumen di cui sopra, in questo caso i lumen per watt diventano 577, valore ancora notevole rispetto le normali lampade.

    Non parliamo poi dei vantaggi della manutenzione e dell’impatto amientale, la società Autostrade ha appena investito in sistemi di lampade LED per gallerie dopo due anni di prove e tests, le gallerie già installate sono 3 ma presto saranno 500 con un risparmio energetico calcolato di 8.8GW/anno corrispondenti a una riduzione di circa 760TEP/anno ed oltre 5.200Ton di CO2/anno, questi sono fatti concreti e realizzazioni che si possono toccare con mano, le manutenzioni ordinarie passerano da 1 ogni due anni a una ogni dieci.

    Vero che le lampade LED costano più delle normali lampade ma dopo un anno si sono già ripagate senza contare i costi esterni che incidono sulla sanità con meno malati poichè meno inquinamento, questi sono fatti economici e sociali che da soli valgono l’investimento soprattutto da parte delle aziende pubbliche.

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    1. Come già scritto via e-mail, credo che l’ing. Alvisi stia confondendo flusso luminoso con illuminamento: per flusso luminoso si intende potenza emessa da una sorgente luminosa (che quindi esprime unicamente il rapporto fra energia dei fotoni emessi e tempo impiegato); per illuminamento si intende invece la quantità di questo flusso che arriva su una determinata superficie (e in questo caso conta la diffusione della luce da parte della sorgente, poichè un fascio concentrato porterà ad un illuminamento maggiore a parità di flusso luminoso emesso).
      Inoltre con questo commento stiamo ritornando “indietro” rispetto ai discorsi che si sono fatti: credevo infatti che la distinzione fra lampada e apparecchio fosse ben chiara.
      Confondere lux con lumen mi sembra abbastanza grave e poi il sistema tradizionale di riflessione consente un controllo dell’abbagliamento estremamente migliore di quanto si possa fare coi LED (vorrei ricordare che fare illuminazione non significa solo chi ce l’ha più grosso, ma anche illuminare a modo).
      Faccio quindi un riassunto:
      1. Una sorgente luminosa emette fotoni (raggi di luce); più fotoni emette al secondo, più è potente (questa si chiama potenza luminosa); se mediamo questa potenza per la curva di visibilità dell’occhio umano otteniamo i lumen emessi dalla sorgente
      2. Una sorgente, per emettere questi fotoni, assorbe energia (o meglio potenza energetica) espressa in Watt; il rapporto lumen/W della sorgente viene chiamata efficienza
      3. Quando “montiamo” una sorgente all’interno di un apparecchio di illuminazione, una parte dei fotoni emessi viene “persa” (per vari motivi:riflessioni, assorbimenti, ecc..). Col termine LOR (light output ratio) si intende la quantità di lumen che l’apparecchio lascia passare rispetto ai lumen emessi dalla lampada: ad esempio un LOR=80% in soldoni significa che solo l’80% dei fotoni “passa” e viene emesso al di fuori dell’apparecchio illuminante. Quindi i lumen totali emessi da un apparecchio sono di solito inferiori a quelli emessi dalla sorgente
      4. Per dare potenza alla lampada si ricorre ad un alimentatore (ormai sono tutti elettronici), il quale assorbe anche lui per funzionare una parte di energia. Quindi la potenza assorbita da un apparecchio di illuminazione è maggiore della potenza assorbita da una lampada. L’efficienza dell’alimentatore viene espressa come Wlampada/Wapparecchio (e per gli ultimi modelli si aggira attorno a 0,90 come minimo)
      5. A questo punto possiamo esprimere anche l’efficienza dell’apparecchio di illuminazione come lumen emessi/W assorbiti (ovviamente l’efficienza dell’apparecchio sarà minore di quella della lampada)
      I dati che tutti i produttori accreditati forniscono (generalmente tramite eulumdat in Europa o ies per gli Stati Uniti) infatti sono:
      -lumen emessi sorgenti
      -efficienza luminosa sorgenti (o W assorbiti sorgente)
      -lumen emessi dall’apparecchio (o LOR)
      -W assorbiti dall’apparecchio (o efficienza dell’alimentatore)
      Quindi: prego fornire questi dati sul fantomatico apparecchio che produce 16800 lumen con un consumo di 28W.

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    2. Ciao Mario,
      mi sai dire che LED utilizzano per ottenere 600 lm/W?
      Sono abbastanza attendo al mercato delle sorgenti LED e francamente non mai visto niente superiore a 130 lm/W (poi sul reale rendimento dei led e sulla verifica del flusso utile potremmo versre fiumi di inchiostro…..)
      Già un’efficienza di 60lm/W per una lampada (considerando tutte le perdite dovute all’alimentatore e degrading termico) è un bel rendimento!

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    3. Vorrei saperlo anche io il nome della lampada (lampada o apparecchio?) stradale LED cinese con efficienza 600 lm/W…
      ripassino di illuminotecnica? forse si, visto che se si trattano e si forniscono informazioni tecniche bisogna farlo con cognizione di causa…
      E comunque trovo poco significativo, nell’economia globale del discorso, parlare di isotropia delle sorgenti, perchè i paragoni in campo prestazionale non si fanno in assoluto sulla sorgente, ma sempre ben circostanziati nelle casistiche specifiche, come, per esempio, in un’installazione stradale.
      Trovo incredibile la motivazione secondo la quale, essendo il LED sorgente non isotropica, con emissione della luce verso un solo emisfero (per semplificare steradianti e company), allora è per forza più performante di tutte le altre lampade che invece sono pseudoisotropiche, senza che si valuti l’effettiva necessità illuminotecnica e di installazione, nell’applicazione specifica. Il dato che non sia isotropica può essere interessante, ma per scopi di sviluppo prodotto, piuttosto che di sviluppo impianto (a mio modestissimo parere).
      Scusate l’intrusione, ma leggo con molto interesse le discussoni e con molto disappunto gli interventi che vogliono sembrare di alto spessore tecnico, ma che rivelano una povertà nelle conoscenze illuminotecniche non indifferente (Giacomo questo già lo sa).
      grazie Matteo per questo blog, davvero bello.
      Claudia

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      1. Grazie mille per i complimenti e per il commento.
        In fondo quasi tutti i settori tecnologici si basano su una asimmetria di informazione grazie alla quale gli esperti possono destreggiarsi nel campo e capire cosa può essere verosimile e cosa no, mentre tutti gli altri si interrogano sul significato di questi strani nomi.
        Volevo su questo argomento ricordare che il documento CIE 127:2007, che si occupa delle misurazioni delle sorgenti a LED, sconsiglia fortemente di prendere in considerazioni flussi parziali e riferiti ad esempio ad un solo emisfero, non solo perchè tecnicamente inadatta ad esprimere il valore del flusso ma anche perchè incompatibile con tutte le misure delle altre tipologie di sorgenti luminose.
        Anche perchè se misurata su un angolo solido minore venisse un rendimento di 600 lm/W (probabilmente con un angolo solido ristretto potrebbe essere possibile), una volta che si andasse poi a misurare l’effettiva prestazione illuminotecnica dell’apparecchio (che, ricordo, si basa su una fotometria a 360° non perchè ce lo siamo inventati noi, ma in base a precise disposizioni normative), si vedrà che vengono ridotti a poco più di 80 massimo 90 lm/W dell’intero apparato di illuminazione.
        A presto
        Matteo

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  41. Mi chiamo Fabio Arcidiacono e sono referente dell’associazione CieloBuio per le Marche.
    Devo fare i miei complimenti a Matteo per gli ottimi articoli sui LED, veramente dettagliati e ben fatti dai quali ho imparato diverse cose. Apprezzo molto il fatto che tutto sia dimostrato con calcoli e numeri, che sono l’unica cosa per cercare di capire a fondo ed in modo serio la questione.
    Io non sono un progettista ma dal 2000 sono stato costretto a dedicare buona parte del mio tempo libero ad occuparmi di illuminotecnica vedendo cio’ che una cattiva illuminazione aveva prodotto (ma ancora produce se non si vigila) nella mia regione (ed ovviamente in tutte le regioni italiane) dal punto di vista ambientale in termini di inquinamento luminoso. Dopo diversi anni di confronti con professionisti nel settore e convegni mi sono reso conto di come molti impianti vengono spesso fatti in modo appossimativo. Ci vorrebbero sempre ed ovunque dei professionisti seri e preparati come Matteo nella realizzazione delle opere pubbliche dato i soldi della comunità non devono essere spesi con leggerezza!
    Venendo ai LED purtroppo nella mia regione diversi piccoli comuni sono stati giocati dalla ditta di turno, spesso anche locale. Risultato: strade illuminate a macchia di leopardo ed apparecchi che per illuminare verso il centro della strada sono stati inclinati rendendo l’appareccio non più conforme alla Legge Regionale in vigore nella mia regione. Inoltre la cosa assurda è che diversi uffici comunali si affidono sia nella progettazione e realizzazione o alla ditta che vende l’apparecchio LED oppure al fornitore di energia di turno. E’ assurdo che un’azienda che vende energia possa spingere su alti risparmi energetici se il suo ricavo sono proprio i consumi energetici! Non capisco come i tecnici comunali non si accorgano del palese conflitto d’interesse.
    Sicuramente anche io penso che i LED siano il futuro ma bisogna dare tempo al tempo.
    Un monito: quando mi sono laureato in Fisica nel 1992 c’era la moda dei supercoduttori alle alte temperature critiche. Sembrava che potessero risolvere tutti i problemi dato che pian piano che passavano gli anni si trovavano superconduttori con temperature critiche sempre più alte. L’euforia era alta ed anche l’impegno delle aziende. Purtroppo ciò che sembrava tutto facile e raggiungibile in breve tempo si è dimostrato ben più ostico e superconduttori a temperatura ambiente ancora sono lontani da venire.

    Un ultima cosa: Nel paragrafo 7 alla quinta riga il rendimento di un apparecchio non è il rapporto fra il flusso emesso dall’appareccho e il flusso emesso dalla lampada, o mi sbaglio?

    Complimenti di nuovo. Caro Matteo hai un nuovo lettero del tuo blog.

    Fabio Arcidiacono

    PS: com’è che nei vari commenti non ci si firma con nome e cognome? C’è paura di farsi riconoscere? 😉

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    1. Innanzitutto grazie per i complimenti.
      Concordo col paragone coi superconduttori (ma per fortuna i LED costano MOOLTO meno 🙂 ).
      Hai ragione: ho invertito i termini (altrimenti, per come l’ho messa giù io sarebbe un numero maggiore di 1): mi dispiace, ma nonostante tutto l’impegno mi accorgo che ho lasciato diversi errori qua e là…faccio ammenda e ringrazio tutti coloro che li segnalano (correggerò il prima possibile).
      Anche perchè sto già scrivendo una nuova versione di questi articoli, aggiornata e più approfondita.
      Concordo inoltre con le tue rimostranze verso tecnici e produttori: è veramente difficile oggi riuscire a discernere fra chi vuole fare buona illuminazione (e purtroppo viene spesso tacciato come incompetente, perchè non propone come prima cosa i LED) e chi invece vuole solo speculare.
      Ma sto rimediando anche a questo: all’interno dell’azienda per cui lavoro da quasi un anno sto lavorando ad un progetto di certificazione, che spero avrà ricontri positivi (e consentirà di capire immediatamente se un apparecchio illuminante è “buono” oppure no). Non sono nemmeno l’unico: in ambito italiano sono state presentate diverse proposte di certificazione energetica per l’Illuminazione Pubblica…spero proprio sia finita l’era dei vari “installa il mio apparecchio, che risparmia il 60%”!
      A presto

      Matteo

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    2. Ciao Fabio,
      Hai ragione Matteo sta facendo un enorme lavoro sui led, cosa che io, preso un po’ dallo scoramento, sto tralasciando sul mio blog. Ci sarebbe da scrivere fino a spaccarsi le dita sulla tastiera, partendo dai nuovi parametri di certificazione definiti in sede EPA ed Energy Star, fino alle innovazioni proposte dal mercato.
      Per quanto riguarda il nome e cognome, diciamo che è nello stile Web2.0 darsi del tu e postare commenti indicando solo il nome proprio o addirittura un nome fittizio.
      Ciao
      Giacomo

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  42. Se posto due volte per errore mi scuso.

    Sono stato qualche giorno in viaggio e non ho potuto postare prima.

    Vedrò di spiegare il principio fisico con un altro esempio visto che la fonte di energia elettromagnetica riesce difficile.

    Prendiamo il sole come una fonte ideale isotropo di energia che per semplicità chiameremo luce così evitiamo nozionismi, essendo fonte isotropa la sua energia viene irradiata a 4pigreco steradianti, in parole povere l’energia si propaga dal sole sfericamente. Una piccolissima parte di questa energia raggiunge il nostro pianeta che così viene illuminato e riscaldato da questa energia.
    Non sto qui a fare calcoli perchè non ho voglia e tempo ma supponiamo che l’energia che raggiunge la terra sia un milionesimo di quella che il sole consuma per unità di tempo.
    Per converso se supponiamo di far arrivare sulla terra dalla distanza del sole la stessa energia con una fonte progettata ad hoc sarà necessaria e sufficiente che questa fonte consumi un milionesimo dell’energia generata dalla fonte isotropa cioè il sole.
    Questa proprietà che accomuna molte grandezze fisiche si chiama direttività.
    Grazie alla direttività Archimede utilizzò gli specchi ustori, con una lente di ingrandimento si può focalizzare l’energia solare incendiando oggetti, il laser trova il suo principio di funzionamento grazie alla direttività (qui ci troviamo in un caso dove l’energia viene proiettata su un angolo solido che tende a zero), le antenne radio possono concentrare la potenza in una determinata area, con un megafono è possibile amplificare la voce,… sono infiniti gli esempi.
    Non ricordarsi nozionismi e formule che possono essere ricordate sfogliando un testo è un nonnulla rispetto il non aver capito principi fisici basilari.

    Ritornando alle lampade LED ripeto quanto già espresso:
    I LED non sono una fonte isotropa di energia luminosa per cui grazie alla loro naturale direttività permettono di proiettare luce su un determinato volume consumando molta meno energia rispetto le lampade tradizionali che sono assimilabili ad una fonte isotropa.
    Le calotte metalliche posizionate sulle lampade tradizionali per dirigere la luce solo in determinate direzioni non è necessaria nel caso delle lampade LED, tutto risparmio in termini di peso, ingombro, energia che si riflette sui costi generali che gravano sulla nostra società senza contare che le lampade LED non inquinano, non hanno piombo ed altri metalli venefici.

    Per poter confrontare le lampade LED con quelle tradizionali occorre tenere conto di tutte le considerazioni sopra ricordate e che sicuramente non sono esaustive e la vera sfida non è nelle formule geometriche di progetto di illuminazione che si trovano ovunque su internet e che si possono facilmente simulare al computer con programmi “idiot proof” come dicono gli anglosassoni ma nella capacità di progettare LED ad hoc per l’illuminazione e saperli assemblare nel migliore dei modi a seconda dell’applicazione.

    Non esiste un LED universale per le lampade e non esiste una configurazione array di LED universale per le lampade; sarà il tempo e l’esperienza sul campo e non sulla carta che ci daranno le risposte necessarie per progettare convenientemente questi LED.

    Se si ha un luxmetro a disposizone si prenda un LED polarizzandolo convenientemente misurandone i lux ad una certa distanza mappando il volume illuminato, dopodichè si prenda una normale lampadina e si misurino i lux alla stessa distanza, riportando tutto alla stessa unità di misura; ci si accorgerà facilmente che il LED riportando la sua misurazione in 4pigreco steradiandi ha una efficienza molto superiore alla lampada tradizionale.

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    1. Rispondo come da mail:
      Io ho capito benissimo il suo discorso: le mie rimostranze si basano unicamente sul fatto che, parlando di illuminotecnica, credo sia perfettamente inutile citare formule e nomi a casaccio; come già ho indicato sul mio blog, i parametri cui si riferisce hanno una precisa corrispondenza con i valori comunemente usati in illuminotecnica, quali “candele”, “illuminamento” e “flusso luminoso”.
      E a questo punto mi chiedo se abbia veramente letto gli articoli sul mio sito, visto che diciamo anche le stesse cose: non è possibile valutare le prestazioni di un apparecchio illuminante unicamente dalla sorgente installata; cito direttamente dall’introduzione: “un apparecchio scadente rimane scadente anche con la migliore lampada al mondo installata”.
      Quindi è ovvio che il confronto a livello di illuminotecnica va fatto a livello di apparecchio: una sorgente a LED, essendo direzionale, avrà meno “perdite” in termini di rendimento rispetto ad una lampada a sodio (che ha appunto bisogno di riflettori). Il vantaggio delle sorgenti a LED viene già tenuto in considerazione nei comuni calcoli illuminotecnici.
      Poi vorrei controbattere i numerosi errori:
      1) “il laser trova il suo principio di funzionamento grazie alla direttività”: FALSO – si basa sull’emissione stimolata degli atomi e sulla coerenza del fascio; come i diodi led, anche i diodi laser emettono luce tramite la ricombinazione di elettroni e lacune nella zona di barriera del diodo: la differenza fondamentale è che questa emissione è stimolata dalla luce stessa, e che la luce emessa è coerente, cioè molto facile da concentrare. Un LED invece emette luce NON COERENTE (cioè dispersiva) e questo inficia tutti i ragionamenti sul guadagno dovuto alla coerenza
      2) “Grazie alla direttività Archimede utilizzò gli specchi ustori”: è lo stesso principio con cui il fascio emesso dalle lampade al sodio viene direzionato lungo fasci convenientemente direzionate; quindi il discorso vale anche per le sorgenti tradizionali
      3) “Le calotte metalliche posizionate sulle lampade tradizionali per dirigere la luce solo in determinate direzioni non è necessaria nel caso delle lampade LED, tutto risparmio in termini di peso, ingombro, energia che si riflette sui costi generali che gravano sulla nostra società senza contare che le lampade LED non inquinano, non hanno piombo ed altri metalli venefici.”: FALSO – Gli apparecchi a LED pesano MOLTO DI PIU’ degli apparecchi tradizionali, ed hanno pure un volume maggiore (perchè sono necessari molti diodi per eguagliare una lampada tradizionale). Inoltre i LED inquinano: come tutti i diodi (e quindi i semiconduttori) necessitano di apposite centrali di smaltimento, altrimenti sono altamente inquinanti
      4)“nella capacità di progettare LED ad hoc per l’illuminazione e saperli assemblare nel migliore dei modi a seconda dell’applicazione”: QUANTO VERREBBE A COSTARE UN APPARECCHIO COSTRUITO “AD HOC” PER CIASCUNA APPLICAZIONE?!? E poi si parla di riduzione dei costi…
      5)“sarà il tempo e l’esperienza sul campo e non sulla carta che ci daranno le risposte necessarie per progettare convenientemente questi LED”: ormai sono due anni che all’interno dell’azienda per cui lavoro stiamo testando apparecchi a LED, può bastare? Le considerazioni che ho fatto (e che farò) non sono di certo basate sui calcoli…
      6)“Se si ha un luxmetro a disposizone si prenda un LED polarizzandolo convenientemente misurandone i lux ad una certa distanza mappando il volume illuminato, dopodichè si prenda una normale lampadina e si misurino i lux alla stessa distanza, riportando tutto alla stessa unità di misura; ci si accorgerà facilmente che il LED riportando la sua misurazione in 4pigreco steradiandi ha una efficienza molto superiore alla lampada tradizionale”: RIPETO – NON HA SENSO FARE PARAGONI FRA LAMPADA AL SODIO E SORGENTE A LED, i paragoni possono essere fatti SOLO sull’apparecchio illuminante (anzi, sarebbe più corretto farli sull’intero impianto installato).

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      1. Direttività
        Il laser permette di emettere la radiazione in un’unica direzione. Più precisamente l’angolo solido sotteso da un fascio laser è estremamente piccolo; una buona descrizione della propagazione e collimazione di un fascio laser è data dall’ottica dei fasci gaussiani. Questa caratteristica viene sfruttata in diversi ambiti, per esempio permette di trattare le superfici in maniera estremamente accurata (litografia, CD, etc.). In spettroscopia si ha la possibilità di aumentare notevolmente il cammino ottico e quindi la sensibilità usando una sorgente laser che attraversa il campione con una traiettoria a zig-zag grazie a un sistema di specchi.

        SE L’ENERGIA EMESSA DA UN LASER NON FOSSE DIREZIONABILE NON SI POTREBBE UTILIZZARE PER TUTTE LE APPLICAZIONI PER CUI INVECE VIENE COMUNEMENTE USATA

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        1. Io infatti non ho commentato sulla “direzionabilità” del laser: era semplicemente sbagliato l’asserto secondo cui il laser era frutto della “direttività”.
          E comunque, il LED non è coerente e quindi non c’entra nulla col laser…
          Questo è un articolo di illuminotecnica: basta “bla bla” e confrontiamo dei dati certi.
          Grazie

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      2. Da una relazione interna Autostrade per l’Italia, credo che quanto riportato sia stato anche pubblicato:

        “La scelta di utilizzare la tecnologia a LED per illuminare le gallerie autostradali ha comportato di utilizzare un apparecchio illuminante tale da soddisfare sia le esigenze relative alla sostituzione degli apparecchi esistenti che quelle di nuova installazione. Lo studio è partito da questo dato: PROGETTARE UN APPARECCHIO IN GRADO DI POTER ESSERE INSTALLATO IN TUTTE LE GALLERIE sostituendo i corpi illuminanti con lampade al sodio ad alta pressione.
        Grazie alle competenze interne ed al know-how aziendale maturati in decine di anni di esperienza su impianti all’interno di gallerie gli aspetti meccanici del corpo illuminante sono stati facilmente analizzati e superati. Per quanto riguarda gli aspetti illuminotecnici dell’apparecchio il corpo doveva necessariamente essere pensato per la compatibilità e sostituzione dei corpi illuminanti esistenti. E’ stata quindi condotta un’analisi dettagliata di tutti gli impianti di illuminazione già installati ottenendo un valore medio dei dati che servivano come input per il calcolo illuminotecnico. Dopo numerosi test in laboratorio ed uno studio attento dei parametri termici ed illuminotecnici è stato individuato il LED che più si avvicinava alle nostre esigenze….”

        Ecco cosa intendo per Lampade progettate ad hoc.

        L’approccio con il quale lavoriamo è diametralmente opposto, lei osserva quello che c’è sul mercato che però a quanto pare non si adatta alle sue esigenze, io cerco di capire i parametri necessari per fare un progetto, vede è come la differenza che c’è fra chi costruisce case e chi ricerca e lavora per trovare nuovi materiali e tecnologie per costruire case migliori, senza costoro vivremmo ancora in case di fango e paglia.

        Tenga conto che le due figure sono complementari e che per avere successo in un progetto occorre agire in sinergia fra componenti con diverse caratteristiche e competenze, se lo immagina un mondo con tutti illuminotecnici?

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          1. Non ci sono lampade di rinforzo nelle gallerie autostradale rispetto alle lampade LED che sono e che verranno installate.

            Probabilmente pochi sanno che l’illuminazione delle gallerie autostradali è di due tipi, una funzionante 24H e sulla quale sono stati fatti due anni di prove e test per sostituirle con lampade a LED, cosa che è già in fase di attuazione.

            Per motivi di sicurezza, cioè per non far passare i conducenti dalla luce del giorno a quella della galleria repentinamente, viene installata una serie di lampade all’ingresso delle gallerie con potenza via via decrescente che serve per attutire questo fenomeno. Poichè il sistema è stato ottimizzato da anni per il momento si è preferito non cambiare questo sistema lasciando le lampade al sodio, sarà comunque varato un programma per sostituire anche queste lampade in futuro.

            Probabilmente lei si riferisce a queste lampade.

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            1. ..e questo è possibile perchè passando da luce gialla (HPS) a luce bianca(LED) posso declassare i requisiti di illuminento della strada per ottenere in questo modo una riduzione della potenza installata.
              Visto l’efficienza della sorgente HPS e i livelli di illuminazione richiesti per la zona di imbocco delle gallerie è al momento impensabile la sostituzione delle lampade HPS con equivalenti a LED.
              Forse (se mai accadrà) quando avremo LED con efficienza doppia e molto meno costosi degli attuali, sarà possibile valutare la sostituzione HPS-LED

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            2. Ancora con questa storia del declassamento?!?
              Guardate che non è così scontato!
              Avete letto tutte le pubblicazioni internazionali a riguardo?
              Il declassamento può essere efficace per strade pari o al di sotto della ME5 (non per categorie superiori)!
              E poi NON E’ OBBILGATORIO: sta al progettista valutarne l’applicazione

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            3. Non ho letto tutte le pubblicazioni internazionali a riguardo, ed ho parlato della possibilità del declassamento. Se mi dai una indicazione su dove trovare qualche pubblicazione internazionale a rigurdo, te ne sarei grato.

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            4. Volentieri!
              Intanto puoi guardare qui:
              https://arching.wordpress.com/architettura/fotopica-scotopica/
              Poi ti consiglio le pubblicazioni del CSS e la bozza CIE TC1-58.
              Il modello più accreditato, il MOVE modificato, a 0,3 cd/mq propone una luminanza effettiva di 0,39 cd/mq per luce bianca (+30%), ma a 1,0 cd/mq diviene 1,18 cd/mq (+18%), che non giustifica assolutamente il salto di categoria (+25%) proposto dalla UNI 11248.
              Poi Soardo può parlare pure dei suoi amici, ma le pubblicazioni sono pubblicazioni…

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    1. ciao Timoteo, quella tra Iguzzini e enel sole è un amicizia di lunga data, diciamo che Iguzzini ha prodotto il suo bel prodotto a LED ed è riscita nell’intento di di farselo proporre niente meno che dall’ENEL.
      Ora, Matteo sicuramente saprà dirti di più e sicuramente meglio di quanto mai possa fare io, sulla bontà di questo prodotto, ma per quanto riguarda i risparmi energetici tanto decantati, scusami il termine, ma sono grandissime cazzate!
      Ciao
      Giacomo

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    2. Non posso far altro che augurare ad ENEL buona fortuna, visto che è un apparecchio già “datato”, di due generazioni fa in pratica.
      Leggiti il commento che già avevo fatto a riguardo:

      Illuminazione pubblica a LED – 2^ parte


      Dimostro che in realtà ha un consumo notevolmente maggiore rispetto a un SAP tradizionale; mentre se si usano lampade a ioduri di nuova generazione il risparmio di queste rispetto all’archilede diventa del 70%.
      Vorrei proprio capire come fanno ad affermare che con questo apparecchio risparmiano il 30% rispetto agli apparecchi tradizionali…ah, già…sono ENEL… 🙂

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  43. Condivido l’opinione che utilizzare i LED per l’illuminazione stradale è ancora prematuro.
    Chiedo se potete suggerire delle soluzioni per il rifacimento di un impianto d’illuminazione comunale composto da circa 4000 punti luce (lpd HG o serie) e che dovrà ripagarsi con il risparmio energetico (max 10 anni).
    Quesiti
    1. Sorgenti luminose
    – Centro storico “pregevole” : SAP oppure ioduri metallici (3000/3500K°) ?
    2. Alimentatori : magnetici con accenditore oppure elettronico ?
    3. Riduzione flusso luminoso notturno : parzializzazione dell’impianto (riducendo l’uniformità) oppure alimentatori biregime ?

    Cordiali saluti

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    1. Ciao.
      Allora:
      1) La luce bianca può essere un vantaggio (vedi il commento di Giacomo sotto), ma va valutato anche il centro storico: se gli edifici sono in mattoni a vista ad esempio, ti posso assicurare che il sodio fa ancora la sua bella figura (io abito, ancora per poco, in un borgo medievale e con luce bianca perderebbe molto del suo fascino notturno). Io valuterei via per via e apparecchio per apparecchio: meglio fare un progetto dettagliato.
      2) Alimentatore elettronico comunque
      3) La parzializzazione dell’impianto è fuori legge; i bi-regime vanno adeguatamente calibrati in base al volume del traffico presente sulle strade. Teniamo inoltre conto che: se i cavi sono vecchi, gli ultimi punti luce rischiano di spegnersi in riduzione per la poca tensione che arriva; se il bi-regime va in oca, l’impianto resta acceso e si perde tutto il risparmio; in più si rompono facilmente. Il riduttore punto-punto d’altro canto va studiato bene.
      Ti mando un’e-mail, così volendo possiamo approfondire il discorso.

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  44. Ciao Leonardo,
    Sicuramente Matteo saprà darti maggiori info, comunque per quanto posso dire io, partendo dal fondo.
    Assoluntamente da evitare la parzializzazione dell’impianto con conseguente riduzione dell’uniformità dell’impianto. Io opterei per la gestione in biregime.
    Per quanto riguarda le sorgenti, in centro storico a me viene da consigliarti le CDO della Philips, che sono elettricamente compatibili con gli ausiliari SAP, ma con la piccola differenza che hanno un colore e una Ra quatomeno decenti. Per la questione della riduzione punto punto con le CDO è necessario un trasformatore elettronico “dimmerabile diciamo” (Dinavision mi pare si chiami) in grado di gestire la quantità di flusso lampada.

    Ciao
    Giacomo

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  45. mamma mia quanta teoria !!! Sei proprio bravo, sai ? Tutta teoria, formule, grafici poca pratica e chiacchiere!!!!
    mi fate quasi ridere !, Sotto casa mia c’è un lampione al sodio da 150W, appena installato mi illuminava tutta la stanza dopo due anni non si vede più una mazza!!! ( alla faccia del 20% di perdita dopo 5 anni dichiarati ) nella strada hanno sostituito tutte le lampade dopo meno di due anni. Dove sono le 24000 ore che dichiarano i fabbricanti ?
    Ho misurato con un Wattmetro una 150W al sodio con un trasformatore normale e come tutti quelli installati in tutti i comuni consuma 190W ! con un variatore di tensione ho provato ad aumentare la tensione fino a 260V e il consumo è salito dai tuoi teorici 150W a 270W. Te ne rendi conto !! Di notte la tensione di rete sale! prova a misurarla.
    Mi vuoi dire in quale comune sono installati i tuoi teorici alimentatori elettronici ? forse 0,2% dei comuni ? L’alimentatore elettronico, per stabilizzare la tensione la deve anche abbassare e di conseguenza riduce un flusso luminoso. E’ molto facile risparmiare spegnendo le luci !!
    Le cose ve le dovete misurare sul campo piuttosto che calcolarle con formule numeri e solidi fotometrici
    Con Dialux ho testato un progetto illuminotecnico con sodio 150W a 9 mt ( lampada 15000 lumen) , il software mi indica che nel punto più luminoso ho più di 60LUX e nel meno luminoso 25Lux, MA DOVA C… LI VEDETE I 60LUX, con un buon luxmetro non riesco a misurarne più di 19/22Lux nel più luminoso e 4/5 Lux nel meno luminoso!!!!! Tutte lampade installate meno di un anno fà e tutte con valori diversi.
    Mi sembrate innamorati di questo colore arancio del sodio; perchè non ve le mettete nel salotto di casa o magari in cucina; una bella lampada al sodio!!, Teoria teoria, formule e chiacchiere, perchè non chiedete ad un anziano se vede meglio con la luce rossa/arancio o luce bianca! Mi fate solo ridere.
    Ho visitato Torraca e vi posso dire che fà schifo. Ho visto anche alcune installazioni di lampioni led pessime come ho visto alcune gallerie in autostrada a LED eccellenti; una guida sicura, una luminosità perfetta. Ho anche visto lampioni LED di tutto rispetto. Cercate di utilizzare i vostri sensi e sensazioni; le teoria è importante ma molte volte visionare e la propria percezione visiva ( anche senza strumenti ) è il miglior metodo comparativo.
    Prendere a monte posizioni pro o contro una tecnologia è un modo stupido di affrontare le cose; altrimenti fate come i fotografi che qualche anno fà sparlavano della macchine fotografiche digitali; guardate oggi come la fotografia è cambiata!
    Avete mai visto i dati dei consumi dell’illuminazione pubblica ? Vi rendete conto che un comune di 20.000 abitanti spende più € 300.000 all’anno di corrente e più di € 65.000 anno per cambiare queste c…. di lampadine !! E quanto [CENSURATO] si immette nell’atmosfera per tenere accese queste lampade ? Ve lo chiedete ? Lo sapete che nelle lampade a luce bianca c’è il mercurio? Lo sapete che il mercurio è responsabile di tante belle malattie neurologiche, sclerosi, SLA? Lo sapete che il mercurio è presente nei tubi neon, nelle lampadine a risparmio energetico ? Nei bilanci dei comuni la voce illuminazione pubblica esterna è la seconda voce dopo gli stipendi! Non vi sembra il caso di trovare una soluzione per risparmiare sulla corrente e sulla manutenzione ? Nei calcoli che fate, come calcolate il danno ecologico all’ambiente che facciamo quando cambiamo un tubo neon o una lampadina risparmio energetico ?
    Perchè non provate a guardate una spanna oltre il vostro naso ?
    Auguri di buona pasqua a tutti

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    1. Premetto che questo blog vuole essere per quanto possibile serio e pacato, pertanto non tollererò altri messaggi con questo linguaggio scurrile.
      Viene pubblicato ugualmente perchè è abbastanza facile rispondere:
      “Tutta teoria, formule, grafici poca pratica e chiacchiere!!!!”
      Veramente lavoro da diversi anni per una ditta che gestisce impianti di pubblica illuminazione e esco circa una o due volte alla settimana per controllare gli impianti anche con luxmetro. Per fare più pratica forse dovrei fare il manutentore; purtroppo sono ingegnere e gli impianti li progetto pure.
      Sotto casa mia c’è un lampione al sodio da 150W, appena installato mi illuminava tutta la stanza dopo due anni non si vede più una mazza!!! ( alla faccia del 20% di perdita dopo 5 anni dichiarati ) nella strada hanno sostituito tutte le lampade dopo meno di due anni. Dove sono le 24000 ore che dichiarano i fabbricanti ?
      L’illuminazione della propria abitazione da parte di un apparecchio stradale denota una scarsa capacità di controllo del flusso di questo apparecchio e pertanto non lo considererei significativo. Così come esistono pomodori più o meno buoni, dipende dal prezzo e dalla provenienza, allo stesso modo esistono lampadae più o meno efficienti e durature. Per pochi euro vendono lampade al sap che però durano meno di un anno. Dipende cosa si installa.
      Mi sembrava logico nei calcoli proposti scartare a priore questo tipo di lampade.
      In genere noi installiamo OSARM super 4Y oppure PHILIPS PIA TPP: su entrambe posso mettere la mano sul fuoco sul fatto che la durata e mantenimento di flusso sono quelle dichiarati, perchè sono state fatte prove fotometriche su campioni casuali a diverse età e corrispondevano con meno del 5% di errore su quanto dichiarato dai produttori.
      Ho misurato con un Wattmetro una 150W al sodio con un trasformatore normale e come tutti quelli installati in tutti i comuni consuma 190W ! con un variatore di tensione ho provato ad aumentare la tensione fino a 260V e il consumo è salito dai tuoi teorici 150W a 270W. Te ne rendi conto !! Di notte la tensione di rete sale! prova a misurarla.
      Certo, è ovvio.
      Con un reattore elettromagnetico le perdite sono fino al 30% e, non potendo controllare la tensione, produce notevoli variazioni nel flusso luminoso: per questo ormai si consiglia l’installazione di reattori elettronici.
      Mi vuoi dire in quale comune sono installati i tuoi teorici alimentatori elettronici ? forse 0,2% dei comuni ? L’alimentatore elettronico, per stabilizzare la tensione la deve anche abbassare e di conseguenza riduce un flusso luminoso. E’ molto facile risparmiare spegnendo le luci !!
      Solo per fare un esempio, a Imola circa metà dei punti luce oggi hanno un alimentatore elettronico telecontrollato e dimmerabile.
      Non è assolutamente vero quello che dici: l’alimentatore elettronico stabilizza la tensione da circa 150V fino a 280V in ingresso, fornendo una corrente costante alla lampadina.
      Mi sembrate innamorati di questo colore arancio del sodio; perchè non ve le mettete nel salotto di casa o magari in cucina; una bella lampada al sodio!!, Teoria teoria, formule e chiacchiere, perchè non chiedete ad un anziano se vede meglio con la luce rossa/arancio o luce bianca! Mi fate solo ridere.
      Appunto perchè cerchiamo di far consumare il meno possibile come investimenti e spesa di elettricità, vengono usate lampade al sodio: l’articolo che ho scritto dimostra questo.
      Un anziano che soffre di cataratta percepisce notevole fastidio con luce tendente al blu, soprattutto subisce un abbagliamento maggiore dalle fonti di illuminazione: poichè i lampioni a LED sono costituiti da punti piccoli di luce concentrata l’abbagliamento generalmente è sempre maggiore delle soluzioni tradizionali.
      Cercate di utilizzare i vostri sensi e sensazioni; le teoria è importante ma molte volte visionare e la propria percezione visiva ( anche senza strumenti ) è il miglior metodo comparativo.
      Non credo che in ambito tecnico si possa usare i propri sensi: avete mai visto un ingegnere dire il numero di ferri in un pilastro così a occhio?!? La vista è un senso fortemente soggettivo, non può essere usata come unico termine di paragone.
      Avete mai visto i dati dei consumi dell’illuminazione pubblica ?
      Si, gestiamo circa 400.000 punti luce.
      Lo sapete che nelle lampade a luce bianca c’è il mercurio? Lo sapete che il mercurio è responsabile di tante belle malattie neurologiche, sclerosi, SLA? Lo sapete che il mercurio è presente nei tubi neon, nelle lampadine a risparmio energetico ?
      Infatti da circa 5 anni stiamo facendo una campagna intensiva di sostituzione delle sorgenti a mercurio, proprio perchè dannose e poco efficienti. Mantenere il mercurio è assolutamente sbagliato e controproducente.
      Non vi sembra il caso di trovare una soluzione per risparmiare sulla corrente e sulla manutenzione ? Nei calcoli che fate, come calcolate il danno ecologico all’ambiente che facciamo quando cambiamo un tubo neon o una lampadina risparmio energetico ?
      Infatti l’articolo propone anche metodi alternativi per risparmiare luce. In questo momento sto redigento per conto della società per cui lavoro un metodo unificato per tenere in considerazione il Life Cycle Assessment delle fonti di illuminazione.
      Buona Pasqua.

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  46. egregio Ing. Matteo.
    Sono un docente esterno ( quando sono in italia ) di elettronica presso un istituto statale, sono esperto in elettronica digitale, sono progettista elettronico, sono esperto in microprocessori, sono socio e direttore della divisione di progettazione di una azienda Italiana che produce all’estero Illuminatori LED, abbiamo all’estero 2500 dipendenti nella fabbrica che produce led dietro nostri disegni, abbiano 400 dipendenti nella fabbrica che si occupa della progettazione e realizzazione di CS, collaboro con il n.1 al mondo produttore di wafer per chipset per LED. Non aggingo altro perchè c’è ne molto altro. Nei nostri laboratori abbiamo sfere di ulbrich, laboratori con vari tipi di goniofotometro e migliaia di altre strumentazioni di misure su test di durata LED
    Lei si concede a valutazioni con confronti fatti esclusimante basandosi sui calcoli dei software disponibili dai vari costruttori. Lei ha mai misurato una armatura stradale in una sfera di ulbrich quanti lumen perde per l’incapacità dei materiali riflettenti, di cui la cupola è composta ? oppure prende il valore del costruttore che la misura senza armatura ?
    Noi abbiamo progettato un’alimetatore per i nostri illuminatori che consuma solo 0,3W su matrice LED di 78W quindi solo 78,3W ed è tutelato da 7 brevetti internazionali. Se paragonato a illuminatori LED da 84LED iguzzini produce un flusso luminoso più che doppio con un consumo effettivo di 78W contro i 105W, ed ha un riduttore di flusso programmabile che fa scendere il consumo medio giornaliero a soli 62W.
    Esistono LED e LED, esistono tecnologie di costruzione diverse, decine e decine di ottiche diverse.
    Se io prendo LED e li faccio girare a 1W avrò 110Lumen se lo stesso led lo faccio girare a 3W produce solo 170Lumen. Come fà a fare un confronto tra tecnologia LED e tradizionale senza considerare che tipo di LED, come viene pilotato, quanto consuma l’alimentatore e altri mille parametri.
    Lei giunge a delle conclusioni assolute quando dovrebbe confrontare una determinata armatura stradale dotata di una ben specifica lampada con un determinato modello di illuminatore LED. Non si può fare di tutta l’erba un fascio. Lei stesso dice ‘molto dipende dalla marca e modello di lampada’. Lei che gestisce 400.000 punti luce in manutenzione ha mai misurato quanti lumen una lampada ha dopo 6 mesi / 12 Mesi / 24 mesi oppure si fida ( come dice ) di quello che dicono i costruttori ? Ha mai fatto una controverifica delle curve fotometriche se realmente corrispondo al vero ? IO SI e ne ho viste delle belle ( circolano una marea di curve taroccate )
    Lei sue conclusioni ed affermazioni sono lesive nei confronti di chi, come noi, affrontiamo onestamente il mercato e ci scontriamo ogni giorno con chi ci prende ( grazie a quelli come lei ) venditori di fumo ( legga i commenti ! ) e tutto ciò perchè lei, dall’alto della sui titoli, con calcoli e formule ( che pochi hanno compreso, legga i commenti ) da guru dell’illuminotecnica è in grado di influenzare alcuni lettori, lasciandoli nella convizione dell’attuale inutilità di tecnologie alternative a quella che lei propina ai suoi utenti.
    Quindi per cortesia, esponga le sue teorie in merito a quella che è la sua competenza per la tecnologia tradizionale ma mi faccia la cortesia di lasciare perdere i confronti e sue teorie su LED di cui ( da quanto leggo ) non ha conoscenze approfondite.
    Esistono illuminatori LED che a parità di consumo emettono un terzo del flusso luminoso dell’altro, quindi un confronto con tecnologia LED NON ESISTE.
    Un cosiglio, mai fidarsi dei dati dei molti costruttori, faccia tutte le misurazioni con strumenti di lab e poi mi faccia sapere!!
    Secondo le sue affermazioni, gli ingegnieri dell ENEL e di altri fabbricanti di illuminatori LED sono dei citrulli incapaci di fare valutazioni sulle reali possibilità delle varie tecnologie !
    Lei dice ‘Chiunque affermi il contrario sarebbe pregato di fornire una dimostrazione più che attendibile dei propri risultati ecc.’ qui non dobbiamo dimostrarle un bel niente, è lei che dovrebbe evitare di trarre conclusioni senza conoscere a fondo lo stato dell’arte delle varie tecnologie. Si informi bene prima di scrivere la terza parte, anzi prima di scrivere la terza parte, si faccia delle misure serie sulla tecnologia che propone!
    La saluto
    Marcello

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    1. Egr. Marcello,
      comincio dalla fine: lei accusa me di dire falsità?
      Infatti sono proprio stato io a fare pubblicità di questo genere:
      “Coi nuovi LED si risparmia del 60% rispetto ai sistemi tradizionali”
      http://mytech.it/flash/2009/01/22/enel-sole-con-i-nuovi-led-si-risparmia-fino-al-60-/
      http://www.casaeclima.com/index.php?option=com_content&view=article&id=598:nuovi-sistemi-a-led-per-lilluminazione-pubblica&catid=1:latest-news&Itemid=50
      “Grazie alla visione scotopica i LED si vedono meglio”
      http://www.ruudled.net/it/education/photopicvsscotopic.php
      E questo solo relativamente alle ditte “più blasonate”; figuramoci poi i dati forniti dai numerosi “venditori di fumo” di cui appunto parlo e che non ritengo conveniente nemmeno citare.
      Quindi:
      1) Perchè queste ditte possono proporre confronti “generici” con gli apparecchi tradizionali e io no? Solo perchè io non sono un docente esterno di elettronica presso un istituto statale, esperto in elettronica digitale, progettista elettronico, esperto in microprocessori, socio e direttore della divisione di progettazione di una azienda Italiana che produce all’estero Illuminatori LED, collaboro con il n.1 al mondo produttore di wafer per chipset per LED?
      2) Come avrà visto, nei dati da me forniti non ci sono indicazioni di sorta sulla maggiore o minore qualità degli apparecchi a LED, ma semplicemente una rassegna su quello che è oggi la tecnologia, quello che può offrire e, ovviamente, i suoi limiti. Sono stato anche il primo ad aver ammesso un notevole salto in avanti della tecnologia a partire dall’inizio di quest’anno: mi sembra però ridicolo pensare che la tecnologia di un anno fa (cui si riferisce questo articolo, vedi gli aggiornamenti che sto facendo) possa risultare competitiva con le soluzioni tradizionali (tranne ovviamente per il mercurio).
      Trovo poi molto offensivo che lei mi metta in bocca parole non mie: non penso assolutamente che gli ingegneri (senza “i”, mi raccomando) dell’ ENEL siano incompetenti, anzi, credo che ENELsole abbia uno degli uffici di progettazione illuminotecnica migliori (nel caso in cui voglia intervenire, penso che Giacomo possa confermare questo mio pensiero) in Italia. Questo non credo però possa esimermi dal criticare (a livello tecnico, mai personale) le scelte riguardo ad un apparecchio di illuminazione che non credo performante. E’ possibile avere opinioni al riguardo, tra l’altro già dimostrate in una precedente risposta con un esempio concreto.
      Inoltre:
      Lei che gestisce 400.000 punti luce in manutenzione ha mai misurato quanti lumen una lampada ha dopo 6 mesi / 12 Mesi / 24 mesi oppure si fida ( come dice ) di quello che dicono i costruttori ? Ha mai fatto una controverifica delle curve fotometriche se realmente corrispondo al vero ? IO SI e ne ho viste delle belle ( circolano una marea di curve taroccate )
      Non gestisco “io” questi punti luce, semplicemente lavoro per una società che li gestisce, e grazie a questo lavoro ho potuto controllare e verificare tante cose.
      Facciamo costantemente controlli in laboratorio sulle fotometrie degli apparecchi e i rendimenti delle lampade: è vero, molti dati sono taroccati. Ma questo vale sia per gli apparecchi tradizionali che per quelli a LED.
      Generalizzare su questa cosa non porta da nessuna parte, perchè l’argomentazione è applicabile a qualsiasi tecnologia.
      E’ facile per chi si occupa di illuminotecnica anche capire dove e come sono state taroccate, se è stato eliminato solo il rumore di fondo oppure è stata tagliata la curva per rispondere alle leggi contro l’inquinamento luminoso.
      Le basti sapere che i (finora) pochi calcoli da me riportati sono basati su fotometrie che “so” essere affidabili: o mi vuol dire che Philips e RUUD taroccano le loro fotometrie?
      Lei giunge a delle conclusioni assolute quando dovrebbe confrontare una determinata armatura stradale dotata di una ben specifica lampada con un determinato modello di illuminatore LED. Non si può fare di tutta l’erba un fascio.
      Infatti quando si è trattato di fare confronti ho indicato marca, modello, potenza.
      Perchè invece non siete voi produttori di apparecchi a LED a smetterla con false promesse e cominciate a confrontarvi in maniera seria e pacata (senza mettere di mezzo riduzioni di categoria, durate inverosimili, ecc..) presentando dati trasparenti?

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      1. 1) Perchè queste ditte possono proporre confronti “generici” con gli apparecchi tradizionali e io no? Solo perchè io non sono un docente esterno di elettronica presso un istituto statale, esperto in elettronica digitale, progettista elettronico, esperto in microprocessori, socio e direttore della divisione di progettazione di una azienda Italiana che produce all’estero Illuminatori LED, collaboro con il n.1 al mondo produttore di wafer per chipset per LED?
        Sei un grande!

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  47. “credo che ENEL sole abbia uno degli uffici di progettazione illuminotecnica migliori”
    Ha! Vorrei tralasciare il commento, non sono abbastanza neutrale per proferire parola ;). Diciamo che in questo caso c’è da domandarsi se chi vende servizi può fare progettazione e anche controllo. Mah
    e proprio qua sta la chiave di parte del discorso relativa ai controversi risultati su carta e su strada.
    Giusto per fare nomi e cognomi (ormai il segreto è un segreto ti pulcinella) Iguzzini-enelsole con il caro vecchio barattolino archilede stanno proponendo un sistema che non funziona palesemente su strada, ma che guarda caso su carta presenta delle performance eccezionali. Chi controlla in questo caso i risultati? Ma enel no? e cosa dice? che fanno schifo? Certo come no…
    Dunque riassumendo la chiave del discorso è che noi pignolini del cazzo stiamo a cercare il pelo nell’uovo in una normativa che è oltremodo puntigliosa ed altrettanto imprecisa in un sistema generale che non prevede nemmeno un controllo sistematico dei risultati ottenuti. Se come accade in altre materie ci fossero controlli e quindi chi sbaglia paga, allora si che assisteremmo alla retromarcia dei tanti ciarlatani che imperversano nel mercato dell’illuminazione
    a presto
    Giacomo

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  48. Giacomo, sono d’accordo con te al 1000 per 1000 ma in disaccordo con Marco.
    Ing. Marco, se le è così bravo da distinguere aziende che taroccano da quelle seria , mi può stilare un bel elenco dei brutti e dei buoni ( non ci riuscirà mai ). Se non c’è un ente imparziale che certifica le curve fotometriche il dubbio c’è sempre. Io non mi fido di Philips ne di Enel Beghelli e ogni altro. I test in laboratorio sono la giusta risposta come dice Giacomo.
    Anche se con qualche forzatura, lei Marco deve considerare che quando Enel Sole parla di risparmio fino al 50% fà riferimento all’attuale parco installato ( mercurio, vecchi HPS 250W e tungsteno ) ! Legga bene gli articoli di cui mi invia il link,e se ciò non basta mi dovrebbe allora spiegare come fà Beghelli a parlare di risparmio del 50% sostituendo sodio con altrettanto sodio ! Percaso Beghelli produce magiche lampade sodio ? Bo! forse mi sfugge qualcosa !!
    Io non discuto le sue teorie, ma le contesto l’associazione che lei fà; ovvero confronto RUUD mod XX, secondo la sua forma mentis, lei deduce che la tecnologia LED bla bla bla. Lei non può, e non gli lo consento, di associare la tecnologia LED di RUUD o GPE come riferimento e esempio della migliore esistente.
    Ripeto che se per la tecnologia HPS o Mercurio ci sono variazioni di qualche punto percentuale tra costruttori e costruttori, questo discorso non può e non deve essere fatto per la tecnologia LED. Il confronto può essere solo fatto prendendo singolarmente un illuminatore la volta.
    Allo stato attuale non è possibile confrontare apparecchi tradizionali con quelli a LED perhè tutti i sistemi di misurazioni sono tarati per apparati tradizionali. Giusto per darle un esempio, la misura del tot. lumen emessi deve essere fatta inserendo nella sfera di Ulbrick l’intera armatura completa di lampada perchè negli illuminatori LED lei non può sostituire la lampada; mentre oggi lei prende il valore dichiarato dei LED ( per esempio 105 Lumen/W) e lo moltiplica per il numero dei LED (grave errore)
    Tra gli elementi di valutazione deve anche essere considerato l’indice RA che ha la sua importanza. se si fida di Philips legga questo articolo
    http://www.voltimum.it/news/4058/cm/illuminazione-stradale.html
    magari senza esagerare come fa RUUD.
    Se fate manutenzione, avete la possibilità di analizzare vari tipi di lampade quanto decadimento hamno dopo 6/12/24/36 mesi e consideri il dato reale prelevato non dai suoi laboratori ma prelevi qualche lampada ‘dalla strada’. Legga anche quello che dice Sorgenia con DIBAWQATT ( alimentatore elettronico ) in merito a quello che accade su una linea eletrica di classe pubblica illuminazione. Noi abbiamo deli apparecchi che si installano come una armatura che registra, per una successiva ispezione, per 1 settimana ogni minima variazione.
    Lei sa benissimo che le variazioni di tensione, accensoni e spegnimenti accelerano il decadimento del flusso su lampade HPS. Una volta un utente aveva collegato delle lampade HPS nuove, su un contatore su cui era collegato un autoclave; ogni settimana si briciavano dalle 4/8 lampade ( su 32). E’ molto facile prendere un bel motore, metterlo sul banco, farlo girare per qualche ora e dire, Ha ho vinto la gara !!. La gara lei la deve fare in pista, e con tutto quello che succede in pista !!! Ecco perchè le dico lasci stare i dati dei costruttori, certo sono un riferimento, ma la realtà è un’altra cosa.
    Noi dobbiamo pensare soprattutto a salvare questo pianeta e se siamo in condizione di poter dare una mano siamo nell’obbligo di farlo. Lasciamo stare i propri principi o il proprio orticello da coltivare perchè alle volte questa può essere una nuova opportunità
    Saluto tutti
    Marcello

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    1. 1) Non so chi sia Marco
      2) Si, ho letto bene: “Consentirà di risparmiare oltre il 40% dell’energia destinata all’illuminazione pubblica rispetto alle migliori tecnologie tradizionali – le lampade a vapori di Sodio ad Alta Pressione (Sap) e ad Alogenuri Metallici”
      Quindi la smetta di parlare a vanvera.
      3) Assolutamente non moltiplico il valore dei lumen/led per i LED: leggo semplicemente i rapporti fotometrici di prova dei vari apparecchi. Sa che esistono documenti che certificano le caratteristiche fotometriche? Ovviamente non prendo in considerazione quelli forniti dai soli produttori, ma quelli certificati da enti terzi sotto regime di sorveglianza. Per fare del qualunquismo, ora mi dirà che non c’è da fidarsi neppure dei laboratori certificati?
      4) In base alle migliaia di calcoli fotometrici e alle circa 300 prove su strada con apparecchi LED differenti, i prodotti della RUUD risultano fra i migliori (spero che con questa frase la Bergamaschi perdonerà la mia insistenza):ah, e quando dico “prove su strada” intendo “prove su strada” con misurazioni da luxmetro.
      5) Come posso ripetere che “abbiamo fatto test su lampade installate su impianti esistenti e prese a caso” e abbiamo riscontrato che i dati combaciano??
      6) Il pianeta non si salva a suon di proclami, ma proponendo qualcosa di serio. Mi ritengo molto più serio io di tanti che fanno finta di essere ecologisti quando invece pensano solo al proprio tornaconto: ripeto e ribadisco che solo a cominciare da quest’anno ho visto tecnologie LED soddisfacenti. Tutto quello proposto prima come “miracoloso” non esiste
      7) Mi ha mai sentito tessere lodi su Beghelli?

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      1. 300 prove su strada???? Facendo la misura con reticolo secondo le norme e considerando la presenza di traffico, potresti risucire se sei proprio rapido a fare due misure per sera. Considerando il maltempo, i giorni festivi, la disponibilità della polizia locale a prestarti assistenza (necessaria in molte strade se non vuoi creare molti più rischi di incidente tu dei tanto vituperati led…) dovresti essere in ballo da circa 2 anni… Comunque se potessi rendere disponibile qualcosa in rete non sarebbe male: calcolo, misura, apparecchio….
        ciao!!

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        1. Mi spiego: “su strada” è da intendersi nel senso “dal vero”. Di queste prove circa 1/3 erano veramente “su strade”, le restanti erano a maggior parte piste ciclopedonali oppure classi miste.
          Comunque, sì, è da circa 2 anni che facciamo test (non li faccio solo io, ci sono anche diversi miei colleghi e ditte di varia natura).
          Se mi paghi il dovuto per il lavoro di rilievo e ricerca, sono disponibilissimo alla pubblicazione dei risultati 😉

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          1. Potresti rendere disponibile almeno l’elenco degli impianti stradali indicando il costruttore dell’apparecchio. Vorrei vederli anche io ma la mia ricerca è legata solo al caso…
            ciao

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          1. E che cacchio! Già mi pagano poco…e ho appena comprato casa…
            Tengo famiglia, su…
            La maggior parte degli impianti erano “pilota” e quindi già sono stati riportati alle sorgenti tradizionali. Però alcuni sono rimasti (belli e brutti).
            A breve dovrebbe finire un intero tratto di strada con apparecchi RUUD a Ferrara.

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            1. Matteo,
              non capisco cosa ci sia di segreto nell’indicare almeno i comuni ove sono stati realizzati gli impianti. Sui dati fotometrici posso darti quasi ragione ma sui siti non vedo niente di compromettente dal punto di vista economico!!

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            2. Ok.
              A Verucchio in via Luxemburg, a Sarsina in piazza, a Savignano S/R nel parco, a Bologna in via Zanardi, in via Bruschetti, in via Rolli, a Riccione sul lungomare, a Modena nel parco della Resistenza, e così via…ma che senso ha?!?
              Ognuna di queste installazioni è in una zona particolare e, soprattutto, si puà vedere che sono parchi oppure ciclabili (unico ambito in cui i LED possono essere competitivi).

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    1. Certo… con tutti i parametri di vita tarati sui 15°C… Perché gli altri sono scemi e ragionano con i 25°C??
      O forse in Italia ha più senso??
      ciao!

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      1. In effetti questa è un’altra grande incognita: la temperatura di giunzione.
        Questi apparecchi non si sa come funzionano se sottoposti a sblazi di temperatura continui, se la temperatura è maggiore o minore, boh?
        In teoria però dai 15°C ai 25°C dovrebbe unicamente cambiare la durata di vita attesa e non i lumen emessi (e da alcune prove fotometriche a diverse temperature sembra sia così), ma chissà…
        Perchè i produttori non adottano una normativa standard?
        Semplicemente perchè a quel punto sarebbe troppo facile individuare le magagne; ma non preoccupatevi: appena usciranno diodi LED stabili e abbastanza potenti salteranno improvvisamente fuori le normative…
        Ciao

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  49. Buongiorno a tutti.
    Premetto che non ne capisco un granchè di LED, ma i tuoi articoli mi sono piaciuti molto e a me sono sembrati molto equilibrati e dettagliati.
    Da quello che ho capito i LED costano molto di più delle vecchie tecnologie e non si sa bene quali risparmi possano portare.
    Ora, non so se il paragone torna, ma mi sembra che anche in altri campi stanno cercando di far passare l’idea che certe cose sono vantaggiosissime e invece non si sa bene a cosa servano.
    Anch’io come Matteo sono molto perplesso sul nucleare. Dicono che è l’unica soluzione, però se una centrale scoppia ci ammazza tutti.
    E poi a me sembra che, come in tutte le cose, forse la migliore soluzione sarebbe utilizzare bene le cose che si hanno e magari cambiarle con cose nuove ma magari non così nuove che non si sanno i risultati.
    Cioè ad esempio, in centro ho notato che tutti i negozi tengono i condizionatori a palla e poi lasciano costantemente la porta aperta. Ma quell’aria che entra ed esce liberamente non è uno spreco di energia? Perchè non tengono la porta chiusa? Come i funghi che fanno caldo e che i locali mettono fuori d’inverno. Cosa riscaldano?
    Quindi non so se il paragone è azzeccato, ma probabilmente anche nell’illuminazione ci sono degli sprechi non necessari.
    Perchè allora non si sistemano prima le cose non necessarie o che sprecano troppe risorse anzichè spendere dei gran soldi per cambiare delle cose che magari non si dovrebbero nemmeno cambiare?
    Non si potrebbe ad esempio illuminare meno?
    Oppure mettere le lampadine migliori anzichè quelle scadenti?
    Spero di non aver detto cavolate.
    Complimenti ancora.

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    1. Guarda, il tuo commento mi ha colpito molto, perchè (a parte la forma forse 🙂 )coglie nel segno.
      Gli sprechi sull’illuminazione sono molti e (guarda caso) visto che molti gestori vendono pure l’energia, i miglioramenti sono mooolto lenti.
      E’ bellissimo il paragone con i condizionatori.
      Non so se l’avrai capito, ma a me piace molto fare i calcoli.
      Allora prendiamo una via commerciale, di 500m di lunghezza; in questi 500m possiamo calcolare circa 60 negozi con metrature attorno ai 50-100mq.
      Anche se ogni negozio montasse un condizionatore con inverter piccolino, diciamo da 5kW, per 8 ore di funzionamento e 160 gg di lavoro consuma all’anno 3200 kWh/anno. Se tengono le porte aperte possiamo supporre un consumo maggiorato (nel migliore dei casi) del 30% e quindi un sovraconsumo di circa 960 kWh/anno. Moltiplicato per 30 negozi (diciamo che solo metà tiene le porte aperte) fa un sovraconsumo di circa 29 MWh/anno.
      Ora prendiamo l’illuminazione stradale di questa via: contando un’interdistanza media di 30m, ci sono circa 17 corpi illuminanti con una potenza media di 100W che, con alimentatore elettromagnetico, consumano circa 125W.
      All’anno, per circa 4200 ore di funzionamento all’anno, i 17 apparecchi consumano quindi circa 8900 kWh/anno.
      Nel caso in cui montassimo questi fantomatici LED con risparmio del 50%, avremmo un risparmio di circa 4,5 MWh/anno.
      Ovviamente è un calcolo veloce, che andrebbe approfondito, ma credo renda bene l’idea e l’ordine di grandezza.
      Questo ci dice due cose:
      1) Se vogliamo salvare il mondo e potendo scegliere, di certo non è l’illuminazione pubblica a determinare gli impatti maggiori. Quindi non è di certo con i LED che salveremo il mondo; in ogni modo ben vengano le nuove tecnologie e con esse la possibilità di migliorare continuamente le rese degli impianti.
      2) La spesa per l’illuminazione pubblica è il maggior capitolo di spesa per i Comuni: ma questo perchè in realtà è in pratica l’unica voce di spesa (di certo non fanno numero le lampadine o le fotocopiatrici all’interno degli uffici comunali). Inoltre in Italia vige ancora il cattivo costume di non illuminare dove serve e con le potenze minime necessarie, ma di fornire punti luce in cambio di voti alle elezioni oppure di sovrailluminare certe aree piuttosto che altre sempre per lo stesso motivo. L’illuminazione pubblica è estremamente viziata dalla politica: se i LED vendono non è certo per i risparmi.
      Ciao

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    2. Gli eventi degli ultimi giorni dovrebbero far riflettere sul nucleare. E’ vero che se una centrale scoppia ci uccide tutti ma l’alternativa è il petrolio che ci ucciderà tutti anche senza incidenti! Se poi ci metti pure i danni legati agli incidenti… Sai che il buon Obama aveva autorizzato recentemente altre trivellazioni nei mari USA per cercare altro petrolio? E per favore non rifilatemi la storia delle rinnovabili… Sapete che in Sicilia davanti ad una raffineria che ha devastato la zona è stato bloccato un investimento da decine di milioni di Euro per un impianto eolico off shore da centinaia di MW??? (Ripeto: davanti ad una RAFFINERIA!!!) Andando avanti cosi petrolio e Nimby ci uccideranno veramente tutti!

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  50. Visti gli ultimi commenti volevo aggiungere un chiarimento: di contro all’interpretazione hegeliana, credo fermamente che il dialogo possa portare ad una verità condivisa, senza che nessuno rimanga per forza attaccato alle proprie idee.
    Nel Gorgia Platone espone in maniera molto chiara questa idea: lo scontro può anche essere duro, ma la polemica va condotta non per partito preso; proprio per questo, il procedimento deve essere metodicamente corretto, senza saltare passaggi o dare per scontata l’affermazione dell’altro interlocutore. Solo se si procede così, infatti, le divergenze risulteranno chiare e sarà possibile individuare con precisione il terreno su cui occorre condurre il confronto.
    Però “la verità” deve essere cercata da uomini che si incontrano e desiderano veramente discutere e che, nel fare questo, lo fanno con
    1)”scienza”, 2)”benevolenza” e 3)”franchezza” (vedi sempre il Gorgia).
    Questo perchè:
    1) se l’interlocutore non sa, il suo ruolo non potrà essere molto
    significativo.
    2) il confronto non deve essere impositivo, ma deve manifestare la volontà di trovare la soluzione ad un comune problema
    3) non deve essere bloccato da ritegni di alcun genere: meglio un avversario determinato perché, in questo caso, l’accordo raggiunto sarà veramente significativo. Socrate afferma di preferire l’essere confutato al confutare: solo in questo modo, infatti, ci si libera dell’errore.
    E’ la stessa cosa che gradirei venisse fatta con quello che ho scritto. Ribadisco ancora una volta: presentate prove, riferimenti, simulazioni che possono confutare quello che ho detto.
    Se scrivete solamente per farvi pubblicità, vi prego, astenetevi.
    Grazie

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    1. Egregio Ing. Matteo. ( chiedo scusa per il precedente Marco, ma ho un figlio Matteo e un nipote di Marco )
      Mi inchino di fronte alla suo ultimo commento. Questa si che è maturità, questo approccio è serio e assolutamente condivisibile.
      ‘credo fermamente che il dialogo possa portare ad una verità condivisa, senza che nessuno rimanga per forza attaccato alle proprie idee.’ parole sante.
      Nella mia vita mi sono sempre messo in discussine anche quando ero certo al 100% delle mie idee.
      Chiarire i termini del confronto sono la base giusta da cui prartire.
      Comunque, non voglio polemizzare ancora, ma nella risposta a AXE64 lei fà riferimento ai condizionatori che a parte il fatto che consumano meno di 2Kw/ora, le sfugge un piccolo particolare che : per 200 negozi con la porta aperta e condizionatore acceso in proporzione ci somo 6000 lampioni !
      Oggi non possiamo dire, Ok convinciamo i negozianti a chiudere le porte e lasciamo stare le lampade, o le caldaie o altro. Da noi si dice ‘ogni pizzico ngorica’ ogni pizzico fa nero!
      Marcello

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      1. Si, io ho considerato delle pompe di calore per un negozio (perchè di solito sarebbe strano installare solo un condizionatore e poi magari dei termosifoni a parte) e quindi una pompa di calore da circa 18000 btu consuma sui 4kW/h-5kW/h. Comunque era per dare un ordine di grandezza e capire il problema: cioè ben vengano i risparmi anche sull’illuminazione pubblica, ma di certo non spostano l’ago della bilancia sul consumo globale di elettricità. Solo questo.
        Inoltre il commento mi sembrava molto azzeccato sul fatto che il miglior risparmio possibile è quello di ridurre gli sprechi: illuminare solo dove e quando serve e usare apparecchi illuminanti adeguati per ogni ambito. Per fare questo non c’è bisogno di pagare tutti quei soldi per un LED, basta un normale apparecchio che costa un quarto: massimizzare i risultati col minimo investimento.
        A presto

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  51. Posso chiederle alcune informazioni ?
    Vorrei sapere quale è il prezzo di mercato per una armatura stradale di buona qualità equipaggiata di alimentatore elettronico e lampada 150W HPS ? Cioè a quanto la vendete a un comune ? Se non vuole darmi dei suoi riferimenti magari mi dia dei riferimenti delle quotazioni di mercato.
    L’alimentatore elettronico ha il riduttore di flusso oppure necessita di altri apparati per tale funzione?
    Quanto costa ad un vostro cliente un riduttore di flusso per circa 40/50 lampade HPS 150W ?
    L’alimentatore elettronico di quato abbassa la tensione per stabilizzarla ?
    Mi risulta che l’alimentatore elettronico Dibawatt costa circa € 250,0 è vero ?
    Grazie
    Marcello

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    1. La società per cui lavoro non vende armature, semplicemente le installa e collauda.
      Comunque i prezzi sono reperibili presso qualunque grossista.
      Come prezzo informativo, il capitolato DEI definisce per un apparecchio in pressofusione da 150W un prezzo di 197,71 euro (ma questo prezzo è un prezzo di base che va poi scontato); per un alimentatore elettronico normale occorre considerare un sovrapprezzo generalmente sui 50 euro rispetto al tradizionale ferromagnetico.
      In teoria qualsiasi alimentatore elettronico può ridurre il flusso, però nel mercato esistono anche alimentatori elettronici non dimmerabili.
      Gli apparati che si possono affiancare ad un alimentatore elettronico sono quelli dovuti al telecontrollo ad esempio, ma non sono strettamente necessari per la riduzione di flusso.
      La società per cui lavoro non vende neppure alimentatori.
      Non ho capito la domanda sulla tensione.Un alimentatore elettronico prende come tensione di ingresso un range abbastanza ampio (alcuni vanno anche da 180Vac a 270Vac) e poi forniscono alla lampada una tensione costante in base a quanto si vuole dimmerare il flusso luminoso.
      Ogni tipologia di lampada ha una tensione differente per i vari step di dimmerazione e quindi dipende dal modello. Ovviamente l’abbassamento di tensione non è lineare con l’abbassamento di flusso (è logaritmico) e quindi va valutato sempre in base al modello di alimentatore.
      Credo che l’alimentatore di cui parli costi meno.
      A presto
      Matteo

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    2. Un riduttore da 9kVA costa montato intorno ai 4000 Euro. L’alimentatore elettronico lavora anche sulla frequenza di alimentazione della lampada per dimmerarla, ottenendo risultati buoni anche con le ioduri. Esistono in commercio ottimi alimentatori che lavorano secondo un ciclo predefinito di dimmerazione e sono predisposti per il telecontrollo. In soldoni oggi li monti e risparmi; domani monti il resto delle apparecchiature necessarie per il telecontrollo (quadri, modem, server, ecc.) e gli alimentatori restano gli stessi. Un alimentatore di questo tipo lo porti a casa con meno di 200 Euro.
      Non so se posso fare nomi….
      Ciao

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      1. Si.
        Occhio che anche gli alimentatori elettronici hanno i loro pro e contro.
        Pro: stabilizzazione lampada e flusso, minori consumi
        Contro: maggiore suscettibilità agli sbalzi di tensione e alle alte temperatura, minore vita utile
        Ogni tecnologia dovrebbe andare valutata con una analisi costi/benefici.
        Anche i LED hanno i loro pro e contro.

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  52. Ciao Matteo, vorrei chiederti un parere se possibile: secondo te è meglio proporre il progetto I-illumination per l’illuminazione pubblica (che prevede lampade sap, acceditori elettronici dimmerabili e controllo e gestione remota della pubblica illuminazione) o la sostituzione dei sap con led?

    Grazie in anticipo

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    1. Ciao.
      Non esistono soluzioni migliori o peggiori a priori, perchè ogni soluzioni va valutata all’interno di un ambito che definisce ad esempio quali sono le marginalità oppure i rischi di impresa.
      Ad esempio, se siamo all’interno di un parco, in cui sono installati dei vecchi apparecchi “a fungo” con lampade al mercurio, è ovvio che la sostituzione con apparecchi a LED appare fra le proposte migliori: possiamo utilizzare “tagli” di potenze molto piccole e customizzabili in un ambito dove non ci sono richieste normative ingenti (una lampada a mercurio poi fa pochissima luce sprecando tanta energia e quindi è facile consumare meno energia per produrre la stessa luce), molti forniscono prodotti con alimentatori che fanno già una dimmerazione automatica (gli orari per un giardino sono semplici da definire) del LED ed inoltre i costi fra un apparecchio da arredo e uno a LED non sono così distanti.
      L’introduzione all’interno di un giardino di un sistema di telecontrollo sarebbe del tutto inutile.
      Invece, in una strada con un livello di traffico importante, che necessita quindi di molta luce, è indubbio che la preferenza va verso un sistema di telecontrollo: si può scegliere una dimmerazione differente per punti luce che stanno sugli incroci (meno dimmerazione) e punti luce che illuminano strade secondarie (più dimmerazione); orari di dimmerazione differenti a seconda dei livelli di traffico nei vari periodi dell’anno; procedure di manutenzione immediate e puntuali. Inoltre, come già ribadito più volte, difficilmente un apparecchio a LED può essere competitivo nei consumi allorchè serva molta illuminazione; per non contare il fatto che, anche con alimentatore elettronico dimmerabile incorporato, un apparecchio tradizionale costa molto meno rispetto ad uno a LED.

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  53. avete accennato al “dibawatt” che era stato inventato da un mini società marchigiana acquisita poi dalla Sorgenia e Legambiente al 10%.

    prima che la Sorgenia la comprasse un dibawatt se non ricordo male non costava più di 38euro.

    il problema è che Sorgenia adesso ne deteniene il brevetto ed a quanto ne so io non li vende ma li installa solo ai comuni a costo zero prendendosi in cambio una parte del risparmio in bolletta.

    sembrerebbe che il dibawatt (è sicuro perchè oramai ci sono dati da anni) arrivi al 30% di risparmio effettivo, cosa che lo rende unico sul mercato……..purtroppo.

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  54. Gentile Matteo e gentili tutti, rappresento delle piccole imprese che hanno vinto un progetto per un lampione stradale a LED. Siamo arrivati ai prototipi secondo quando richiesto dal bando ed ora staremmo pensando alla commercializzazione di questo prodotto. Ne devo curare il business plan e sto cercando di capire quali sono i componenti fondamentali del costo per poi determinarne il prezzo di vendita. E’ una lampione con 96 LED da 1w ciascuno, 7200 lumen, in alluminio. Leggendo questo commenti mi sembra di aver capito che il costo del singolo diodo possa andare da € 0,0035 a € 1 (ma credo che il primo sia un errore di stampa), una lente € 0,5 e l’alimentatore € 1/w; quindi per la lampada in questione il costo base della parte elettronica sarebbe € 96 per i LED + € 48 per le elnti + € 96 per l’alimentatore il che farebbe un costo della solo componente a LED di € 240. Non vi sembra un po’ troppo? Ci sono state evoluzioni dei prezzi da quando ho letto questi numeri ad oggi?
    Grazie Maurizio

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    1. Mi scusi, ma credo forse di non avere capito bene: avete vinto un bando senza sapere quali componenti utilizzare e quindi i relativi costi?!?
      Oppure desidera avere un confronto fra i vostri costi e quelli di altri produttori?
      Se devo essere sincero, credo ormai di aver visto di tutto (e gli 0,0035 euro a diodo penso siano relativi ai classici “bottoni rossi” da luminaria votiva), soprattutto in virtù della qualità delle componenti utilizzate.
      Per i prezzi non saprei dare delle indicazioni dettagliate, ma ho notato che tutti i maggiori produttori si aggirano sugli standard sopra riportati non tanto perché i prezzi sono rimasti alti, quanto perché utilizzano prodotti con specifiche militari e quindi più robusti e più costosi.

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      1. Gentile Matteo,
        per il bando non abbiamo badato a spese per costruire i prototipi (per esempio sia il corpo lampada che la calotta sono stati ‘scavati’ partendo dal pieno). Ora stiamo valutando la possibilità di entrare nel mercato dei lampioni stradali, anche sfruttando una nuova tecnologia di autopulizia, unica oggi in Italia, fatta in collaborazione col Politecnico di Milano. Dal prototipo alla ingegnerizzazione c’è un bel po’ di mare da attraversare e quindi mi sto informando su tutti quelli che possono essere i costi industriali per una produzione di circa 10.000 lampade all’anno. Ma vedo comunque che la risposta che mi hai dato è già esaustiva e penso quindi che sarà difficile scendere sotto i 300 euri di costo (200 LED e 100 corpo).
        Grazie comunque.
        Maurizio

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        1. Egregio Maurizio
          La nostra società opera nel settore da 4 anni. Realizzato un prodotto e stampi ( da 26 tonnellate ) con struttura in un blocco unico in pressofusione alluminio, 10480 Lumen , 7 brevetti ecc. ecc. ecc. con costo industriale molto al di sotto della cifra su indicata. la nostra società cerca un partner con cui affrontare la produzione industriale, già parzialmente attivata.
          Se è interessato mi contatti console.m@tiscali.it
          Grazie

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        2. con 96 LED e una buona dissipazione, buona ottica, buon alimentatore magari anche un controllo (perchè altrimenti il LED non poi tanti vantaggi..) rimanere “vicini” a 300€ sarà una bella sfida….

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        3. Beh…questo è fantastico: in poco meno di mezza giornata abbiamo un commento che indica l’impossibilità di raggiungere i costi indicati e un altro che invece afferma di poter stare molto al di sotto…
          Quindi chiederei gentilmente a Console e Mirko di indicare (anche sommariamente) le componenti che vorrebbero utilizzare, in modo da capire dove sta il gap di costo.

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          1. 96 led, con lenti, sono da soli superiori a 150€.
            10€ di circuito stampato.
            50€ di alimentatore.
            50€ controllo onde convogliate
            50€ contenitore in alluminio (deve essere anche trattato in qualche modo per poterlo utilizzare all’esterno)
            poi ci sono minuterie per il montaggio,
            interface material,
            attacco per il palo,….
            vetro di protezione,….

            vedo dura stare con 96 LED al di sotto di 300€, ameno di non avere un grosso investimento per realizzare in proprio alimentatore e controllo…..

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            1. Grazie mille.
              E soprattutto precisissimo. Complimenti.
              Credo sia un’ottima base su cui ragionare.
              Volevo inoltre aggiungere nella lista: costo per la progettazione e costo per l’assemblaggio.

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  55. L’elenco delle voci che compongono il costo industriale sono
    1) LEDs
    2) Alimentatore
    3) Case ( completo di protezione in vetro o policarbonato e guarnizioni varie )
    4) Attacco al palo
    5) Circuito stampato LEDs
    6) Altri componenti di assemblaggio ( Pasta adesione termica, silicone ecc. ecc. )
    7) Accessori ( mammuth, cavi siliconici, portafusibile, ecc. )
    8) Ammortamento progetto Case
    9) Ammortamento progetto alimentatore
    10) Ammortamento progetto matrice LEDs
    11) Spese di trasporto ( per tutti i vari componenti )
    12) Assemblaggio
    13) Test qualità
    14) Costi imballaggio
    15) Confezionamento
    16) Costi amministrativi
    17) Costi commerciali
    18) Ammortamento stampi
    Ognuno può metterci le proprie cifre in funzione altri 10.000 parametri ( tipologia produzione, lotti di produzione, località di assemblaggio ecc. )
    Console

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